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Rinascimento in bianco e nero

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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Il "Tich" nervoso

Smoke on the water

Si infiamma la polemica sull'acqua privatizzata. Ma la novità, compresa la futura privatizzazione di ETRA, era ampiamente annunciata

Pubblicato il 21-11-2009
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Smoke on the water. Fumo sull'acqua. Il fumo è quello delle polemiche, e l'acqua è quella che il parlamento - convertendo in legge il decreto Ronchi - ha appena privatizzato.
Si tratta, comunque la si pensi, di un cambiamento epocale. I soldi delle bollette dell'acqua che scenderà dal nostro rubinetto dal 1 gennaio 2012 andranno in parte, oppure totalmente, nelle casse di società private. Nel nostro paese, in tema di servizi erogati, non è una novità. Ricordate, ad esempio, la privatizzazione dell'Enel o dell'Eni?
Ma l'acqua, nel nostro immaginario collettivo, è tutt'altra cosa. E il sentimento comune di molte persone rifiuta l'idea di trasformare l'acqua, fonte stessa della vita, in un business per abili investitori.

Il dibattito si è appena acceso, ma il bello è che tutti o quasi ce ne siamo accorti quando ormai la frittata era fatta. Eppure la novità era ampiamente annunciata. Anche e soprattutto a Bassano del Grappa.
Nell'ultima campagna per il voto comunale, uno dei candidati sindaco - Nicola Giangregorio della coalizione “La Destra-Movimento Autonomie Veneto-Pensionati” - aveva addirittura puntato il suo messaggio elettorale sull'opposizione civile alla privatizzazione dell'acqua (per rileggere la sua intervista: elezioni.bassanonet.it/scheda.phtml?id=3199). “Ritengo paradossale - diceva Giangregorio lo scorso mese di maggio - che un decreto legislativo abbia stabilito che le reti acquedottistiche rimarranno pubbliche, mentre l'acqua potrà essere data in mano ai privati.”
“E' una cosa scandalosa - affermava ancora il candidato sindaco - e il silenzio dei nostri amministratori nel momento in cui accadono queste cose ci dice tutto.”
Un messaggio, risultati elettorali alla mano, che è rimasto inascoltato. E che oggi si ripropone in tutta la sua clamorosa attualità. A cominciare dalla questione di ETRA: la società multiutility che gestisce il servizio idrico nel territorio - a capitale totalmente pubblico e di proprietà di 75 Comuni delle province di Vicenza, Padova e Treviso - sarà obbligata, a norma di legge, a cedere il 40% delle sue quote ai privati.
Nel frattempo la questione è diventata squisitamente politica.
Manuela Lanzarin, deputato leghista e sindaco di Rosà, nella sua veste di presidente del Consiglio di sorveglianza di ETRA dichiara che “i cambiamenti devono puntare a salvaguardare l'efficienza e la qualità del servizio dove queste siano già presenti, e migliorarle dove non sono ancora stati raggiunti standard adeguati.”
Insomma, un'apertura di credito nei confronti dei prossimi azionisti privati. Affermata da un parlamentare della Lega Nord che non può certo opporsi a una decisione della maggioranza di governo di cui lei stessa fa parte.
Certo che, con questi tempi di magra per i bilanci comunali, la prospettiva di vendere ai privati quote di proprietà di ETRA porterà agli enti locali un bel gruzzolo e sul piano locale, in materia di privatizzazione del servizio idrico, ne vedremo e sentiremo ancora delle belle.
E adesso cosa succederà? Non abbiamo, purtroppo, sfere di cristallo.
Probabilmente, sul piano nazionale, nascerà un forte movimento di opinione contro l'acqua privata e forse si farà anche un referendum per abrogare la legge. Ma non è detto, in questo caso, che il “sì” riesca a vincere. E allora il fumo della protesta si dissolverà, e resterà soltanto l'acqua. Da pagare, in quota-parte, ai privati.
Per chi è contrario a questa prospettiva, è già questo il momento di alzare la voce. Il più grosso errore, con l'acqua ancora in mano pubblica, sarebbe quello di lavarsene le mani.

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