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Dal Vajont al Vanoi

Seduta straordinaria del consiglio regionale a Longarone per commemorare la tragedia del Vajont. Le opposizioni puntano il dito sul progetto della diga del Vanoi: “La Regione ha già individuato alternative. Abbandonare opera contestata da tutti”

Pubblicato il 16-10-2023
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Innanzitutto, il raccoglimento e la memoria.
Il consiglio regionale del Veneto ha commemorato quest’oggi a Longarone la tragedia del Vajont, a pochi giorni dal sessantesimo anniversario di quella immane sciagura, con una seduta straordinaria del consiglio che si è svolta nel municipio della cittadina bellunese.
L’Italia è stata purtroppo interessata nei vari decenni da più tragedie conseguenti ai dissesti idrogeologici, ma quella del Vajont rimane il massimo esempio di una strage provocata dal fattore umano, incapace di fermare la costruzione di quella che allora era la più alta diga del mondo nonostante le instabili condizioni geologiche del monte Toc, franato alle 22:39 del 9 ottobre 1963 sul lago artificiale, causando l’onda gigantesca che ha superato la barriera della diga, abbattendosi sulla sottostante Longarone e causando la morte di 1910 persone.

I consiglieri regionali, assieme al governatore Zaia e al sindaco di Longarone Padrin, al portale d’ingresso del cimitero delle Vittime del Vajont a Fortogna

Prima della seduta consiliare, i consiglieri regionali si sono recati nel cimitero monumentale delle Vittime del Vajont a Fortogna, dove il sindaco di Longarone, Roberto Padrin, ha illustrato innanzitutto il portale d’ingresso dove sono custoditi reperti storici ed esposto un percorso fotografico relativo alla realizzazione del cimitero stesso e alcune opere ispirate alla tragedia, prima del momento commemorativo nel cimitero dove ha preso la parola il governatore del Veneto Luca Zaia.
Al termine della visita i consiglieri si sono trasferiti nel municipio di Longarone dove il presidente Roberto Ciambetti ha introdotto la Risoluzione n. 98 “Il Consiglio Regionale del Veneto ricorda la tragedia del Vajont e promuove la conservazione della memoria collettiva come presidio civico perché non si ripetano mai più simili disastri” posta in votazione con appello nominale.
Voto unanime dei 47 presenti e la seduta si è quindi conclusa con la consegna da parte del presidente Ciambetti al sindaco Padrin di una pergamena in ricordo della giornata commemorativa.
Ma nella stessa giornata dedicata alla memoria di una delle pagine più nefaste del nostro dopoguerra, le opposizioni del consiglio regionale hanno diffuso in intervento che prende di mira il progetto di un’altra diga.
Si tratta della diga del Vanoi, di cui ho già ampiamente scritto nel mio precedente articolo “Noi, Voi, Vanoi”.
Ne ricordo i fondamentali: è il progetto di un nuovo bacino idrico - promosso dalla Regione Veneto assieme al Consorzio di Bonifica Brenta - da realizzare con le acque del torrente Vanoi, che scorre in Trentino, che tocca il Feltrino nel Bellunese e che alla fine confluisce nel Cismon, il quale a sua volta sbocca nel Brenta.
Il progetto prevede la costruzione di una diga di 116 metri di altezza in territorio comunale di Lamon (BL) per la creazione di un invaso quasi totalmente compreso in territorio trentino di 33 milioni di metri cubi d’acqua (ma c’è anche chi dice 35 milioni) tra Lamon e Canal San Bovo, per un costo di 150 milioni di euro sulla cui copertura la Regione Veneto ha fatto richiesta al Ministero.
La prospettiva della diga del Vanoi ha diviso in due le comunità interessate.
Favorevoli i Comuni di pianura - tra cui Bassano del Grappa, con apposito ordine del giorno approvato dal consiglio comunale - per i vantaggi che il nuovo invaso a monte porterebbe al bacino del Brenta quale riserva d’acqua per l’agricoltura a valle nei periodi di magra e di siccità.
Ferma e totale contrarietà al progetto è stata invece espressa dalle Province di Trento e di Belluno e dai Comuni del Trentino e del Bellunese toccati dal corso del Vanoi per la criticità idrogeologica della Val Cortella, dove verrebbe ricavato il nuovo bacino idrico, e per la stessa modalità di un intervento “calato sulla testa della popolazione locale senza confronto con il territorio”.

“È privo di senso investire 150 milioni di euro in una struttura trasversalmente ritenuta dannosa. Abbiamo bisogno di acqua, non di opere dannose per l’ambiente e fonte di rischi per le comunità.”
È quanto dichiarano oggi i consiglieri regionali Cristina Guarda (Europa Verde), Vanessa Camani, Anna Maria Bigon, Chiara Luisetto, Jonatan Montanariello, Andrea Zanoni, Francesca Zanoni, Francesca Zottis (Partito Democratico), Elena Ostanel (Il Veneto che Vogliamo), Arturo Lorenzoni(Portavoce Opposizione) ed Erika Baldin (MoVimento 5 Stelle).
“Abbiamo presentato una nostra mozione - continuano i consiglieri di minoranza - affinché il consiglio regionale prenda posizione alla luce dei NO espressi dalle province di Belluno e Trento e dal Comune di Feltre. Lo scorso febbraio con deliberazione n. 178 la Giunta regionale, ha approvato il documento: ‘Quadro conoscitivo sui bacini in cui invasare la risorsa idrica, ad uso irriguo ed ecosistemico’, indicando alternative valide al contestatissimo progetto della diga sul Vanoi. Ormai da un decennio la nostra Regione conduce sperimentazioni di successo nella realizzazione di un sistema diffuso di azioni di ricarica.”
“Alla luce di questo fatto - continuano le opposizioni - risulta inutile investire quasi 150 milioni di euro per immagazzinare 35 milioni di metri cubi di acqua, quando è possibile ottenere un risultato analogo senza ulteriori colate di cemento e a costi assai inferiori. Inoltre, sulla base dell’insegnamento che l’esperienza della diga sul Vajont ci consegna, non possiamo ignorare l’instabilità della porzione di terreno compreso nella realizzazione del progetto, e lo stacco piuttosto recente di massa di materiale in un’area che andrà a costituire il versante del bacino del Vanoi.”
“Come amministratori siamo chiamati a garantire la salvaguardia dei nostri territori e la sicurezza dei cittadini i quali devono sapere che, per la sola progettazione di questa opera, verrà stanziato quasi un milione di euro - aggiungono -. Soprattutto dopo la sonora bocciatura dell’opera da parte dei consigli provinciali di Trento e Belluno.”
“È giunto il momento di affrontare seriamente le criticità idrologiche del nostro territorio, abbandonando politiche rivelatosi dannose per il Veneto - concludono i consiglieri regionali di minoranza -. Con uno stanziamento pubblico di 500.000 euro e 35 ettari sparsi per l’alta pianura veneta, si possono realizzare le aree forestali di infiltrazione, con zero impatto sull’ambiente ed enormi benefici per tutti.”
È l’appello che viene lanciato proprio nel giorno della commemorazione della tragedia del Vajont, per fare in modo che quello del Vanoi non diventi un nuovo bacino di Damocle.

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