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Tra ciclisti “vintage” e biciclette d'epoca: cronaca, impressioni e curiosità del primo “Criterium d'altri tempi” in centro storico a Bassano

Pubblicato il 05-09-2013
Visto 4.764 volte

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Elena Pavan

“Occhio alle macchine! Occhio alle macchine!”.
Luca Maria Chenet, maglietta scura “Sportful” d'ordinanza, sveste per una sera i panni di presidente di Confcommercio Bassano per indossare quelli di organizzatore e concorrente del primo “Criterium d'altri tempi”: la “sfida notturna di regolarità a coppie per velocipedi storici e non nel centro storico di Bassano del Grappa” organizzata dagli aficionados del pedale del gruppo Ciclisti Storici Bassanesi e del Veloce Club Borgo Brocchi per “promuovere il ciclismo urbano in tutte le sue forme” e “valorizzare il centro della città”.
Siamo in via Schiavonetti - angolo Palazzo Sturm versus “Buei” - ed è in corso la prima delle due manche della kermesse non competitiva, nella quale sia il primo che il secondo partecipante di ogni coppia iscritta devono compiere tre giri sul medesimo percorso prefissato tra piazza Libertà e le altre vie del “salotto” cittadino: vince la coppia i cui due tempi realizzati sono i più vicini l'uno all'altro.

Alcuni partecipanti al 1° Criterium ciclistico d'altri tempi a Bassano. Foto "d'epoca" di Alessandro Tich

Il “via” alla manifestazione viene dato alle 19.30 e la prova si svolge quindi in buona parte in orario pre-Ztl serale. E in via Schiavonetti - sede di partenza e di arrivo nonché punto dei riscontri cronometrici della giuria - oltre al passaggio degli arditi delle due ruote, è anche un continuo passaggio di automobili provenienti dalle vie Gamba e Ferracina, instradate in questo tratto dagli addetti all'organizzazione su una corsia parallela.
Da qui l'avvertimento del superattivo Chenet, che prima di montare in sella per fare la sua parte di gara richiama l'attenzione sulla presenza delle autovetture usando come megafono...un cono stradale. In piena sintonia col regolamento del Criterium, che bandisce le odierne attrezzature e tecnologie, di qualsiasi tipo: guai, ad esempio, a portarsi in bici un orologio per sbirciare le lancette e controllare quindi il tempo durante la corsa. L'unico orologio concesso, per i partecipanti alla prova di regolarità, è quello “biologico” delle gambe e dei polmoni.
Ammesse inoltre solo ed esclusivamente biciclette “di qualsiasi modello, foggia o forma” prodotte fino al 1987. Con conseguente abbigliamento di gara, che deve essere il più vicino possibile all'epoca della bicicletta usata.
E in quanto alle “mise” utilizzate allo scopo, per le quali viene persino stilata una classifica a parte, ne vediamo davvero di tutti i colori.
C'è chi pedala in elegante completo primi del '900, chi coi pantaloni alla zuava, chi in tenuta da ciclista anni '60. Alcuni iscritti alla gara sembrano usciti da una sfilata di moda d'epoca, altri invece sembrano usciti da un film di Fantozzi: ma proprio questo è il bello della manifestazione.
Con una “sfilata” di accessori assolutamente d'antan: dai berrettoni e tiracche in stile “Il Monello” di Charlie Chaplin alle camicione a quadri di lana, dalle magliette coi marchi “Bianchi - Faema” o “Wilier Triestina” ai cestini di campagna davanti al manubrio, dagli occhiali sulla fronte tipo Binda & Guerra ai mitici cappellini col frontino alzato alla Eddy Merckx.
E a proposito di Merckx: sarà anche una prova non competitiva - dove non vince la coppia che arriva prima ma appunto la coppia con la differenza più bassa tra la somma dei tempi -, ma diversi partecipanti sembrano proprio dei “cannibali”. C'è chi sfreccia al passaggio cronometrico di Palazzo Sturm a ritmo davvero sostenuto. Del resto la parola “velocipede” non si adatta, di per sé stessa, a un'andatura a tartaruga.
E c'è da stare attenti perché i ciclisti, provenienti da via Ferracina, sbucano all'improvviso. Cosa che impegna costantemente il servizio d'ordine a comunicare ad alta voce l'arrivo dei concorrenti e a tenere a bada non solo le auto di passaggio, ma anche i pedoni che si sporgono un po' troppo oltre il marciapiede o che continuano ad attraversare allegramente la strada.
I protagonisti del “Criterium d'altri tempi”, insomma, vanno a tutta birra: e non solo in senso figurato.
Già: perché per rinfrancare gli sforzi degli eroi del pedale, ma anche l'energia del pubblico plaudente, è stato infatti allestito nella terrazza di Palazzo Sturm uno strategico chiosco che spina bicchieri di “bionda” a tutto andare.
Anche i dirimpettai birrai dei “Buei”, in quanto a spillatura della schiumosa bevanda, hanno il loro bel daffare e i ciclisti vintage - prima, dopo, e qualcuno anche durante la prova cronometrata - non si tirano assolutamente indietro: ci fosse il controllo antidoping, verrebbero sicuramente rilevate alte concentrazioni di luppolo e malto.
Per essere alla sua prima edizione, l'evento ciclistico è un successo: gli iscritti sono un bel gruppone e alla partenza-traguardo è presente un folto e rumoroso pubblico.
Dunque, è qui la festa. E anche molto animata: con partenze “alla bersagliera”, zig zag tra i birilli sulla strada, qualche piccolo cozzo di ruote al passaggio di testimone tra la prima e la seconda frazione, un po' di “parole” al vento, brindisi volanti, simpatici sfottò, alcune gag dei partecipanti più spiritosi, urla di incitamento delle claque al seguito dei ciclisti e persino l'immancabile Suv parcheggiato proprio di fronte al rilievo cronometrico che riesce a partire - nonostante il “regolato caos” a pochi metri di distanza - senza problemi, per quell'incontro ravvicinato tra le due e le quattro ruote che è stata l'unica concessione del “Criterium d'altri tempi” al mondo contemporaneo.
Una kermesse all'insegna del “come eravamo” il cui clima goliardico e ruspante è tutto racchiuso nella frase rivolta da uno spettatore a un trafelato concorrente che ha appena concluso i suoi tre giri di gara: “D.C., no te ghe pì vent'ani par far ste robe qua!”.

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