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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Zero Zero Grappa

Problemi e carenze del Massiccio del Grappa. Interviene Andrea Cunico Jegary, co-fondatore dei Territori del Brenta: “Zero identità X zero governance X 3,14 Riserva della Biosfera MaB Unesco del Monte Grappa = zero”

Pubblicato il 29-08-2023
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Sarà per il fatto che mi piace camminare, ma su Bassanonet l’argomento Monte Grappa sta prendendo piede.
E quello che doveva essere un editoriale episodico, vale a dire il mio articolo “Caffè con Grappa” dello scorso 26 agosto (sui problemi e le carenze infrastrutturali del territorio montano messi a confronto con le annunciate e non ancora concretizzate ambizioni progettuali della Riserva della Biosfera MaB Unesco del Monte Grappa) ha a sua volta generato reazioni e interventi anche da parte degli operatori economici del Massiccio.
Ed è il sintomo inequivocabile di un messaggio ai naviganti: la grande voglia di “esserci” degli operatori stessi, di far sentire la propria voce, di parlare del Grappa e anche dei suoi problemi per quello che effettivamente sono, di dire come stanno realmente le cose per non farsi raccontare dai racconti altrui.

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Troppo spesso - e qui faccio un mea culpa anch’io - la capacità degli osservatori “di pianura” di approfondire lo stato delle cose sulla realtà quotidiana del Massiccio si ferma prima del primo tornante della strada Cadorna, sopra Valle Santa Felicita.
Possiamo anche cambiare percorso e considerare la strada Giardino che parte da Semonzo, ma lo spirito di osservazione e di analisi di chi non vive la vita di montagna sempre prima del primo tornante si ferma.
Insomma: noi siamo Bassano del Grappa. Ma quanto realmente sappiamo del nome della nostra città dopo la preposizione articolata “del”?

Nel frattempo, nuove notizie si affacciano all’orizzonte sul fronte Monte Grappa Riserva della Biosfera Mab Unesco. E si parla di schei.
“Riserva della Biosfera è tutto, fuorché un bancomat da cui attingere a finanziamenti diretti”, ho scritto ieri nel mio nuovo articolo dedicato all’argomento, ispirato dalla replica del titolare dell’Albergo San Giovanni ai Colli Alti Luciano Favero e intitolato “Oro Massiccio”.
Finanziamenti “diretti”, per l’appunto, vale a dire non direttamente dall’Unesco.
Ma ciò non significa che non si possa attingere a finanziamenti da altre parti.
E così è stato. Come mi segnala il presidente dell’associazione Montegrappa.org Carlo Grigolon, il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha lanciato un bando pubblico per il programma “Siti naturali Unesco per il clima 2023”.
Il bando finanzia “interventi per l’adattamento ai cambiamenti climatici a favore dei Comuni ricadenti, in tutto o in parte, nei siti Unesco di interesse naturalistico”.
A beneficiare dei fondi del programma sono le 20 Riserve della Biosfera MaB Unesco del territorio italiano, più i tre elementi italiani del Patrimonio Culturale Immateriale Unesco (la transumanza, la pratica della “vite ad alberello” di Pantelleria e la dieta mediterranea) che insistono nei territori delle Riserve della Biosfera.
La dotazione complessiva dei fondi ministeriali a disposizione è di 60 milioni di euro, ripartiti in proporzione all’estensione di ciascuna area e al numero di abitanti.
E ce n’è per tutti: alla Riserva MaB Unesco del Monte Grappa (66.067 ettari, 25 Comuni, 174.115 abitanti) sono stati assegnati oltre 2 milioni e mezzo di euro: per l’esattezza 2.518.762 euro, destinati per il successivo utilizzo nei Comuni dell’area all’ente coordinatore IPA Terre di Asolo e Monte Grappa.
Per fare cosa? Lo spiega, con un linguaggio straordinariamente ministeriale, lo stesso avviso del bando:
“Gli interventi ammissibili devono partire da un approccio basato sulle cosiddette Nature-based Solutions, soluzioni multifunzionali fondate sul presupposto di riportare la natura in un buono stato di salute ed in grado di coniugare i benefici ambientali a quelli sociali ed economici nonché di favorire la resilienza da parte degli ecosistemi.”
E qui torniamo al paradosso all’origine di tutto il discorso: potranno essere effettuate delle migliorie in campo ambientale - e non necessariamente sul Grappa, visto che alcuni dei 25 Comuni dell’area della Biosfera neppure lo toccano - ma le problematiche ricettive e le carenze infrastrutturali del Massiccio rimarranno le stesse.

