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Quando una serie è più efficace della realtà
Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
Il gioco di specchi dell'arte: tra pedoni bianchi e regine nere
Dall’1 al 10 settembre, Marostica accende i riflettori sull'arte grazie a un progetto di Fondazione Bonotto e Archivio Luciano Caruso, con Argot Produzioni
Pubblicato il 17-08-2023
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A Marostica, all’interno del vasto programma di iniziative che celebrano il Centenario della Partita a Scacchi a personaggi viventi, Fondazione Bonotto e Archivio Luciano Caruso, in collaborazione con Argot Produzioni e con il sostegno di Città di Marostica e Fondazione Banca Popolare di Marostica Volksbank, dall’1 al 10 settembre offriranno a visitatori e pubblico un inedito progetto artistico che andrà a dialogare con gli spazi cittadini. La finalità ultima delle iniziative programmate è quella portare attraverso le arti all’attenzione della comunità temi importanti e urgenti, quali l’alterità, la differenza di genere e di razza, il desiderio mimetico e l’identificazione massificante, la percezione consapevole della diversità.
Il progetto, i cui curatori sono Ugo Locatelli, Maurizio Panici, Patrizio Peterlini e Sonia Puccetti Caruso, propone una mostra documentale dedicata all’opera degli artisti Luciano Caruso e Ugo Locatelli alla Torre del Rivellino, uno spettacolo teatrale con installazione sonora e visiva alla Chiesetta San Marco e un percorso di Street Art.
L’iniziativa celebra anche i dieci anni di Fondazione Bonotto, recentemente festeggiati a Venezia, ente nato per valorizzare la Collezione Bonotto dedicata al movimento Fluxus e alla Poesia Concreta, Visiva e Sonora, e insieme dell’associazione Archivio Luciano Caruso (www.archiviolucianocaruso.org) di cui Luigi Bonotto è tra i fondatori, che si propone di far conoscere la figura e l’opera dell’intellettuale e artista partenopeo, che dal 1976 visse e operò a Firenze.

elaborazione grafica dell'artista Sergio Zandonella Golin, con protagonista l'opera in mostra
La ricerca sui linguaggi visivi di Caruso, ampia, profonda e multiforme, si basò sulla capacità del linguaggio fotografico di sottrarre segni del "reale" a sguardi superficiali e uniformi. Le prime esperienze di ripresa e di stampa in camera oscura approfondirono la possibilità di "scrivere con la luce" e di considerare l'immagine come un sistema aperto, un dialogo tra idee non conformiste. Dal 1965 una serie di mostre, eventi e riflessioni estesero il lavoro di Caruso, nutrito da esploratori del pensiero, dello sguardo e della capacità di meravigliarsi che vanno da Goethe a Platone, da Laurence Sterne a Ipazia d’Alessandria — un lungo elenco di intellettuali, artisti e pensatori che creano una geografia mentale di quelle guidate dall’umanesimo, le cui direttrici seguono una grande sete di conoscenza senza filtro.
Un nutrito carteggio rappresenta la parte più consistente e omogenea dei materiali documentari che costituiscono l’Archivio Caruso, nel quale il lavoro di schedatura è ancora in corso. Al suo interno figurano citate diverse lettere ricevute da Ugo Locatelli — i due artisti non si incontrarono mai di persona.
Locatelli, nato a Bruxelles nel 1940, laureato in architettura, vive e lavora a Piacenza. La sua opera è orientata dalla riflessione sulla filosofia estetica e sull'interazione fra i saperi nel mondo contemporaneo, verso un'ecologia del pensiero e dello sguardo. Anche nel suo sito (www.ugolocatelli.it) dove è possibile consultare un bellissimo catalogo ragionato edito di recente da L'Arengario Studio Bibliografico nel quale per schede sono raccolte opere e scritti, tra questi la storia del pedone bianco (innamorato) si possono ammirare i due ideogrammi, l’Homo Pedone e l’Homo Fulminatus, che traducono nella loro semplicità figurativa un’essenza ardita: un distillato degli studi sull’esistenza e il pensiero umano intrapresi fin dalla giovinezza negli anni Sessanta, e mappa “geografica” comune con il poeta Caruso.
A Marostica, coniugata agli scacchi come metafora delle partite della vita, sarà riattivata una storica azione poetica nata da un testo scritto negli anni Sessanta di Luciano Caruso successivamente combinato con un testo visivo di Ugo Locatelli, che porta il titolo: Storia di un pedone bianco (innamorato) di una regina nera. Caruso frammentò l’opera in tante pagine trasformandola in libro d’artista e nel 2015 ne fu ricavata una ristampa a rotolo. Presentata al pubblico in forma teatrale solo in due occasioni, nel 1968 a Napoli e nel 1978 a Firenze, la drammaturgia che sarà messa in scena con la regia di Maurizio Panici alla Chiesetta San Marco l’1 settembre (alle ore 20.30), con protagonista l’attore Roberto Ciufoli, narra la storia dell’amore impossibile, e meno fiabesco di quanto si possa pensare (del resto “innamorato” è scritto tra parentesi) tra un pedone bianco dalla pelle a specchio e una regina nera. La scenografia-installazione, con elaborazioni digitali delle immagini di Locatelli, sonorizzazione del testo e una scultura di Arnaldo Pomodoro, sarà visibile fino al 10 settembre (orario di apertura 16-18, a ingresso libero).
Gli spazi della Torre del Rivellino, con parte del giardino delle Biblioteca civica, ospiteranno la mostra dedicata a Caruso e Locatelli, con ampia attenzione alla collaborazione tra i due artisti iniziata nel 1968. Oltre a documenti e opere provenienti dalla Collezione Bonotto e dall’Archivio Luciano Caruso, sarà ammirabile una nuova versione in grandi dimensioni (30x600 cm, su tessuto) del rotolo che rappresenta la storia del pedone bianco. L’inaugurazione è in programma venerdì 1 settembre, alle ore 18 (apertura per la visita dal 2 al 10 settembre).
Infine, la città murata diventerà teatro di un percorso di Street Art, con interventi site specific sviluppati dallo stesso Locatelli — che crea opere/azioni rientranti nell’arte di strada dal 1965 — elementi che contribuiranno a collegare in una sorta di tessuto narrativo i principali luoghi coinvolti dalla manifestazione. Il percorso sarà costruito da pannelli auto-portanti e interventi stencil sul manto stradale.
Per dettagli e informazioni: www.fondazionebonotto.org/.
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