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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Una vernice per due

Presentata e inaugurata oggi a Palazzo Sturm la mostra “Giambattista Piranesi. Architetto senza tempo”, con l'intervento del duo Pavan-Casarin

Pubblicato il 20-06-2020
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Thelma & Louise si rincontrano in sala Chilesotti, in quel Museo Civico di Bassano di cui la seconda è stata per tre anni la direttrice. Qui si svolge la conferenza stampa per la vernice della mostra “Giambattista Piranesi. Architetto senza tempo” prima della visita in anteprima per gli accreditati alla mostra allestita a Palazzo Sturm e molto prima ancora dell'inaugurazione fissata alle ore 18, con le solite misure di sicurezza distanziata.
Alla visita in anteprima, poi, in diversi rinunceranno: entrata concessa a sole cinque persone alla volta ogni dieci minuti, sempre per i soliti motivi. Si correva il rischio, nella prolungata attesa, di rimanere cotti sulla terrazza dello Sturm dai raggi del sole, riflessi anche dall'acciaio inossidabile del Rinoceronte di Li-Jen Shih. Meglio andarci, tempo a disposizione permettendo, un'altra volta.

Da sin.: Pierluigi Panza, Elena Pavan, Chiara Casarin e Stefano Pagliantini (foto Alessandro Tich)

Chiara Casarin di questa mostra è la co-curatrice, assieme a Pierluigi Panza.
In un suo recentissimo post su Facebook l'ex direttrice, dopo l'uscita della notizia che non parteciperà al colloquio del bando di selezione per il nuovo direttore del Museo, ha scritto:
“Questa sarà l'ultima mostra che curerò per la bellissima città di Bassano e vorrei fosse l'occasione per salutare tutti con un abbraccio forte.”
Piranesi è dunque il suo canto del cigno, anche se in questo periodo alcune frange della maggioranza e della coalizione di centrodestra (ultimo della serie il comunicato del portavoce di Fratelli d'Italia di Bassano del Grappa Nicola Giangregorio) la stanno dipingendo come un cigno nero.
Il sindaco Pavan e la co-curatrice Casarin si siedono vicine al tavolo del vernissage per la stampa, svolgono regolarmente i compiti assegnati, ma si percepisce a pelle che il distanziamento tra le due regine di quadri non è solamente sociale.
Pavan ricorda che la mostra doveva essere inaugurata il 2 aprile ma tutto si è spostato a causa del Covid , ma afferma anche che è giunto il momento di “ripartire mettendo la cultura al centro di questa ripartenza”. Poi il sindaco prende spunto dalla “visionarietà” di Giambattista Piranesi per dire che “la visionarietà è uno stimolo e un modo per tornare a una normalità che non sarà quella di prima” perché “in questo momento abbiamo l'opportunità di reinventarci un po' di cose”. Annunciati rimpasti di giunta compresi?

Chiara Casarin informa che il corpus totale delle produzioni grafiche di Piranesi conservate a Bassano è di 548 opere, in gran parte contenute in preziosi volumi di importante rilegatura conservati dalla Biblioteca Civica e in parte minore in formato “staccato”, per la cura e conservazione del Gabinetto delle stampe e dei disegni del Museo Civico.
Non potendo le opere essere scorporate dai tomi che le contengono, i volumi sono esposti tali e quali all'interno di teche. Per ammirarne il contenuto si può vedere un video che raffigura le tavole oppure scaricare le immagini sullo smartphone tramite un Qr Code. Nelle sei sale della mostra sono comunque esposte numerose incisioni sciolte dell'artista settecentesco, in gran parte dedicate alle sue famose “Vedute di Roma” e “Antichità Romane”, tavole raffiguranti i monumenti antichi dell'Urbe realizzate dall'autore nell'intero arco della sua vita.
Special guest dell'esposizione, la raccolta delle 16 tavole tratte dalla celebre serie delle “Carceri d'Invenzione”, espressione massima della “visionarietà” piranesiana, in mostra a Bassano grazie a un prestito della Fondazione Giorgio Cini di Venezia.
Il tocco casariniano nell'evento allo Sturm emerge già all'inizio del percorso espositivo, dove il visitatore si trova davanti a un'opera dell'artista contemporaneo Luca Pignatelli, che rielabora a suo modo la “Veduta del Castello dell'Acqua Felice” del Piranesi con una tecnica mista su pannelli di masonite “recuperati dal rivestimento di un ristorante in riva al mare e corrosi dal sole e dal tempo”, tramite la quale Pignatelli, inserendo degli orologi sull'impianto grafico della Veduta, intende proporre una “rappresentazione stratificata del tempo”. Tutto chiaro?

