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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Salute

Quel dolore sotto il piede

La fascite plantare: che cos'è e come si cura. Parla il dr. Andrea Postorino, specialista per l'Ortopedia di Piede e Caviglia dello staff di Magalini Medica

Pubblicato il 12-10-2012
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Il loro nome, come per molte altre patologie, è un po' lungo e complicato: “Tendinopatie inserzionali del retropiede”.
Si tratta di infiammazioni che interessano appunto la parte posteriore del piede, nella zona di “inserzione” dei tendini col calcagno.
Buona parte di queste patologie, che vengono riscontrate di frequente negli ambulatori dedicati alla chirurgia del piede e della caviglia, spesso non rispondono positivamente alle terapie tradizionali.

Il dr. Andrea Postorino, specialista di riferimento per le patologie di piede e caviglia presso Magalini Medica a Bassano

L'utilizzo di terapie fisiche avanzate consente invece di migliorare il processo infiammatorio acuto alla base del dolore avvertito dal paziente, e tale approccio può essere efficacemente integrato da un adeguato programma di riabilitazione.
E' il caso della fascite plantare: patologia del piede molto diffusa anche come malattia professionale.
Ne parliamo con il dr. Andrea Postorino, specialista in Ortopedia e Traumatologia, aiuto dell'Unità Operativa di Chirurgia del Piede del Policlinico di Abano Terme diretta dal prof. Antonio Volpe e specialista di riferimento per l'Ortopedia del Piede e della Caviglia del Centro Specialistico e Riabilitativo Magalini Medica di Bassano del Grappa.

Dottor Postorino, che cos'è esattamente la fascite plantare?
“La fascite plantare è un'infiammazione della fascia plantare, struttura elastica che va sottesa dal margine inferiore del calcagno fino all'avampiede. Non prende rapporti con le strutture tendinee ma a seconda della morfologia del piede (in particolare nel piede cavo o nel piede piatto) può essere messa in forte sollecitazione. La fascite plantare è una patologia molto comune, in particolare in soggetti che utilizzano calzature antinfortunistiche. Se la scarpa è molto rigida, infatti, non riesce a compensare tutti i meccanismi di appoggio del piede, creando una grossa sollecitazione della fascia plantare.”

I sintomi della patologia?
“Vengono normalmente lamentati dolori, anche con scarpe basse, alla mattina dopo i primi passi, dopo una situazione di seduta prolungata e alla sera. Sono situazioni “a freddo”, nelle quali l'elasticità del piede risulta ridotta.”

Come si cura?
“Le terapie tradizionali non riescono a risolvere questi tipi di problematiche.
Le terapie fisiche avanzate risultano essere invece un giusto compromesso. Il trattamento chirurgico è riservato solo ai casi resistenti a tutti i tipi di terapia conservativa, e comporta un trattamento mini invasivo in cui si va a “detendere” la fascia attraverso una piccola tenotomia (resezione) parziale inserzionale della stessa, asportando nei casi necessari anche il piccolo sperone calcaneare.”

Che cos'è lo sperone calcaneare?
“Lo sperone calcaneare è il quadro tipico radiologico per il quale il paziente si presenta alla visita ortopedica. Si tratta di una sporgenza ossea che è formata dalla calcificazione dell'inserzione della fascia plantare sul calcagno e altro non è che il tentativo da parte della fascia plantare di essere meno sollecitata.”

Ha parlato di “terapie fisiche avanzate” per la cura della fascite plantare. Qual è, in particolare, la terapia più indicata?
“E' certamente indicata la terapia ad onde d'urto. Le onde d'urto lavorano non soltanto per sfiammare la zona inserzionale della fascia plantare, ma creano anche una maggiore “neoangiogenesi” e cioè la formazione di tessuto fasciale di qualità migliore. In questo modo è possibile sfiammare in maniera radicale la fascite plantare.”

Come avviene la fase di recupero, per tornare a camminare normalmente?
“E' necessaria una buona rieducazione al passo, grazie all'aiuto di un fisioterapista dedicato che controllerà il recupero del corretto appoggio del piede e del corretto movimento. La cura prevede quindi un trattamento fisico e riabilitativo, oltre a un supporto ortesico corretto per evitare ricadute, che va prescritto solo dopo il miglioramento del quadro clinico infiammatorio.”

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