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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Attualità

Quando l’affare quaglia

Vi ricordate “Il miracolo delle quaglie” del Bassano, venduto da un collezionista italiano al Getty Museum senza che lo Stato vincolasse l’opera per farla restare in Italia? Il Consiglio di Stato: vendita regolare, Getty Trust legittimo proprietario

Pubblicato il 04-01-2024
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Vi ricordate la storia delle quaglie di Jacopo Bassano?
Ovvero del suo capolavoro “Il miracolo delle quaglie”, venduto da un collezionista privato italiano al J. Paul Getty Museum di Los Angeles?
Ne avevo scritto nel novembre e nel dicembre 2021, quando era scoppiato il “caso”.

Jacopo Bassano, Il miracolo delle quaglie (1554; olio su tela, 150 x 235 cm; Los Angeles, Getty Museum)

La vicenda era finita ampiamente sotto i riflettori delle cronache, anche nazionali, per il fatto che secondo una diffusa corrente di pensiero lo Stato italiano si era lasciato sfuggire il dipinto, non avendo il Ministero della Cultura sottoposto l’opera a vincolo come “bene culturale di elevato valore”, da trattenere in quanto tale entro i confini del Belpaese, e non avendo esercitato la prelazione per l’acquisto del grande olio su tela (150 x 235 cm) per destinarlo poi a qualche Museo italiano.
La querelle si era poi allargata a macchia d’olio (su tela) raggiungendo le rive del Brenta.
C’è stato anche chi aveva lanciato una crociata sui media locali sulla mancata destinazione delle “quaglie” al Museo Civico di Bassano, detentore della più grande collezione monografica di dipinti di Jacopo.
E non era stato risparmiato dalle critiche il bassanese Davide Gasparotto, Senior Curator of Paintings del Getty Museum e Premio Cultura Città di Bassano, che sempre secondo i detrattori dell’epoca non avrebbe utilizzato la sua influente posizione presso il Museo californiano per fare in modo che il dipinto non solo non uscisse dall’Italia, ma venisse appunto destinato al Museo della nostra città.
Il tutto, lo ricordo, al netto di un’operazione di compravendita perfettamente regolare, avvenuta con il benestare dell’Ufficio Esportazione del Ministero della Cultura e affidata all’intermediazione della società newyorkese OMP Fine Art LLC.
Perché ho riesumato “Il miracolo delle quaglie” del Bassano, oggi esposto tra i pezzi centrali della galleria dei dipinti del Nord Italia del XVI secolo del Getty di Los Angeles?
Perché adesso l’animata vicenda ha scritto la sua pagina definitiva.

Dopo che si era sparsa la notizia delle quaglie volate via oltreoceano, da parte italiana la storia aveva avuto degli sviluppi, per così dire, a scoppio ritardato.
Nel gennaio 2022 il Ministero della Cultura aveva presentato ricorso al Tar del Lazio contro il J. Paul Getty Trust e contro il precedente proprietario dell’opera Alex Postiglione per annullare la licenza di espatrio del capolavoro e ordinarne il rimpatrio, a causa della sua “eccezionale” importanza per il patrimonio culturale italiano.
Il Ministero aveva sostenuto che l’acquisto dell’opera da parte del Getty Trust faceva affidamento su “false informazioni” contenute nella licenza di esportazione, che l’Ufficio Esportazione ministeriale di Pisa aveva approvato quattro anni prima e cioè nel 2018.
Ma lo scorso 21 novembre il Consiglio di Stato, con sentenza inappellabile, ha respinto il ricorso, dichiarando illegittimo l’annullamento della licenza e dando così ragione all’acquirente statunitense. E rovesciando la sentenza del Tar del Lazio che nel settembre 2022 aveva invece accolto l’istanza del Ministero, asserendo che la domanda di esportazione “ometteva diversi dati”.
La controparte ha quindi impugnato la sentenza del Tar presso la Corte superiore che alla fine ha disposto: il dipinto di Jacopo Bassano può rimanere a pieno titolo al J. Paul Getty Museum.
Ne ha dato notizia, lo scorso 3 gennaio, la testata di settore in lingua inglese The Art Newspaper (theartnewspaper.com).
In sostanza, e senza scendere in particolari, il Consiglio di Stato ha ravvisato che “non ci sono false dichiarazioni” nel modulo compilato dal venditore per la licenza di esportazione e quindi è tutto regolare.
In più i giudici di secondo e ultimo grado amministrativo, tra le altre cose, hanno rimarcato che gli esperti del Comitato per le licenze, in sede di valutazione dell’opera, hanno commesso l’errore di “aver sottovalutato il dipinto”.
In parole povere: solo dopo averne autorizzato l’espatrio, per la vendita poi effettivamente realizzata nel 2021, lo Stato italiano si è accorto che razza di dipinto si è fatto - legittimamente - scappare.
Niente più sogni di gloria, dunque, sul ritorno nel nostro Paese del capolavoro dalpontiano, se non persino sulla sua destinazione, tramite il Ministero, al Museo Civico della città natale del suo autore: quando l’affare quaglia, non ci si può fare più nulla.

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