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La locomotiva industriale italiana si sta fermando.
Tiene il complesso dell’economia nel 2023 ma arrivati alla stazione di fine anno, superato il Capodanno, nel 2024 si tornerà alla stagione dello “zero virgola”.
Il Prodotto interno lordo italiano crescerà del +0,7% nel 2023, mentre nel 2024 la crescita si attesterà sul +0,5%, contro il +1,2% stimato a marzo di quest’anno, una caduta libera nelle previsioni dello 0,7%. È lo scenario presentato questa mattina nel rapporto di previsione del Centro Studi di Confindustria. Gli industriali italiani temono, dopo due anni di buone performance dell’economia italiana, il “ritorno al passato”.

Il punto di vista di Confindustria sulla crisi
«L’economia italiana sta di nuovo scivolando verso i modesti ritmi di crescita che l’avevano contraddistinta nei decenni precedenti».
Per Confindustria uno degli allarmi principali riguarda gli investimenti, ormai in preoccupante calo secondo tutte le rilevazioni disponibili.
«Viene meno la spinta delle costruzioni e di Industria 4.0. Gli investimenti fissi lordi sono visti in brusca frenata dal +9,7 del 2022 al +0,5% quest’anno, ed in calo del -0,1% nel 2024. Pesa soprattutto la perdurante intonazione restrittiva della politica monetaria, che sta avendo un impatto più profondo dell’atteso e continuerà ad averlo per un periodo più lungo ma anche il minor ammontare di investimenti realizzati con il Pnrr rispetto a quanto programmato nel Def di aprile scorso».
La produzione industriale è in calo soprattutto «per i settori energivori come carta, chimica, metalli non metalliferi e metallurgia, e quelli che rientrano nella filiera delle costruzioni come legno e prodotti in metallo. Emerge, al contrario, una maggiore dinamicità per i comparti ad alta tecnologia come la farmaceutica e le attività di computer ed elettronica e delle apparecchiature elettriche».
Peserà moltissimo in questo fine 2023 e inizio 2024 anche l’impatto dell’inflazione e degli alti prezzi al consumo.
Nell’analisi del Centro Studi di Confindustria «la spesa delle famiglie è quasi ferma nella seconda metà del 2023. Tornerà ad aumentare nel 2024 (+0,6%), con più slancio nella seconda metà dell’anno, sulla scia della discesa dell’inflazione e, quindi, del recupero del potere d’acquisto, oltre che sospinti da un miglioramento delle condizioni economiche e da una dinamica salariale più sostenuta».
Un primo “assaggio” della frenata industriale che si sta materializzando si vede anche in Veneto. La cassa integrazione è ritornata nell’agenda economica regionale, al netto delle situazioni di crisi industriale che coinvolgono da tempo alcune grandi aziende. I dati dell’Osservatorio dell’Inps rimandano agli anni complicati dell’ultima grande crisi: a settembre rispetto al mese precedente le ore di cassa integrazione ordinaria sono sostanzialmente raddoppiate.
Preoccupa il mondo dell’impresa anche il percorso accidentato di messa a terra dei fondi del PNRR, in ritardo nel cronoprogramma e destinati molto probabilmente ad un complessivo ridimensionamento in termini di opere da finanziare.
«La piena efficacia del PNRR è condizionata al rispetto dei tempi previsti e all’attuazione delle riforme in programma. Il venir meno di uno di questi elementi implicherebbe un minor contributo alla crescita. L’ipotesi prudenziale sottostante questo scenario è che nel biennio 2023-2024 si avrà un utilizzo solo parziale delle risorse che erano state programmate nel DEF di aprile scorso», scrive il CsC di Confindustria.
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