Connessioni contemporanee
Un dialogo col presente
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Redazione
Bassanonet.it
Pubblicato il 03-05-2025
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Una nuova mostra d’arte contemporanea a tema, allestita all’interno di una chiesa dalla facciata teatrale; San Giovanni, con la sua presenza imponente all’interno del circuito delle piazze cittadine – edificio ancora consacrato, ossia destinato all’uso sacro; un dibattito a cura di figure rappresentanti un gruppo eterogeneo di associazioni e realtà che promuovono cultura, arte e spettacolo nel territorio del Bassanese e oltre: questi gli ingredienti principali del primo di tre incontri organizzati a corredo della collettiva Palindroma, inaugurata lo scorso 24 aprile e realizzata a cura di Dif.Fusione, associazione locale presieduta da Romano Zanon.
L’appuntamento d’esordio, intitolato “CheckArt” ha avuto luogo nella serata di mercoledì 30 aprile e la sua organizzazione è stata curata da Laura Vicenzi, responsabile del nostro canale Cultura.
i protagonisti della serata ospitata nella sede della mostra Palindroma, in San Giovanni
Tra i protagonisti, in ordine alfabetico: GenZe, collettivo giovanile con base a Castelfranco Veneto facente capo a Zephiro Aps, realtà vivace che ha in atto collaborazioni con Operaestate Festival nell’ambito della rassegna dedicata al cinema; Il Bandito Gentiluomo, ovvero Gianfranco Gandolfi, con la sua agenzia di promozione di eventi artistici e culturali racchiusi nella rassegna “Le Notti de Il Bandito”; Uglydogs Aps, realtà ormai storica e seguita sul territorio legata al mondo musicale ma non solo, con il suo portavoce Francesco Nicolli; Veneto Barbaro, giovane associazione culturale nata e operante in particolar modo nella Valbrenta, rappresentata da Federico Piotto; il Vam, ovvero Villa Albrizzi Marini Aps, esito e modello di un processo di rigenerazione urbana che ha fatto di arte e cultura, intesi ad ampio spettro, i suoi motori principali, realtà illustrata dal suo artefice Martiros Gevorgyan.
A presentare, stimolare il dialogo e contribuire al dibattito è stato Mattia Pontarollo, negli ultimi anni impegnato nelle attività di Ailuros, compagnia teatrale che produce progetti immersivi, in passato membro di Palomar, associazione culturale a cui la città deve iniziative come il Piccolo Festival della Letteratura, che per dieci anni fino al 2014 ha raccolto voci tra le più originali della narrativa italiana contemporanea.
Un’occasione inedita, quella offerta alla cittadinanza e alle istituzioni di poter assistere e partecipare attivamente a un momento di confronto mirato, in cui alcuni tra i principali attori e animatori di cultura, arte e spettacolo che operano nell’ambito associativo e limitrofi nella Pedemontana, tutti con una loro particolare e diversa dimensione costitutiva, hanno fatto il punto sullo stato dell’arte e illustrato quale sia la dimensione in cui si muove attualmente chi ha passione e volontà di fare e produrre cultura sul territorio – l’ambito quello del qui e ora, con lo sguardo sempre proteso al futuro.
Un “CheckArt” quindi, nelle finalità degli organizzatori, attivante azioni che vanno dalla conoscenza reciproca al confronto, dalla condivisione di buone pratiche all’analisi di criticità e problematiche comuni. L’ottica è quella della promozione del fare rete; nel contempo, di riconoscere la necessità di avviare abilità e competenze di concertazione – termine che marca una differenza sostanziale con la pratica più spesso in uso della “contrattazione”, come ha spiegato Gevorgyan.
Nel corso del dibattito, numerose sono state le occasioni in cui sono ricorse parole fondanti che sono in tutta evidenza riferimenti comuni (passione, ricerca della bellezza, visione, amore per la propria terra), ma non sono mancati, come giusto che fosse, passaggi legati strettamente al campo economico: la ricerca di finanziamenti nel pubblico e nel privato necessaria per portare avanti le attività programmate è un aspetto di dispendio di energie importante, sottolineato anche il regime di volontariato di tanta parte del lavoro svolto dalle associazioni, ancor più per chi si muova in questi settori a titolo personale (tradotto: ci metta del suo).
Tra gli altri aspetti toccati nel corso della conversazione, è stato riconosciuto che un ruolo importante, lo è sempre più in quest’era “social”, ce l’ha la comunicazione, associata a una divulgazione efficace degli eventi. Altrettanto vero è che contrapporre un evento culturale di qualità alle vasche da barfly non sia la questione più importante, lo sta diventando sempre più invece contrapporlo alla vetrina di pacchianerie rivendute a caro prezzo come oggettistica di qualità di tanti appuntamenti anche molto partecipati da parte del pubblico perché battuti con la grancassa, ma di fatto capaci solo di generare puro intrattenimento e alla fine disaffezione, anche in chi, magari giovane, magari aperto e curioso, fosse stato disposto a lasciarsi stupire, all’incontro con qualcosa di nuovo, di modificante, di straniante – la peculiarità dei linguaggi espressivi che chiamiamo Arte.
Tanta parte dei mondi dell’editoria, della musica, del teatro, battono queste strade facili del disimpegno da tempo, invitando a sostare nel nostro “tempo libero” in comfort zone allestite da altri. Mentre rendere accattivante, appetibile, una proposta culturale è anche spendersi per far capire, muovendo da una consapevolezza prima di tutto personale, che c’è potenza nell’arte e nella cultura, intese in un’accezione che non tema la contaminazione con altri linguaggi visti come di compartimento, in particolare con quello dell’imprenditoria e del mondo del lavoro, per esempio.
Numerosi gli artisti e gli addetti ai lavori che hanno assistito al dibattito in San Giovanni, oltre ai fruitori abituali delle iniziative. Forte attorno la presenza del sacro, fortissima quella del “sacro fuoco” negli operatori intervenuti, meno quella della “piazza” affacciata oltre il portale – ormai le nostre piazze più che a quello dell’agorà sono rispondenti al richiamo di consumatori di prodotti preconfezionati.
Il prossimo “Mercoledì di Palindroma” è in programma la sera del 14 maggio, annunciato un reading a cura di Alberto Borriero dedicato a un mitico concerto dei Nirvana tenuto nel 1991 sul palco del Teatro Verdi di Muggia, spazio-luogo che visse il passaggio da meteora della Storia musicale: Kurt Cobain e la sua band suonarono in un teatro stracolmo dove la maggior parte degli spettatori era giunta da oltre confine, “pochi i triestini”, narrano le cronache. E poco è cambiato.