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La Camorra nel Veneto e il "contabile" bassanese
Scalpore per l'arresto di un consulente di Bassano, ritenuto dagli inquirenti il “commercialista” di un'organizzazione legata al clan dei Casalesi che ha strozzato, con usura e minacce, un centinaio di imprese in difficoltà
Pubblicato il 15-04-2011
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Ha suscitato grande scalpore in città l'arresto di Ivano Corradin, consulente tributario bassanese, residente a Marostica, finito in manette nella maxi-operazione dei carabinieri di Vicenza e della Direzione Investigativa Antimafia di Padova che ha sgominato un'organizzazione legata al clan camorrista dei Casalesi.
L'organizzazione, secondo le indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Venezia, si era infiltrata nel Nord Italia e soprattutto nel Veneto per condurre una fiorente attività criminale ai danni di imprenditori in difficoltà economica.
Arrestate in tutto 25 persone, accusate a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso, usura, estorsione, minacce ed esercizio abusivo dell’attività di intermediazione finanziaria. Le vittime degli strozzini sarebbero state oltre un centinaio: tutti imprenditori con l'acqua alla gola a causa di debiti e problemi finanziari.
Il consulente tributario Ivano Corradin, uno dei 25 arrestati dell'operazione antimafia dei Carabinieri di Vicenza e della DIA di Padova
L'organizzazione operava in Veneto attraverso la “Aspide”, società di Selvazzano Dentro (Pd) che dietro la facciata ufficiale di ditta di vigilanza agiva in realtà, abusivamente, nel settore del recupero crediti.
Il clan erogava crediti ai malcapitati a tassi fortemente usurari, fino al 180%, pretendendo la restituzione dei soldi con le minacce e la paura: chi ritardava nei pagamenti veniva minacciato con le armi o brutalmente picchiato. In due occasioni, per estorcere le somme richieste, si è arrivati persino al sequestro di persona. Le vittime, ridotte sul lastrico dal vortice di soldi dovuti agli aguzzini e in crisi definitiva di liquidità, arrivavano anche a cedere ai loro estorsori titoli e intere quote aziendali.
Una florida attività criminosa che avrebbe illecitamente fruttato al clan non meno di 4 milioni di euro e nella quale un ruolo di primo piano, secondo gli investigatori, sarebbe stato svolto proprio dal Corradin. Il consulente bassanese, incensurato, è ritenuto infatti dagli inquirenti il “commercialista” della gang.
Il Corradin, secondo le accuse a suo carico, sarebbe stato il presunto “contabile” delle attività della banda, gestendo in particolare le operazioni di passaggio di beni mobili e immobili e talvolta dell'intera proprietà delle aziende strozzate agli usurai legati al clan dei Casalesi, assumendo più volte anche il ruolo di amministratore pro-tempore delle società sul lastrico prima del passaggio di proprietà.
Gli inquirenti ritengono che il professionista bassanese abbia svolto anche l'incarico di informatore, segnalando all'organizzazione le imprese del territorio che versavano in situazioni di particolare difficoltà. Si tratta di accuse molto gravi: l'arrestato, assistito dall'avv. Rudy Cortese, potrà chiarire il suo presunto ruolo nell'interrogatorio previsto nei prossimi giorni.
Il clamoroso esito dell'inchiesta getta un'inedita luce sulla presenza nel nostro territorio - per molti fino a ieri impensabile - di infiltrazioni di stampo camorristico.
“Di casa nostra” è anche l'origine del filone veneto dell'indagine, scattato alcuni mesi fa da una segnalazione di una pattuglia dei Carabinieri che aveva notato una concitata discussione tra un imprenditore edile del Bassanese - poi risultato una delle vittime dell'organizzazione - e due individui con accento del sud, di seguito identificati come due casertani tramite i quali gli inquirenti sono riusciti a risalire all'“Aspide” di Selvazzano.
L'operazione dei Carabinieri di Vicenza e della DIA di Padova, che non esclude ulteriori sviluppi, ha scoperchiato un drammatico sottobosco di illegalità che lucra sull'insolvenza e sui problemi delle imprese, mettendo in mostra la faccia violenta della crisi economica.
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