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Alessandro Tich
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L'orso delle polemiche
Dopo gli attacchi del plantigrado sull'Altopiano di Asiago, è levata di scudi contro l'animale. Coldiretti attacca la Regione Veneto, che replica: “Regione attiva da tempo. L'orso non si può abbattere, va disciplinato e tenuto lontano”
Pubblicato il 24-06-2014
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L'orso delle polemiche. Dopo i ripetuti attacchi degli ultimi giorni al bestiame in alpeggio del plantigrado apparso sull'Altopiano di Asiago - e in particolare dopo l'incursione nella notte tra sabato e domenica in Malga Galmarara vicino a Camporovere, con due vacche uccise e diverse altre gravemente ferite, e un ulteriore attacco che ha ferito altri animali e disperso la mandria - è ormai allarme dichiarato tra gli allevatori e gli operatori economici della zona interessata dagli appetiti della bestia.
In una nota diffusa ieri da Coldiretti Vicenza, a seguito di una conferenza stampa convocata d'urgenza nella sede Coldiretti di Asiago, si afferma che a seguito delle incursioni dell'orso nelle aree di pascolo la “situazione è fuori controllo” e che “i malghesi stanno abbandonando in massa in territorio montano”.
Molto dura la reazione del presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola: “Avevamo annunciato fin da subito che gli strumenti proposti dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato non sarebbero serviti a nulla. L’orso è stato trattato alla stregua di un animale da cortile, adottando misure di contenimento ridicole. Il recinto anti-orso, infatti, è stato abbattuto con poche zampate, con il rischio che oggi l’animale sia ancora più pericoloso.”
L'impronta lasciata dall'orso sul terreno di Malga Galmarara
“Il patrimonio delle malghe dell'Altopiano rischia di andare perduto”
Il presidente Cerantola ha puntato il dito sulla Regione Veneto la quale, come da sua dichiarazione, “ha finanziato un progetto di ripopolamento di orsi, lupi e linci in tutta la montagna veneta, senza pensare di far fronte alle conseguenze che gli stessi avrebbero determinato se non adeguatamente monitorati”.
Sempre Cerantola, unitamente al direttore provinciale di Coldiretti Vicenza Giovanni Pasquali, ha lanciato una pessimistica previsione: “La conseguenza di questi attacchi e del ripopolamento di specie animali pericolose per gli allevamenti e, potenzialmente, anche per l’uomo sarà l’abbandono totale della montagna da parte delle attività imprenditoriali e produttive, con conseguenze inimmaginabili al settore primario ed al turismo”.
L'associazione di categoria ha informato il Prefetto di Vicenza dell’accaduto e scriverà al presidente della Regione Veneto Luca Zaia per manifestare “viva preoccupazione”. “Sono oltre cento le malghe dell’Altopiano, un patrimonio unico in tutto il panorama europeo, che rischia di andare perduto” - sottolinea il comunicato trasmesso in redazione.
Il nuovo sindaco di Asiago Roberto Rigoni Stern - presente alla conferenza stampa assieme ad amministratori dei Comuni di Roana, Rotzo e Foza - ha evidenziato che “va presa in seria considerazione la pericolosità dell’animale per l’alpeggio, ma anche per le persone”. “Il Corpo Forestale dello Stato - ha aggiunto il primo cittadino asiaghese - non può limitarsi ad agire attraverso slogan che non possono tranquillizzare.” Parole condivise anche dal consigliere regionale Nicola Finco, presente all’incontro: “E' indispensabile radiocontrollare con urgenza l’animale e fare sì che vengano disposti adeguati risarcimenti a favore degli allevatori colpiti, prevedendo una copertura anche per i danni indiretti.”
Non è solo la ricomparsa dell'orso, tuttavia, a preoccupare gli operatori del settore: i problemi di “convivenza” tra le attività agricole e di alpeggio e la fauna selvatica sull'Altopiano non si limitano infatti alle attuali scorribande del plantigrado.
