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Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
Primo piano
Soggetti a smarrimento
La stagione del Ridotto al Teatro Comunale di Vicenza ha preso inizio ieri, mercoledì 20 novembre, con il nuovo spettacolo firmato da Lucia Calamaro con Lucia Mascino, intervistata per Bassanonet
Pubblicato il 21-11-2019
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La stagione del Ridotto al Teatro Comunale di Vicenza ha preso inizio nella serata di ieri, mercoledì 20 novembre, con uno spettacolo al suo debutto in tournée.
Introdotto per “Incontro a teatro” dal giornalista bassanese Lorenzo Parolin, un rappresentante della vita culturale cittadina — «non avete Lucia, ma avete Renzo», ha scherzato con il pubblico presente all’appuntamento — Smarrimento, una produzione Marche Teatro, ha scelto Vicenza per il suo esordio dopo l’anteprima al Teatro Sperimentale di Ancona, città natale dell’attrice protagonista.
Il nuovo lavoro scritto e diretto da Lucia Calamaro ha messo in scena il prodotto di due talenti: il suo, acclamato, per la scrittura e la drammaturgia, e quello dell’altra Lucia (Mascino), attrice versatile e premiata attiva in vari settori nel panorama teatrale e televisivo nazionale — a gennaio inizierà la nuova serie de “I delitti del BarLume” e poi la vedremo al cinema, in “Odio l’estate”, il nuovo film di Aldo, Giovanni e Giacomo.

Lucia Mascino in Smarrimento (ph. Giulia Di Vitantonio)
Lo “smarrimento” di cui parlano il testo e la protagonista nel suo monologo che ha in realtà un interlocutore, il pubblico, è quello dell’artista che a un certo momento non riesce più a dare vita alle sue creazioni, in questo caso una scrittrice affermata alle prese con un blocco operativo più che creativo importante, che fatica a far uscire dai circuiti della mente i personaggi che la affollano per farli entrare nella pagina del nuovo libro. Intorno, sente la pressione dell’editore, lo sferragliare a vuoto dei meccanismi delle vendite; dentro sente l’urgenza dei personaggi di prendere vita, di essere detti; in mezzo c’è lei, che si guarda muoversi come un felino in gabbia nel salotto di casa riprodotto in scena, con indosso una sorta di pigiama palazzo, tutto bianco-pagina. La giovane donna vaga e divaga, diventa a tratti Anna, e poi Paolo, e in qualche modo anche la piccola Margherita, un cuscino assetato di carezze (i personaggi del non-libro). Il trio è in cerca d’autore tanto quanto la scrittrice, che si rivolge a loro e poi di rimando al pubblico.
Nessuna quarta parete, la figura che si muove ansiosa sul palco genera subito simpatia, a tratti sembra una versione fashion di Fracchia, tutta tesa com’è a scusarsi di ogni cosa, e il pubblico diventa interlocutore dialogante e pensa: è una di noi. I personaggi in crisi, la messa in scena della crisi per statuto non si disgiungono dai meccanismi della valutazione, ma tutto quel dilagare e andare alla deriva della parola e dell’identità improntato al sorriso piace in quanto riconosciuto, umanizzante, non genera l’inquietudine che dovrebbe: uno smarrimento in linguaggio social.
Denso e sapiente il copione, come lo sono sempre i testi di Lucia Calamaro, con impresso anche l’elogio degli inizi e del cominciare, in quanto momenti della crisi ma anche della possibile nascita della poesia. Molto brava Lucia Mascino, che ha portato in scena il suo primo monologo, cinquanta minuti intensi e sentiti, indossati a pennello.
«Questo è il frutto di tre anni di lavoro» dichiara l’attrice «un progetto che ha attraversato diverse fasi, tra queste la rappresentazione della storia di una celebre poetessa uruguaiana, Idea Vilariño, che ho interpretato nel precedente spettacolo scritto da Lucia Calamaro», fino all’arrivo a guardare, anche occhi negli occhi con l’autrice, al momento dell’inizio che vive lo scrittore, alla natalità sempre piena di sorprese dell’opera d’arte. «Anna è il personaggio che a un certo punto appare, che d’un tratto c’è» conferma l’attrice, a sottolinearne l’esistenza sul palco Mascino la interpreta altera e altra, “tutta dritta” con la sigaretta sempre alle labbra.
Spettacolo con e per Lucia Mascino, si sottolinea nei comunicati per il pubblico: quel “per” che sembra una dedica la dice lunga sul rapporto di interazione privilegiato nel costruire lo spettacolo che contraddistingue tanti lavori di Lucia Calamaro.
Applausi dal pubblico del teatro.
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