La mostra insiste anche sul rapporto tra la produzione di Piranesi e la città di Bassano.
Come spiega Stefano Pagliantini, direttore della Biblioteca Civica, del “fondo piranesiano” della Biblioteca Civica medesima fanno parte i preziosi volumi esposti in mostra, giunti nella nostra città dopo un giro che dalla potente famiglia Rezzonico, il casato di Papa Clemente XIII, li aveva portati nella ricchissima biblioteca personale di Antonio Canova e da questa nelle collezioni di Bassano a seguito della donazione di Giambattista Sartori Canova, fratellastro ed esecutore testamentario del sommo scultore di Possagno.
La stessa Biblioteca conserva l'epistolario, di cui alcune lettere sono pure esposte in mostra, tra Francesco Piranesi, figlio del grande incisore, e il conte Giuseppe Remondini.
Accanto all'esposizione delle opere, “Giambattista Piranesi. Architetto senza tempo” vuole anche fornire alcune precisazioni sulle vicende biografiche dell'artista (disegnatore, incisore, antiquario, architetto, considerato il più grande esponente dell'incisione veneta del Settecento) di cui quest'anno ricorre il 300simo anniversario della nascita.

Sulla figura, misconosciuta ai più, di Giambattista Piranesi si sofferma l'intervento del co-curatore Pierluigi Panza. Il catalogo della mostra innanzitutto fornisce nuovi elementi, senza tuttavia risolvere l'enigma, sul luogo di nascita dell'artista, nativo dell'odierna Mogliano Veneto secondo una dedica di Canova, secondo i suoi primi biografi e secondo le enciclopedie.
È stato tuttavia rinvenuto l'atto di battesimo di Piranesi, figlio di genitori veneziani e residenti a Venezia, battezzato nella chiesa di San Moisè a Venezia. Da qui la tesi che l'artista sia nato a Venezia, benché altri documenti che attestano possedimenti di famiglia nelle campagne di Zerman di Mogliano non escludano ancora del tutto i suoi natali moglianesi.
Trasferitosi a Roma all'età di vent'anni e lì rimasto fino alla sua morte, Giambattista Piranesi viene descritto da Panza come un personaggio “irascibile e bizzarro”, con “non serenissimi” rapporti con il Veneto e la sua famiglia, riuscendo tuttavia a costruirsi una carriera nella Città Eterna che lo portò a frequentare personaggi e famiglie influenti e ad ottenere commissioni importanti come architetto e come decoratore.
La sua grandezza consiste tuttavia nelle incisioni, che dalla raffigurazione dei ruderi classici e dei monumenti antichi intendevano stimolare l'immaginazione degli artisti contemporanei. “Piranesi è immaginifico e filologo”, precisa Panza. La sua “visionarietà”, cioè, è supportata da un preciso studio delle architetture dell'antichità riprodotte dalla sua arte.

Sarà anche “Architetto senza tempo”, ma intanto Piranesi deve fare i conti con il tempo del Covid. La mostra, che rimarrà aperta fino al 19 ottobre, è infatti visitabile previa prenotazione e previa consultazione del piano di accesso indicato nel sito dei Musei Civici di Bassano.
Ci si può andare anche senza prenotazione, ma attendendo in biglietteria il via libera per l'accesso in base al numero dei visitatori già presenti, sempre per le solite misure di sicurezza distanziata. In mostra sono proiettati anche tre video: un video di animazione sulle “Carceri d'Invenzione” (realizzato nel 2010 da Grégoire Dupond per Factum Arte), un video sulla vita dell'artista e un video sulla fortuna di Piranesi all'estero e in particolare in Inghilterra, dove le sue “Vedute di Roma” ispiravano gli aristocratici dell'epoca ad intraprendere l'esperienza del Grand Tour.
La vernice è finita, andate in pace.

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