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Rinascimento in bianco e nero

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Rinascimento in bianco e nero

Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Incontri

Ricette per il futuro

L’incontro preserale della seconda giornata di Resistere ha portato sul palco del Castello degli Ezzelini le ricette per il futuro di Oscar Farinetti

Pubblicato il 17-06-2017
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Rinascimento in bianco e nero

Il tema dell’incontro preserale della seconda giornata di Resistere, la rassegna culturale organizzata dalla libreria Palazzo Roberti, è stato: “Ricordiamoci il futuro".
Protagonista dell’incontro era Oscar Farinetti, creatore di Eataly, che conversando con l’economista Francesco Daveri ha presentato il suo nuovo libro. Il volume, edito da Feltrinelli, porta lo stesso titolo curioso. Tra le pagine, l’imprenditore ha ripercorso la storia dell’agricoltura, della pesca, dell’alimentazione, dagli albori della civiltà umana ai giorni nostri affidandone il racconto a personaggi-guida, fra gli altri Noè, Tonino Guerra, Plinio il Vecchio − ci sono anche Hemingway e un’acciuga “filosofa”. A fare da filo conduttore, una storia d’amore tra due che appartengono a generazioni lontane secoli una dall’altra, che discutono tra di loro raccontando nel contempo il proprio momento storico. L’intento è quello di narrare per tappe alcuni momenti-chiave dell’evoluzione umana e di spiegare per concatenazioni di cause ed effetti la situazione a cui siamo arrivati, al fine di invitare a immaginare un rapporto nuovo tra uomo e natura e a scegliere di prendere parte attivamente alla sfida del miglioramento.
Qual è la ricetta del successo di Eataly? La qualità dei prodotti della nostro territorio, l'eccellenza della cucina delle nonne italiane e la sua replicabilità, risponde Farinetti, che torna spesso, numeri alla mano, a sottolineare il valore dell’enorme patrimonio di ricchezza in termini di biodiversità del territorio italiano, su cui si deve puntare maggiormente già da oggi.

Oscar Farinetti e Francesco Daveri sul palco di Resistere

La questione dei suoi prezzi non del tutto popolari? L’imprenditore snocciola cifre su cifre a testimoniare che quella per l’alimentazione non è certo una delle uscite primarie per il bilancio famigliare; il cibo è l’unica cosa che introduciamo nel nostro corpo: meriterebbe più rispetto e più investimento anche in termini di ricerca della qualità.
La narrazione è importante, sempre, e la necessità di una narrazione tesa a valorizzare gli alimenti, le loro caratteristiche e la loro storia è una scoperta recente: Farinetti ne fa una sua bandiera, e cita come modello di narrazione efficace e di cura adeguata alla divulgazione del prodotto anche il marchio dell’asparago di Bassano.
A proposito di rete e di comunicazione, sottolinea però la negatività, nei nostri anni, dell’accentramento in mano a pochi del potere che agisce anche sui meccanismi delle relazioni e del consumo riguardanti tanti aspetti della nostra vita.
Nel corso dell’appuntamento, Farinetti è tornato spesso sui grandi temi che gli stanno più a cuore, tra questi sul tema della fiducia che dovrebbe guidare ogni attività collettiva. Ha affermato (e fa pensare a quanto afferma Slavoj Žižek) «la tesi di base è che dei tre tempi della vita, passato, presente e futuro, quello su cui possiamo incidere di più con le nostre decisioni è il futuro», e nel suo futuro si “ricorda” di dare spazio a idee d’impresa che siano realizzazione di progetti ambiziosi.
Un nuovo progetto è la creazione di un mercato Fico (Fabbrica Italiana Contadina) a Bologna: «un luogo dove si celebri la biodiversità italiana: l’Italia è una penisola baciata dai venti e immersa in un mare buono, lunga e stretta tanto da avere per ogni prodotto cento varianti, tutte che si vantano di primogenitura». L’altro progetto su cui Farinetti sta lavorando è Greenpea, il cui simbolo sarà un pisello verde, che promuove l’abitare, il vestirsi e il muoversi in modo responsabile, «perché la vera sfida è salvare la Terra, e il cambiamento da promuovere è il passaggio dall’ottica del “dovere” a quella del piacere di farlo», che impegnarsi per migliorare il mondo in cui viviamo diventi “fico”, insomma.

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