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Milan l’è un gran Milan

Personale dell'artista Sergio Padovani, punta di diamante della collezione Bassanese “The Bank Contemporary Art Collection”, alla Fondazione Stelline di Milano. La mostra è nel palinsesto della Milano Art Week

Pubblicato il 14-09-2021
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La prestigiosa Fondazione Stelline, storica istituzione milanese che promuove iniziative culturali di rilievo nazionale ed internazionale, da sempre particolarmente attenta agli artisti capaci di esprimere novità e originalità, apre i suoi spazi espositivi alla personale di Sergio Padovani “I folli abitano il sacro”, a cura di Pierluigi Panza.
La mostra si terrà dal 15 settembre al 24 ottobre con inaugurazione aperta al pubblico il 14 settembre a partire dalle 20.00. L’esposizione rientra tra gli appuntamenti della Milano Art Week 2021 durante Miart, la settimana che la città dedica all’arte moderna e contemporanea con un denso programma di eventi che attrae un pubblico europeo e internazionale.
Sergio Padovani, un autore geniale e visionario, è presente con un ragguardevole corpus di opere nella collezione privata “The Bank Contemporary Art Collection” che ha sede a Bassano del Grappa, in via Orazio Marinali. Preciso scopo della collezione bassanese, focalizzata sull’evoluzione del figurativo italiano, è offrire all’arte opportunità concrete nel presente, proiettando lo sguardo all’orizzonte del futuro. Occasione propizia, dunque, l’importante personale a Milano organizzata dalla Fondazione Stelline, in collaborazione con The Bank Contemporary Art Collection, che vedrà esposte ventisei opere del Padovani in un percorso narrativo centrato sui colori del sacro: dal nero al rosso, fino all’oro.

Particolare dell’opera di Sergio Padovani ‘La deposizione nera’ - Olio, bitume, resina su tela

“Quello di Sergio Padovani è un percorso artistico unico - sottolinea PierCarla Delpiano, Presidente della Fondazione Stelline -, che travalica i confini di una disciplina per approdare a un’altra. Un’esperienza straordinaria, che fa di lui un testimone davvero originale della contemporaneità”.
L’autore, infatti, per diversi anni è stato musicista nella sperimentazione e nella ricerca, fino al 2006 quando la musica ha subito un inarrestabile processo lasciando spazio per l’esplorazione della pittura affrontata da autodidatta con esiti sorprendenti. Padovani si muove tra echi fiamminghi e materiali contemporanei, come le resine e il bitume, le sue opere sono un ponte tra la pittura classica medievale e l’uomo del nostro tempo. Definito da Pierluigi Panza un “disvelatore” che, per aprire nuovi universi, usa chiavistelli che riemergono da un passato religioso, alchemico, un po’ fiammingo e un po’ bizantino, l’artista traghetta nella contemporaneità quelle visioni primigenie che stanno all’uomo fin dall’origine del mondo.
Il tema caro a Padovani è il sacro inteso come luogo abitato da due spinte opposte: quella ascensionale che spinge verso il divino e l’opposta verso il basso, verso i luoghi del sacrificio e del maledetto.
L’autore, che vive e lavora a Modena, nel 2011 è stato selezionato per la 54° Biennale di Venezia, Padiglione Italia, sezione regionale Torino e nel 2016 per la Biennale del Disegno di Rimini. Nel corso del suo percorso artistico ha vinto il Premio Arte Laguna, il Premio Wannabee e il Premio Yicca. È stato finalista del Premio Celeste, del Premio Combat, del Premio Arte, del Premio Vasto (CH) e del World Wide Kitsch International Competition.
Lascia pure che il mondo dica, ma diverse opere di questo autore, applaudito dalla critica come voce forte del nuovo figurativo italiano, sono solo in trasferta. Da Bassano a Milano. Dopotutto Milan l’è un gran Milan.

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