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Rinascimento in bianco e nero

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Rinascimento in bianco e nero

Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Teatro

Sotto il cielo di un Arlecchino

Penultimo appuntamento de LA stagione teatrale bassanese al Remondini con la Compagnia vicentina Stivalaccio

Pubblicato il 21-03-2023
Visto 3.751 volte

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Rinascimento in bianco e nero

Il penultimo appuntamento de LA stagione teatrale bassanese ha portato al Remondini un gradito ritorno, con la Compagnia Stivalaccio Teatro a presentare la sua rilettura di Il muto per spavento. Lo spettacolo affonda lunghe radici nella Commedia dell’Arte ed è stato realizzato dal gruppo vicentino in co-produzione con il Teatro Stabile del Veneto, il Teatro Stabile di Bolzano e il Teatro Stabile di Verona, con il sostegno della Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza e della Fondazione Teatro Civico di Schio.
Sul palcoscenico, delle scenografie dall’aspetto murale grigie e funzionali che sottostanno a un cielo da aurora boreale, a cura di Roberto Maria Macchi e Matteo Pozzobon, hanno ospitato l’adattamento firmato Stivalaccio del canovaccio settecentesco di Luigi Riccoboni, un testo che narra con comicità le vicende di coppie di innamorati contrastati da famiglie e circostanze ambientato qui tra Milano e Venezia, con un tocco parigino dato dalla pronuncia dell’attrice Marie Coutance, che interpreta Flamminia.
I bei costumi creati da Licia Lucchese appaiono di foggia ottocentesca, a sottolineare la natura romantica della trama principale. La figlia di Pantalone (Stefano Rota, poi anche Bargello con gli s-birri), promessa sposa di tal giovane imbranato e amante dei sanpietrini Mario Lanternani/Michele Mori, a sua volta figlio di un’esuberante Stramonia (Anna De Franceschi) è perdutamente innamorata in realtà di Lelio, in origine il capocomico — nelle sue vesti prestanti Matteo Cremon. Di Mario è innamorata invece un’intraprendente Silvia resa un po’amazzone da Maria Luisa Zaltron, e fin qui siamo sempre a sbirciare tra le quinte dei piani alti, socialmente parlando; più in basso, negli scantinati della scala sociale, ci sono la servetta Violetta (Sara Allevi), il trafficone legato al denaro Trappola (Pierdomenico Simone, poi interpreterà anche il locandiere) e il grande protagonista della commedia, ovvero un Arlecchino in costume pezzato non più furioso ma finto muto un po’ davvero per spavento: è stato minacciato di decapitazione perché non riesce a tenere a freno la sua proverbiale linguaccia, propenso com’è a svelare piani e mascheramenti. Muto non è mai in realtà, si esprime a sonori "bubu" e con movenze che lo fanno sembrare a tratti la Linea di Cavandoli.

Arlecchino muto per spavento di Stivalaccio Teatro (foto Serena Pea)

L’Arlecchino bergamasco che parla il Veneziano e che finirà accoppiato con Violetta è stato interpretato magistralmente da Marco Zoppello, che ha firmato anche l’ottima regia della commedia. A indossare sul volto la maschera con lui c’erano Pantalone e Stramonia, entrambi benestanti ma che tradiscono coi loro motti e modi di dire una provenienza del tutto popolare che fa simpatia; oltre a loro Trappola, che incarna il commerciante astuto che conosce bene le scorciatoie e le astuzie del linguaggio, con la sua musicale parlata del Sud, e poi altri personaggi saliti via via dalla platea che andavano a interagire per il divertimento del pubblico con le figure sul palco. Anche i caratteri in scena in più punti hanno interrotto lo spettacolo e abbattendo la quarta parete, come da tradizione, si sono rivolti direttamente agli spettatori, tra frizzi e lazzi in equilibrio tra improvvisazione e drammaturgia che hanno scatenato risa e tanti applausi.
Le vicende a intreccio della commedia si sono snodate con dinamicità e sono state orchestrate con cura suddivise in due atti nell’arco di due ore e mezza, slalomeggiando tra battute e dialoghi divertenti che non hanno mai perso per via ritmo e tensione inframezzati da musiche, canti, duelli da cappa e spada, siparietti che alla comicità di stampo tradizionale e antico hanno innestato gesti e battute di gusto contemporaneo, anche in stile Zelig. Come vuole tanta Commedia dell’Arte, detta anche degli Zanni, sono le persone del popolo, i cosiddetti “servi” a dirigere i giochi, e alla fine l’amore vince sempre. Vincenti sono pure progetto e spettacolo di Stivalaccio Teatro, che ha presentato sul palco un gruppo di attori affiatato, versatile, dinamico e pieno di energia — potenti e chiare le voci degli attori in scena.
La Compagnia vicentina, nata nel 2007, si dimostra sempre molto vitale e intraprendente, ed è stata una delle più attive anche sulle piattaforme e online nel periodo della pandemia, riuscendo a portare al pubblico gli spettacoli realizzati con il Teatro Stabile del Veneto. Il loro lavoro di recupero e di valorizzazione della grande tradizione teatrale e in particolare della Commedia dell’Arte, con l’obiettivo dichiarato di voler fare del “teatro d’arte per tutti”, ha meritato e continua a meritare molti apprezzamenti —Arlecchino muto per spavento, con approfondimenti, foto e note di regia sullo spettacolo è anche oggetto di una pubblicazione edita dalla Regione Veneto presente a fine serata all'uscita e in vendita nel sito di Stivalaccio.
Applausi scroscianti, dal pubblico bassanese.

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