A proposito: dopo la pubblicazione del mio articolo “Oro Massiccio” mi ha scritto nuovamente il signor Luciano Favero, titolare dell’Albergo San Giovanni ai Colli Alti.
Nel mio pezzo avevo chiesto se fosse mai stato invitato ai tavoli tecnici della Riserva della Biosfera, per portare il contributo della sua esperienza di operatore in loco.
E lui mi ha risposto: “Alle riunioni del MaB e Biosfera ho partecipato, quando non potevo partecipare ho mandato i miei figli. Come si dice: avanti i giovani.”
Ma mi ha anche scritto, replicando alla mia osservazione che nel suo intervento non aveva mai citato la Riserva della Biosfera:
“Non ho citato il MaB, la Biosfera in quanto abbastanza largamente e con un po’ di ironia trattata da lei. Ho avuto modo nei giorni scorsi di parlare con un caro amico di famiglia, profondo conoscitore e studioso del Grappa, nato quassù, quindi sempre stato presente, che mi chiedeva cosa ne pensassi della Biosfera e del MaB. Vista la mia incertezza e titubanza mi ha fatto capire che i frutti, se ci saranno, si vedranno in futuro e sono stato concorde con il suo pensiero che è anche il mio, quindi andrà bene per i miei figli o per i figli dei miei figli, sperando non sia una pianta di Tamarindo.”
Strepitoso. Mi aggiorno su Wikipedia e scopro che il tamarindo è una pianta che ha una crescita molto lenta, al punto che un antico proverbio orientale dice: “chi pianta tamarindi non raccoglie tamarindi”.

E dal tamarindo, infine, passiamo alla frutta acida.
Sempre a seguito del mio articolo “Oro Massiccio” interviene oggi dalle alture opposte al Grappa, e cioè dall’Altopiano dei Sette Comuni, il co-fondatore nonché “ideologo” del Tavolo di Marketing Territoriale per il Marchio d’Area Territori del Brenta Andrea Cunico Jegary.
ACJ fornisce la propria (scomoda) chiave di lettura sulla carente coesione territoriale riguardante il Massiccio del Grappa con il comunicato che segue e con il quale concludo questo pezzo:

ORO MASSICCIO_se servisse un diverso(?) punto di vista…

ZERO x ZERO x 3,14 = ZERO
…ossia?
Ossia: zero identità X zero governance X 3,14 Riserva della Biosfera MaB Unesco del Monte Grappa = zero
…quindi?
Quindi: siamo ancora in assenza di approccio sistemico, dunque di innovazione di sistema (governance). Come si vede non emerge una innovazione di strategia del prodotto culturale-turistico (no attrattività), non si codificano e comunicano vantaggi competitivi d’area, non si consolida identità di territorio (no reputazione).
Questo processo di emancipazione non è in corso, non lo sarà ancora nei prossimi anni, la causa siamo noi stessi, è nelle nostre conoscenze limitate.
Ogni giorno, senza più averne consapevolezza, sosteniamo il modello amministrativo ‘città / sindaco’. Così ci hanno insegnato. Da sempre questo modello è antitetico a quello ‘montagna / comunità’.
Per quanto da noi disconosciuto ancora? Per molto.
Mario Rigoni Stern, chiamato come saggio dalla Regione del Veneto, annotò «La Montagna è una spalla che porta il Tempo», Carta di Asiago, nel 2004.

Andrea Cunico Jegary

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