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Rinascimento in bianco e nero

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Rinascimento in bianco e nero

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Il "Tich" nervoso

È la stampa, bellezza!

Pensieri e parole dopo la proposta in commissione del sindaco Pavan di trattare l'argomento Musei Civici in separata sede, senza la presenza dei giornalisti

Pubblicato il 22-01-2020
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Rinascimento in bianco e nero

Oggi faccio uno strappo alla regola. Ma uno strappo di quelli grossi.
Solitamente - fatta eccezione per qualche intervento postato da un personaggio pubblico, politico o amministratore comunale - non prendo mai come spunto dei miei editoriali quello che viene scritto sui social network. Per chi svolge con coerenza la mia professione, normata da precise regole e da un altrettanto preciso codice deontologico, prendere come riferimento di analisi giornalistica lo sfogatoio di Facebook lascia il tempo che trova.
Ma ci sono momenti in cui, rispetto a talune espressioni del libero pensiero sul web, alcune cose vanno dette. Soprattutto se l'argomento di cui all'oggetto riguarda uno dei fondamentali della convivenza democratica. Mi riferisco a un post pubblicato ieri su Fb dal presidente del comitato di quartiere San Vito Ezio Calmonte, a commento del mio articolo “Giro giro tondo” nel quale ho riferito della discussione sulla gestione dei Musei Civici di Bassano alla commissione permanente “Cultura” del consiglio comunale.

Humphrey Bogart nella celebre scena finale del film “L'ultima minaccia” (fonte immagine: YouTube)

Come ho riportato nell'articolo e come è stato verbalizzato in riunione, nel corso della commissione il sindaco Elena Pavan, in evidente difficoltà per le risposte che non riusciva ancora a dare, ha detto ai commissari che già in una precedente riunione non aveva potuto dare risposte sullo stesso argomento perché si era “nella fase di costruzione dell'ipotesi di convenzione con altri enti”. “Le commissioni - ha quindi dichiarato il sindaco - sono aperte al pubblico, ci sono i giornalisti. Il rischio è quello di bruciare una notizia su qualcosa che è ancora in fieri.” Da qui la proposta di incontrarsi di nuovo e di parlarne “privatamente” in separata sede, per “ragionare insieme senza i giornalisti” evitando di “far trapelare notizie al di fuori”. Insomma: un ennesimo “Caffè con il sindaco”, lontano da occhi e da orecchie indiscrete, per rendere presunte informazioni che altrimenti finirebbero negli insaziabili taccuini degli operatori dei media. Fermo restando che in 34 anni di attività giornalistica non ho mai sentito una cosa del genere, neanche dai politici più insofferenti ai rapporti con la stampa, ho comunque voluto interpretare quanto affermato dal nostro primo cittadino come un'infelicissima battuta dettata dalla difficoltà del momento, e niente più.
Ma nella cosiddetta “bolla cognitiva” dei sostenitori social dell'attuale amministrazione comunale, l'idea meravigliosa del sindaco ha fatto centro.
Scrive infatti Calmonte: “Che certa stampa e certa TV cerchi solo il gossip è ben risaputo, soprattutto a Bassano. Spesso l'unica difesa è proprio lasciarli fuori dalla porta, così non potranno inventarsi niente!”. Ed ecco che, con un'interpretazione del genere, la sortita della Pavan si trasforma da infelice battuta a grave precedente. Ovviamente potrei dedicare parte del mio tempo a replicare a Calmonte, con tutte le argomentazioni incontrovertibili in mio possesso, che quello che scrivo non è mai invenzione. Seppure condito dalle mie valutazioni soggettive e in quanto tali democraticamente discutibili, è il resoconto fedele dei fatti che vedo, delle parole che sento e delle carte che leggo.
Prova ne sia la circostanza che né con l'attuale amministrazione comunale, né con quella passata - la quale, per la gioia di Calmonte, è stata costantemente oggetto delle mie critiche, anche pesanti - non mi è mai, e dico mai, arrivata una comunicazione di smentita.
Ma il mio tempo, come il tempo di ciascuno di noi, è prezioso e quindi al presidente Calmonte non replico un bel nulla.
Quello che invece sottolineo è la preoccupante deriva del messaggio che rischia di passare in una determinata corrente di pensiero: la supposizione che si può fare a meno del ruolo della stampa e del controllo della cosa pubblica da parte dei giornalisti.
Lasciamoli fuori dalla porta, anche se l'incontro non è a porte chiuse. Parliamone in privato davanti a un caffè, e non nelle sedi istituzionali, in modo tale da evitare che qualcuno bruci la notizia anzitempo. Evitiamo il più possibile quei rompiballe, salvo poi invitarli quasi tutti i giorni a conferenze stampa in municipio per rendere note le news del Palazzo considerate comunicabili. Davvero strano, questo atteggiamento. Il cittadino ha il diritto di essere informato, nonché di scegliere quale mezzo e quale tipo di informazione più gli aggrada, ma quando si arriva ad alcune questioni cruciali dell'attualità amministrativa, oggetto di pubblica discussione, è meglio che certe cose non vengano apprese da chi, per dovere professionale, deve riferirle ai suoi lettori o telespettatori.
Mi auguro ardentemente che quanto dichiarato ieri in commissione dal sindaco di Bassano del Grappa sia solamente l'uscita estemporanea di un momento di défaillance e non l'embrione di un pericoloso atteggiamento nei confronti dell'Articolo 21 della Costituzione Italiana. Anche perché alle notizie - e a maggior ragione a quelle notizie per le quali sono sgraditi gli elementi di disturbo - chi sa fare con coscienza e con esperienza il mio mestiere ci arriverà sempre e comunque.
Al sindaco Elena Pavan e al suo supporter Ezio Calmonte ricordo infine che il senso di tutto ciò, applicabile anche alla nostra più tranquilla realtà quotidiana, è racchiuso nella famosa scena finale del film “L'ultima minaccia” (titolo originale: Deadline) del 1952, nella quale Ed Hutcheson, direttore di un giornale libero interpretato da Humphrey Bogart, pronuncia al telefono a un potente gangster locale, mentre gli fa ascoltare il rumore delle rotative che stanno stampando un'inchiesta contro i suoi misfatti, la celeberrima battuta:
«È la stampa, bellezza! E tu non puoi farci niente! Niente!».

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