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Rinascimento in bianco e nero

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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Kaiser Franza

Il ritorno a Bassano di Alessio Boni, Giovanni Franza nella fiction “Di Padre in Figlia”, sul palco di Operaestate. Intervista, cronaca e analisi di una serata da pienone, nel triste giorno della notizia della morte di Luca Russo

Pubblicato il 20-08-2017
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Rinascimento in bianco e nero

Lo avevamo lasciato lo scorso maggio al lieto fine delle mille traversie della sua famiglia e della sua distilleria di grappa presa in mano dalle tre figlie e ora ce lo ritroviamo in veste del tutto diversa. Stessi baffi (più barba), stessa capigliatura ondulata, stesso sguardo tenebroso, stesso sorriso da rubacuori. Ma con un differente carico di valori: non lo spirito dell'acquavite, bensì quello della poesia.
Alessio Boni, alias Giovanni Franza nella fiction “Di Padre in Figlia”, ritorna in quella Bassano del Grappa che gli ha conferito - giudizi sullo sceneggiato a parte - le più recenti glorie televisive. E lo fa con una performance molto particolare: il recital a due voci “Il Canto degli Esclusi”, assieme a Marcello Prayer, allestito al Teatro al Castello di Bassano e inserito nel cartellone di Operaestate Festival Veneto.
Un omaggio che i due attori, colleghi e amici, dedicano alla figura e alle poesie di Alda Merini: la “poetessa dei Navigli”, scomparsa nel 2009, presenza letteraria tra le più grandi del '900 italiano, protagonista di una drammatica e insieme straordinaria parabola esistenziale che la portò più volte a provare la durissima esperienza dell'internamento in manicomio. Boni e Prayer, su due leggii, alternano la lettura interpretativa delle sue poesie, inframmezzata da spezzoni audio registrati con la voce di Alda Merini che si racconta, che riflette e ironizza sulla vita e sulla follia, che canta assieme a Lucio Dalla oppure che detta in un bar a una persona alla macchina per scrivere - con lucidità estrema e coi rumori delle tazzine e dei camerieri sullo sfondo - i suoi versi.

Alessio Boni durante il recital a due voci con Marcello Prayer (foto: Operaestate Festival)