“Non dobbiamo dimenticare anche la forte presenza di caprioli e mufloni che devastano le colture e che va affrontata - ha rilevato il presidente di zona Coldiretti di Asiago Dino Panozzo -. Le istituzioni devono iniziare a riflettere sul rischio che la montagna venga abbandonata dalle attività produttive agricole, con danni pesantissimi al settore primario, ma anche al turismo ed all’indotto che ne deriva.”
“Irritato e spaventato” Giuseppe Rigon, gestore di Malga Galmarara: “Da due notti non chiudiamo occhio per la paura che l’orso si ripresenti, come è accaduto. I nostri animali, impauriti, non mangiano e la notte tra domenica e lunedì sono stati feriti altri capi.”
Martino Cerantola ha quindi rimarcato quello che a suo dire è “l’assoluto immobilismo della Regione e del Corpo Forestale dello Stato”.
“Ogni giorno che passa - ha ancora dichiarato il presidente di Coldiretti Vicenza - non fa che aumentare i danni diretti ed indiretti, che dovrebbero essere ripagati proprio da chi si ostina a non adottare le opportune misure di salvaguardia degli animali d’allevamento e delle persone. Si dovrà pensare anche al mancato guadagno derivante dal turismo di malga e non solo ed ai tanti allevatori che lasciano la montagna per la paura degli attacchi dell’orso.”
“La Regione Veneto - ha concluso Cerantola - riunisca con urgenza un tavolo tecnico per informare il mondo imprenditoriale agricolo e degli allevatori relativamente alle precise modalità di ripopolamento di queste specie animali, con specificazione chiara di costi e uomini in campo, nonché delle contromisure preventivate per far fronte ai conseguenti danni.”
La Regione: “Non siamo impreparati per gestire la situazione”
“Il problema dell’orso, lo sappiamo tutti, non nasce oggi - replica l'assessore alla Caccia della Regione Veneto Daniele Stival -. Coscienti di questo, abbiamo già da anni stretto rapporti di collaborazione con il Ministero dell’Ambiente, il Corpo Forestale dello Stato e il Corpo di Polizia Provinciale. Abbiamo già formato squadre di emergenza e stiamo collaudando sul territorio un sistema efficace di segnalazione. Non siamo quindi impreparati per gestire la situazione. La scorsa notte abbiamo consegnato la recinzione elettrificata e assicurato il presidio della zona proprio grazie al Corpo Forestale dello Stato e alla Polizia provinciale. Ci stiamo inoltre attrezzando per poter fare dissuasione secondo i criteri di intervento autorizzati dal Ministero, che, lo ricordo, è competente in materia.” “Per l’orso, e lo abbiamo fatto recentemente anche per il lupo - prosegue Stival, rispondendo alle critiche di Cerantola -, dobbiamo chiarire con forza che la Regione del Veneto non finanzia nessun intervento di ripopolamento, ci mancherebbe altro!”
“Gli allevatori sono comprensibilmente preoccupati - aggiunge l'assessore -, ma devono sapere che l’intenzione della giunta regionale non è certo quella di favorire l’orso e le sue scorribande. L’obiettivo è invece quello di rendergli la vita più difficile, proteggendo le prede e dissuadendolo dall’assumere atteggiamenti via via più impattanti.”
“Anche l’orso - specifica l'assessore regionale - sta ricomparendo in tutto l’arco alpino, negli spazi che un tempo gli erano abituali. Giunge dalla Slovenia e dal vicino Trentino, spostandosi con grande facilità. Non possiamo abbatterlo, perché è specie altamente protetta dall’Unione Europea. Sarebbe reato perseguito penalmente e automaticamente si aprirebbe una procedura di infrazione a livello comunitario. La sfida non può che essere quella di imparare a gestirlo. Limitando i danni, apprestando difese efficaci e, in caso di danno, risarcire gli allevatori che si ritrovano con capi di bestiame predati e mandrie spaventate”.”
“L’obiettivo della Regione - conclude Stival - è stato quello di reperire dei fondi non a carico dei cittadini veneti ma a carico dell’Unione Europea. Bisogna sensibilizzare le comunità locali ed informare gli allevatori sulla possibilità di ricevere in uso gratuito le recinzioni e su come fare tempestive e documentate segnalazioni per ricevere i contributi a fronte di danni subiti.”
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