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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Attualità

La piccola grande donna

Cent'anni fa nasceva la “Mena”, mitica ristoratrice di Valle Santa Felicita. Il figlio Nazario e il suo allievo e prosecutore Sergio Dussin inaugurano il capitello con la statua di S. Antonio, a cui lei fu sempre devota

Pubblicato il 26-11-2011
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Dieci giorni fa la signora Filomena Buraschi avrebbe compiuto cent'anni.
Era nata infatti il 16 novembre 1911, nel rodigino, e il destino ha voluto che diventasse una delle figure più rappresentative del nostro territorio.
Già, perché la signora Buraschi altro non era che la mitica “Mena”: la ristoratrice che nel suo locale di Valle Santa Felicita, alle pendici del Grappa a Romano d'Ezzelino, ha sfamato generazioni di bassanesi e non solo, che frequentavano la valle abbracciata dal Massiccio per le arrampicate del Cai, per le escursioni o semplicemente per andare a mangiare da lei.

Sergio Dussin e Nazario Campana, figlio di Filomena ("Mena") Buraschi, davanti al capitello inaugurato con la statua di Sant'Antonio

Pasti spartani - pastasciutte, minestroni, polenta e sopressa, coniglio, formaggio e fagioli in salsa - ma cucinati a regola d'arte e soprattutto conditi da una dose di simpatia e di umanità che, come direbbe oggi un noto slogan pubblicitario, non ha prezzo.
Eppure la “Mena”, a dispetto del suo spirito affabile e della sua generosa ospitalità, aveva avuto una vita dura. Aveva perso il marito - Tullio Campana, carabiniere entrato nelle file dei partigiani - catturato e torturato dai nazifascisti e quindi fucilato, assieme ad altri due compagni, nella curva di San Michele. Aveva perso anche il figlio primogenito, Giandomenico, mancato a soli 8 anni per una malattia.
Con il figlio più piccolo, Nazario, questa donna dalla grande forza d'animo e genialità imprenditoriale ha tirato su una minuscola osteria, nata per offrire una bevanda o un panino ai militari che andavano a esercitarsi nel vicino poligono di tiro, trasformandola negli anni nel noto albergo ristorante che oggi viene gestito dalla famiglia di Sergio Dussin.
Lo stesso Dussin che a 14 anni ha cominciato proprio dalla “Mena” il lavoro di ristoratore, pelando patate e carpendo tutti i segreti del mestiere, che applica ancora oggi, dall'indimenticabile titolare del locale e dai cuochi in cucina.
“Dalla “Mena” ho imparato tanto, direi tutto - spiega Dussin - e molti miei colleghi avrebbero avuto bisogno dei suoi insegnamenti. Non potevamo non ricordarla”.
E così è stato: a cent'anni dalla nascita della signora Filomena, Sergio Dussin e il figlio Nazario Campana hanno inaugurato questa mattina il nuovo capitello, collocato di fronte al ristorante all'imbocco della valle, fatto realizzare dal figlio con la sistemazione della statua di Sant'Antonio.
Non una statua qualsiasi: già collocata nella chiesa parrocchiale di Romano, fu donata nel 1922 dal parroco dell'epoca don Matteo Bianchin al padre della “Mena” Lorenzo Buraschi, imprenditore edile, in segno di riconoscenza per una fornitura di calce gratuita per alcuni lavori negli edifici parrocchiali.
La statua del Santo - che Buraschi conservò con grande cura e a cui la figlia Filomena fu sempre devota - fu una presenza costante nel locale di Valle Santa Felicita, dove giunse nel 1956 e dove rimase custodita, quasi a benedire le pietanze, tra le pentole e i fornelli della cucina. E il vecchio Buraschi, alla veneranda età di 93 anni, costruì personalmente il capitello in onore del Santo.
Negli anni '80, per i lavori di ampliamento del locale, il capitello venne rimosso. Filomena ricuperò la statua, la fece restaurare e si impegnò perché fosse sistemata in un'edicola dignitosa. Ma non fece in tempo a coronare il suo progetto: è infatti morta, dopo 91 anni vissuti sempre in prima linea, nel 2002.
Quel desiderio è stato ora realizzato dal figlio Nazario, “in segno di affetto - come scrive la targa commemorativa sul capitello - e di riconoscenza.”
La cerimonia inaugurale della sacra edicola si è svolta oggi, in una splendida giornata di sole, in un'autentica atmosfera di tradizione e di devozione popolare.
Presenti, fra gli altri - accanto alla famiglia Dussin e a tutti i discendenti delle famiglie Buraschi e Campana - il sindaco Rossella Olivo e tutta la giunta comunale di Romano d'Ezzelino, il presidente di Confcommercio Luca Maria Chenet, gli alpini di Romano e i figuranti della “Siriola”, che hanno rappresentato un quadro animato ispirato alle atmosfere di inizio XX secolo. Due figuranti, in particolare, hanno riprodotto le fattezze e i costumi dei genitori della “Mena”, Lorenzo e Nazzarena, ricuperati da una preziosa foto d'epoca.
Don Cesare Bordignon, parroco di Romano, e il sempre incontenibile don Giovanni Bellò, parroco di Semonzo, hanno celebrato la Santa Messa prima della benedizione del capitello, che si apre da oggi alla preghiera di tutti i frequentatori della valle.
E' seguito un simpatico momento conviviale al ristorante “Dalla Mena” in cui le tante persone che hanno conosciuto in vita questa piccola grande donna - sollecitate al microfono dal brillante conduttore Gianni Celi - hanno raccontato alcuni divertenti aneddoti.
Gran finale con la maxi-torta del centenario - portata trionfalmente in sala da Sergio Dussin, Nazario Campana e i rispettivi figli - con la scritta “Buon Compleanno Mena - 1911 2011”.
Su una parete del locale, una serie di storiche foto esposte per l'occasione ha ripercorso alcuni momenti significativi della giovinezza, della famiglia e dell'attività del personaggio festeggiato.
Al termine del pranzo, ai convitati è stata richiesta un'offerta libera il cui importo sarà interamente devoluto alla mensa dei poveri gestita dai Frati Cappuccini di Bassano.
Un'offerta che è stata raccolta interpretando il pensiero della stessa Filomena, una figura scolpita dalle traversie della vita che ha sempre pensato al bene della vita degli altri.


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