Una speciale antologia della parola in libertà su cui lo spettacolo accende i riflettori, con la lettura in tutto di 46 poesie. Sarà un caso (e probabilmente non lo è), ma è lo stesso numero degli elettroshock a cui la poetessa venne sottoposta nei reparti psichiatrici di cui per dodici anni in tutto fu sofferente, eppure artisticamente ispirata ospite.
“È uno spettacolo che fa pensare - ci dice un cordiale ed affabile Boni, affiancato da Prayer, nel camerino del Castello prima di salire sul palco -. Di Alda Merini ci colpisce la sua eterna presenza, la lingua che non invecchia. Il verso è sempre presente, non senti polvere sopra. È come viva, e sempre attuale. Lei è di domani, non di oggi.”
“Sentire lei, impossibilitata ormai a scrivere, che detta la sua poesia è come immaginare Mozart che detta a Salieri il Requiem - aggiungono i due interpreti -. C'è sempre la freschezza della parola, l'immediatezza. Alda è “rara”. E come lei, ci hanno sempre attratto i bistrattati.”
Per l'appuntamento con “Il Canto degli Esclusi” al Teatro al Castello Tito Gobbi c'è il pienone. La qual cosa non è scontata, visto che si tratta di una serata che parla di poesia: tematica che oggi di certo non è tra le più popolari.
Il grande riscontro del pubblico è invece assai più prevedibile, se non persino ovvio, se consideriamo che uno dei due interpreti sul palco è la star di quella fiction che ha riempito per mesi - durante le riprese a Bassano e dintorni e quindi con la messa in onda su Rai 1 - le cronache e le chiacchiere cittadine. L'onda lunga della Tv nazionale e dei suoi idoli da teleschermo fa sempre il suo effetto e Alessio Boni, nell'immaginario collettivo di questa città, continuerà a vestire per sempre i panni del dispotico, e progressivamente umanizzato dal corso degli eventi, Giovanni Franza. Non potremmo altrimenti giustificare la generale corsa al botteghino, iniziata già da un'ora prima dello spettacolo, che precede lo “spegnete le luci”.
Eppure Alessio Boni a Bassano c'era già stato, molto prima di “Di Padre in Figlia”. Precisamente nel 2012 - sempre al Teatro al Castello e sempre per Operaestate Festival - quando portò in scena, da solo e accompagnato da due musicisti, la performance teatrale “Caravaggio - Nero d'avorio” dopo avere interpretato la figura del grandioso “pittore maledetto”, quattro anni prima, in un'altra miniserie televisiva.
Ma Caravaggio non beve grappa, non passeggia in piazza Libertà e non fa il bagno sul Brenta: e alzi la mano chi, super-affezionati e addetti ai lavori a parte, si ricorda di quella prima apparizione.
Non è comunque facile, per Boni e Prayer, far fronte all'impegno artistico in cartellone.
Da qualche ora la città di Bassano ha infatti appreso della morte del suo giovane concittadino Luca Russo, vittima della follia del terrorismo di matrice islamica a Barcellona. Facendo riflettere sull'opportunità di proporre lo spettacolo in una simile circostanza. Ma “Il Canto degli Esclusi”, invece, viene proposto regolarmente.
Lo chiarisce l'assessore alla Cultura Giovanni Cunico, al microfono, prima di un minuto di raccoglimento che precede l'entrata in scena dei due attori: “Fare lo spettacolo questa sera è un segnale a chi vuole infondere paura, toglierci la libertà di ritrovarci e di passare una serata in un teatro. Questa serata è dedicata a Luca Russo.” E alla fine dello spettacolo, in forma di breve e sentito bis, i due interpreti leggono alcuni ironici aforismi di Alda Merini, dedicandoli a Luca: “Siamo sicuri che gli sarebbero piaciuti.”
“Qualsiasi contingenza che accade nella vita reale te la porti in scena e ti condiziona - afferma, prima di salire sul palco, Alessio Boni -. Stasera sarà diverso, è una cosa che ti invade, ti colpisce e ti entra dentro. Oggi ho visto ancora una volta quanto i bassanesi tengano alla loro città, al suo decoro, alla cittadinanza. Un cittadino viene a mancare e qui ho visto tante facce appese, tanti sguardi persi. Mi dispiace che proprio oggi dobbiamo fare lo spettacolo, ma con la poesia di Alda Merini sarà una serata col valore aggiunto della delicatezza del cuore.”
Bassano del Grappa e i bassanesi, per il Giovanni Franza della Tv, non sono del resto una città e una popolazione qualsiasi.
“Bassano mi piace molto, mi è rimasta, e non lo dico per piaggeria - ci conferma Boni -. La cosa che mi ha colpito, frequentando per lavoro regioni diverse, è l'accoglienza. Siete accoglienti di natura. I bassanesi mi hanno sempre accolto bene sin dall'inizio e qui ho trovato degli amici incredibili come Jacopo Poli, Roberto Astuni o Giovanni (l'assessore Cunico, NdR) che questa sera sono qui a vedermi. Non capita sovente, per chi fa il mio mestiere, di conoscere una città e avere il piacere di ritornarci. L'accoglienza, come dicevano i greci, è la più alta civiltà di un popolo.”
“Tornare a Bassano - prosegue - è un modo anche per passeggiare nelle piazze, andare a Rosà o a Schiavon. Mi piace questa situazione. Domani devo già ripartire ma prima vado a farmi un giro al mercato.”
Al termine de “Il Canto degli Esclusi” scrosciano ripetutamente gli applausi.
Merito anche di un tandem affiatato di attori che ha fatto scoprire (o riscoprire) ai più la lirica vivissima, contemporanea e graffiante della poetessa dei Navigli.
A riflettori spenti, buona parte del pubblico si riversa sotto il palcoscenico a fare la fila per un autografo o un selfie con Alessio Boni. È l'eterna legge della Tv: a leggere le poesie sono stati in due, con un Marcello Prayer davvero all'altezza della situazione.
Ma il popolo è tutto, e solamente, per Kaiser Franza.

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