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Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Primo piano

Teatro

La bellezza della pace

È andato in scena ieri sera, 8 agosto, al Teatro Remondini Il canto della caduta, di Marta Cuscunà

Pubblicato il 09-08-2019
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È andato in scena ieri sera, 8 agosto, al Teatro Remondini Il canto della caduta, di Marta Cuscunà.
Sul palco, ad attendere l’artista friulana, un’impalcatura metallica evocativa di vette e abissi dei Monti Pallidi sormontata da quattro inquietanti corvi meccanici; sotto a questi, uno schermo video sempre acceso e vitale e due personaggi-pupazzi dall’aspetto mite e impaurito, un po’ hikikomori, ispirati alle opere di street art di Herakut, a interpretare i superstiti del prestigioso popolo dei Fanes decaduto e sterminato, i due riparati nei cunicoli di una miniera.
Il racconto è affidato a loro, prima i corvi e di seguito i piccoli Fanes — a tutti dà voce e vita Marta Cuscunà; e poi allo schermo che si anima e scrive e diventa esso per primo narratore, ricordando in frasi colorate e spesso cariche di drammaticità l’evolversi dell’antica leggenda di Dolasilla. La principessa costretta a diventare guerriera dal re-padre, un uomo assetato di potere ora impietrito nel “Falza Rego”, e a causa dell’abdicazione della regina-madre, è figlia di un'età dell'oro in cui esseri umani e natura avevano un rapporto di alleanza che permetteva di vivere in pace, e la guida del popolo era compito femminile.

Marta Cuscunà in Il canto della caduta (fonte www.martacuscunà.it)

L’epopea è evocata in scena da animali, personaggi fantastici bambini e mezzi tecnologici, tutti strumenti che estromettono l’umano. I corvi sono animati da un sistema articolato di leve a cavo attraverso dei joystick meccanici manovrati dalle mani dell’attrice — progettazione elettronica e realizzazione animatronica sono state a cura di Paola Villani; nel buio, Cuscunà scende silenziosa sotto la montagna a far parlare i “pupi” terrorizzati dei piccoli Fanes: una prova impegnativa per corpo e voce da parte di questa maestra del teatro di figura e di parola contemporaneo, che dimostra di aver fatto suoi molti preziosi insegnamenti dei capolavori del teatro antico.
La commistione di linguaggi, a sottolineare l'ampio raggio di ricerca che circonda il lavoro, è funzionale al messaggio importante, immortale, espresso dall'opera, che parla fuori da ogni retorica della bellezza della pace.
Applausi calorosi, dal pubblico di Operaestate.

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