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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

RedazioneRedazione
Bassanonet.it

Musica

Bassan, mia dolse

Stefano Artuso, giovane cantautore bassanese, scrive una serenata sulle note di una romantica Bassano.

Pubblicato il 09-03-2022
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Brassaï. L’occhio di Parigi

“Bassan, mia dolse Bassan. Masa poche canson i te gà dedicà”. In effetti sono troppo poche le canzoni dedicate ad una città come Bassano del Grappa, dove la Brenta bagna le rive e il Ponte di legno collega strade e cuori. Stefano Artuso conosce bene l’amore che scorre tra i san pietrini delle vie e questo suo sentimento è fortemente intessuto tra le parole della sua ultima canzone intitolata “Bassan, mia dolse”.
Il giovane bassanese, già conosciuto come uno dei due fondatori di “Ponteveciogram”, pagina Instagram goliardica che guarda con ironia a luoghi e personaggi della cittadina, ora mostra il suo lato più romantico. In questa serenata, infatti, si legge l’emozione nel vivere un centro storico tra le mani della donna che si vuole avere al proprio fianco, passeggiando con il vento bassanese che punge le guance e il rumore dell’acqua che scorre sotto il ponte.
“Si tratta di un’idea nata a dicembre 2020 e la sua produzione doveva avvenire già nella primavera seguente, ma ho voluto avere pazienza, perché unire il sentimento con la lingua non è stato facile”. Infatti la canzone ha un’altra peculiarità, una di quelle che non ci si aspetterebbe da un giovane cantautore come Stefano: è scritta in dialetto veneto.

Stefano Artuso

“Credo sia importante che la tradizione venga portata avanti e, perché questo avvenga, sicuramente la lingua è una delle parti essenziali del processo. Spesso, infatti, il dialetto viene confinato in un recinto che isola un certo ambiente, ma credo sia importante che venga portato avanti per mettere in mostra il nostro passato con orgoglio”. Proprio su questa stessa linea si staglia anche una volontà profonda di Stefano, quella che la sua canzone rimanga nei cuori della gente, “vorrei entrare in un’osteria tra una decina d’anni e sentirla cantare dai ragazzi in festa, un segno che mi darebbe la certezza di aver fatto le radici nella cultura popolare”.
Una preghiera a Bassano, un inno alla città di “non far la stupida”, ma anche una speranza di valorizzare un territorio che lascia sempre con il fiato sospeso.

youtu.be/7DmTGFpX7MQ

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