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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Vuoto a perdere

Cittadella della Giustizia, Tribunale di Vicenza, Tribunale della Pedemontana: analisi di un circolo vizioso che rischia di non portare a nulla

Pubblicato il 27-09-2016
Visto 3.613 volte

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“Vuoto a perdere”. Dal vocabolario online treccani.it: “Recipiente che non deve essere restituito, o che comunque non viene rimborsato”.
Ci mancherebbe altro: anche perché, per rimborsarlo, lo Stato dovrebbe sganciare circa 20 milioni di euro, finanziati peraltro all'origine dai risparmiatori postali italiani. La metafora è chiara: mi riferisco alla Cittadella della Giustizia di Bassano del Grappa, vuota che più vuota non si può. Talmente vuota che - per una assurdità imposta dalla legge, degna del miglio Kafka - nei giorni scorsi è stata oggetto di una serie di verifiche di collaudo tecnico-amministrativo, a carico del Comune, per dichiarare chiuso il cantiere e ratificare l'agibilità del complesso edilizio.
Perché lo scatolone fantasma di via Marinali - reso inutile da quello stesso Ministero della Giustizia che ne ha voluto la costruzione - va mantenuto e le situazioni di degrado, facili a svilupparsi in uno stabile abbandonato, vanno in qualche modo prevenute. E il collaudo è comunque un passo necessario perché la struttura passi un domani nelle disponibilità del Comune.

Un corridoio della Cittadella della Giustizia di Bassano (foto Alessandro Tich)

La qual cosa, quand'anche avverrà, aprirà il nuovo capitolo della futura destinazione d'uso dell'abnorme spreco di investimenti pubblici. Ma questo fa parte della categoria “Domani chissà”.
Per quanto riguarda l'oggi, dobbiamo accontentarci di avere a che fare con un gigantesco paradosso. Mentre un'occulta regia fa combaciare la contraddittoria formalità del collaudo di un immobile destinato a rimanere chiuso e le ultime pie speranze, ormai ridotte al lumicino, di istituire a Bassano il Tribunale della Pedemontana con il contemporaneo scandalo dei problemi edilizio-strutturali del Tribunale Borgo Berga di Vicenza.
Il Palazzo di Giustizia vicentino - costato a sua volta 24 milioni di soldi pubblici e a cui il soppresso Tribunale di Bassano è stato accorpato - riempie in questi giorni le pagine dei media per le infinite magagne che lo riguardano. Infiltrazioni, allagamenti, scollamenti, crepe sui muri. E persino cedimenti: una parte della struttura, come rilevato da controlli tecnici, si starebbe inclinando e sarebbe già sprofondata di 5 centimetri.
Ne è scaturito un vespaio di polemiche, discussioni, interrogazioni parlamentari. A seguito delle quali la Corte dei Conti ha aperto d'ufficio un'istruttoria per verificare eventuali responsabilità amministrativo-contabili riguardanti la progettazione o la costruzione dell'edificio.
Davvero encomiabile, l'azione della magistratura contabile. Peccato che un analogo interesse, da parte della Corte dei Conti, non sia scattato “d'ufficio” anche in merito ai soldi pubblici buttati nel water per la Cittadella della Giustizia bassanese. Anche se - trattandosi di un'azione governativa, messa in atto con la riforma della geografia giudiziaria peraltro su delega del parlamento - è molto più difficile trovare il “colpevole”.
Sui problemi strutturali del nuovo Tribunale di Vicenza, inaugurato appena quattro anni fa, si è mosso persino l'imperscrutabile ministro della Giustizia Andrea Orlando, esponente di quel PD che nella campagna elettorale delle ultime politiche aveva inserito il salvataggio del Tribunale di Bassano nel proprio “Programma Giustizia”. Il Guardasigilli, dal canto suo, ha pure dichiarato di “avere attivato tutte le verifiche necessarie a individuare le cause dei disservizi, le eventuali responsabilità e le soluzioni più rapide ed efficaci”.
Morale della favola: l'emergenza Borgo Berga sta deviando la pubblica attenzione sulle impellenti necessità del Palazzo di Giustizia vicentino, al netto degli enormi problemi del funzionamento della Giustizia, conseguenti proprio all'accorpamento di Bassano, nel capoluogo berico. E così, la questione del Tribunale della Pedemontana - ovvero del recupero, con circondario giudiziario allargato, del Tribunale di Bassano - si trova relegata nelle retrovie.
Non che sia mai stata in prima linea negli interessi dello Stato: ma questa volta siamo ai minimi storici.
Prova ne siano gli “stati generali” sul Tribunale della Pedemontana convocati per venerdì prossimo alle 9.30 al Teatro Duse di Asolo.
“L’incontro - informa un comunicato del Comune di Bassano - è aperto a tutta la società civile e farà il punto su una serie di dati, proiezioni, statistiche, realtà socio-economiche da cui emergerà la necessità di attivare quanto prima un nuovo presidio di giustizia.”
Si preannuncia un'adunata di quelle importanti: sono attesi il governatore Zaia (immancabile in queste occasioni), parlamentari, sindaci con fascia tricolore, categorie economiche, magistrati, avvocati.
Peccato che al convegnone di Asolo non sarà presente il governo, ovvero l'interlocutore principale della questione. Non dico con il ministro Orlando - giammai fosse, per carità - ma neanche con qualche sottosegretario preso per la giacca da qualche parlamentare dell'attuale maggioranza di governo.
Ministero della Giustizia, Cittadella della Giustizia, Tribunale di Vicenza, Tribunale della Pedemontana: sono i quattro punti cardinali di un circolo vizioso che rischia di non portare a nulla. Ovvero di risolversi ancora e sempre con un vuoto a perdere: come il tempo perso che sembra avvolgere, sempre di più, questa storia.

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