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Rinascimento in bianco e nero

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Rinascimento in bianco e nero

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Cronaca

Ciao Gigi

Un altro pezzo di Bassano che se ne va. L'ex arbitro internazionale di calcio Luigi Agnolin è morto questa mattina all'età di 75 anni

Pubblicato il 29-09-2018
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Rinascimento in bianco e nero

È ricordato, e continuerà ad esserlo, come uno dei più grandi arbitri di sempre.
Quanto basta per delinearne la figura di uomo dello sport. L'ex arbitro internazionale di calcio Luigi Agnolin è morto questa mattina a Bassano del Grappa, stroncato dalla malattia che lo minava da tempo. Aveva 75 anni. La notizia ha fatto immediatamente il giro della città ed è rimbalzata con altrettanta velocità sulle testate nazionali.
L'AIA (Associazione Italiana Arbitri) ha disposto che tutti gli arbitri designati per le partite di campionato del prossimo fine settimana portino una fascia al braccio in segno di lutto nel ricordo del loro illustre collega scomparso.

Fonte immagine: calcioweb.eu

La carriera con fischietto e giacchetta nera di Luigi Agnolin ha raggiunto i massimi livelli a cui un giudice di campo può aspirare. Figlio d'arte (suo padre, Guido Agnolin, pure arbitro internazionale di calcio, fu tra i fondatori della gloriosa sezione AIA di Bassano del Grappa), arbitro dal 1961 e dal 1973 promosso alla massima serie, ha diretto 226 partite in serie A e ha rappresentato l'Italia in due Campionati Mondiali di Calcio: quello in Messico del 1986, in cui diresse anche una semifinale e dove fu giudicato il migliore arbitro del torneo, e i Mondiali di Italia '90. E poi ancora coppe e supercoppe europee (finale di Coppa delle Coppe diretta nell'87 e di Coppa dei Campioni nell'88), Coppe Italia e quant'altro.
Uomo di grande personalità e protagonista di indimenticabili derby e partite-scudetto, Agnolin è rimasto negli annali del calcio per gli scontri anche accesi con alcuni calciatori di grido - Roberto Bettega, stella della Juventus anni '70-'80, ne sa qualcosa - da cui non si faceva mettere i piedi in testa. Ma il suo carattere forte, che non lo faceva guardare in faccia a nessuno, avrebbe contraddistinto tutti i passaggi della sua vita sportiva, da arbitro prima a da dirigente poi. Basti ricordare la sua clamorosa polemica col potente capo della Fifa Sepp Blatter che lo aveva allontanato da Italia '90 dopo avere arbitrato Jugoslavia-Colombia.
Negli anni successivi Luigi ovvero “Gigi” Agnolin ha ricoperto incarichi di vario tipo: commissario della CAN di Serie C dal '90 al '92, prima di abbandonare l'Associazione Italiana Arbitri; Commissario straordinario per pochi mesi della stessa Associazione Italiana Arbitri nel 2006 dopo i misfatti di “calciopoli”; direttore generale della Roma (1994); amministratore delegato del Venezia (1999-2000) e dell'Hellas Verona (2000-2001); presidente del settore giovanile e scolastico della FIGC fino alle dimissioni nel 2007 e poi ancora direttore generale del Perugia (2011-2013) e del Siena Calcio (2014).
Commentatore sportivo e “moviolista” in Tv, Luigi Agnolin ha sempre continuato a girare per l'Italia frequentando in vesti diverse quel mondo del pallone per il quale è stato inserito, nel 2012, nella Hall of Fame del calcio italiano della FIGC, a Coverciano, nella categoria “arbitri”. Mantenendo tuttavia sempre un filo diretto con Bassano del Grappa: la sua città natale dove risiedeva e dove, tra le altre cose, è stato presidente dell'APT - Azienda di Promozione Turistica e ha creato e gestito, assieme al socio Ausilio Basso, gli impianti sportivi della Piscina Nuoto Bassano in via Sibelius, altresì noti urbi et orbi come “Piscine Agnolin”.
“Con Luigi Agnolin - commenta il presidente della Regione Veneto Luca Zaia - se ne va un pezzo di storia dello sport nazionale e veneto. Un esempio di serietà, onestà e professionalità in un mondo non facile come quello del calcio. Ma il suo insegnamento non va perduto, perché lo stile non ha tempo.” “Quando la voce dei cronisti scandiva la frase ‘arbitra Agnolin di Bassano’ - aggiunge il governatore - significava che la partita, anche la più complicata, era in buone mani, a garanzia delle squadre e dei loro tifosi, perché in quella giacchetta nera tutti ammettevano esserci un signor arbitro e un uomo onesto.” “A maggior ragione oggi, nell’epoca dell’elettronica, della Var, degli slow motion - conclude Zaia -, c’è un po’ di nostalgia nel ricordare le decisioni di Agnolin di Bassano, prese in una frazione di secondo e senza possibilità di appello, come solo i grandi sapevano fare.”
Con lui se ne va davvero un grande bassanese: nonostante le vicissitudini che negli ultimi anni hanno fatto rimbalzare il suo nome nelle cronache di stampa più per gli strascichi giudiziari della vicenda del crac MyAir, di cui era membro del CdA, che per vicende o notizie più strettamente legate all'ambiente sportivo.
Ciao Gigi. Per quanto mi riguarda, di te mi resteranno indelebili due ricordi.
Il primo è la maratona calcistica che avevi organizzato a fine anni '90 in Parco Ragazzi del '99 a sostegno del Progetto Madagascar della Fondazione Etica ed Economia e della allora Bassano TV, nel corso della quale abbiamo avuto modo di conversare a lungo e di conoscerci meglio. Il secondo invece è l'immagine dei cartellini giallo e rosso, di cui facevi ampio e circostanziato uso, da te sventolati in mondovisione al termine della semifinale dei Mondiali in Messico nell'86, vinta dalla Germania Ovest contro la Francia.
Erano i colori della tua città: quella “Repubblica di Bassano” di cui sei stato uno dei massimi e indiscussi ambasciatori.

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