Connessioni contemporanee
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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Pubblicato il 03-09-2013
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Abolire le parole “padre” e “madre” nei documenti scolastici ufficiali?
Si può fare. Il ministro dell'Integrazione e delle Politiche Giovanili Cécile Kyenge - a margine della 70ma Mostra del Cinema di Venezia - si dichiara d'accordo con la proposta, lanciata dalla neo-delegata ai diritti civili del Comune di Venezia Camilla Seibezzi, di utilizzare il termine “genitore” nei documenti di scuola, per annullare la distinzione fra coppie di genitori eterosessuali e omosessuali.
“Mi sono sempre battuta per le pari opportunità - ha dichiarato Kyenge -. Se questa è una proposta che le rafforza, mi trova d’accordo.”
L'assessore Donazzan e il ministro Kyenge: posizioni divergenti sul concetto di "genitori"
Va detto che l'affermazione del ministro è riferita ad un'ipotesi che non necessariamente prenderà corpo nel Comune di Venezia. La proposta di Seibezzi è ispirata ad un analogo provvedimento realizzato dal governo Zapatero in Spagna nel 2006 e messo in atto, da quest'anno, anche dal governo socialista di Hollande in Francia che ha addirittura abolito i termini “padre” e “madre” dal Codice Civile. Secondo la delegata dell'Amministrazione veneziana, vanno quindi introdotte le diciture “genitore 1” e “genitore 2” al posto di “papà” e “mamma” nei moduli di iscrizione agli asili nido e alle scuole dell'infanzia.
Per l'eventuale approvazione della rivoluzionaria - almeno per l'Italia - novità sarà comunque una strada in salita: l'ipotesi-Seibezzi ha infatti già sollevato forti perplessità e dichiarazioni di contrarietà nella stessa maggioranza che governa il capoluogo lagunare, sindaco Orsoni compreso.
Ma le parole espresse al riguardo dell'esponente di governo, nel frattempo, sono bastate a scatenare la reazione dell'assessore regionale all'Istruzione Elena Donazzan, notoria paladina della famiglia “tradizionale” basata sul vincolo coniugale eterosessuale.
“Fare i genitori non è un gioco - commenta Donazzan in una nota diffusa oggi alle redazioni -. Dal concetto di matrimonio e famiglia derivano non solo diritti, ma anche tutti quei doveri che madre e padre ogni giorno cercano di rispettare.”
“Il Ministro Kienge - prosegue l'esponente del PdL - non si copra con il ruolo “istituzionale” per fare dichiarazioni di parte. Non è oggetto di accordo di Governo, quindi di posizioni istituzionali condivise, il dibattito su due istituti fondamentali per la nostra società come famiglia e matrimonio.”
“Consiglio al Ministro - conclude l'assessore regionale - di leggersi l'art. 29 della Costituzione e l'art. 143 del Codice Civile. Quando conosciuta la Costituzione, carta fondamentale per la cittadinanza che è un dovere prima ancora che un diritto, ci ripensi. Se non è d'accordo si dimetta, gli italiani se ne faranno una ragione.”