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Invecchiamento e infiammazioni non vanno sempre a braccetto
I rimborsi per “ristorare” gli azionisti delle ex banche venete, finite in liquidazione coatta amministrativa nel giugno 2017, sono di fatto fermi. O meglio arrivano con il contagocce, senza ormai rispettare nessun tipo di cronoprogramma. Nell’ultimo articolo su Bassanonet, pubblicato ai primi di ottobre dello scorso anno, davamo conto di un’accelerazione nella validazione dei rimborsi e dei relativi bonifici in partenza. Così non è stato, e i risparmiatori bassanesi e vicentini adesso cominciano realmente a preoccuparsi (www.bassanonet.it/economia/28736in_arrivo_i_primi_rimborsi_per_gli_azionisti_delle.html). I fondi per ripagare il 30% circa del valore di acquisto delle azioni di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca sono dunque “congelati” in qualche conto tecnico della burocrazia ministeriale. Si segnalano pochissimi rimborsi arrivati nel bassanese, e non si sa bene – perché la politica non lo ha affatto spiegato – in base a quali criteri di liquidazione. Tra i parlamentari vicentini, l’unico in prima fila a battagliare per avere qualche risposta dagli ambienti ministeriali è Pierantonio Zanettin (Forza Italia), membro della Commissione Parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario.
Purtroppo lo stato dell’arte della questione è come al solito nebuloso: in settimana è arrivata in Commissione una relazione tecnica da parte del sottosegretario veneziano Pier Paolo Baretta (Partito Democratico) che “aggiornava” sugli ultimi sviluppi del Fondo indennizzo risparmiatori. «In questo documento viene, a mio giudizio, ufficialmente certificato una volta per tutte quello che avevamo già denunciato nei mesi scorsi, anche dalle vostre pagine. Il Fir si sta dimostrando un flop», commenta l’avvocato Zanettin. Il Fir è l’acronimo di “Fondo indennizzo risparmiatori”, creato per rimborsare gli azionisti e gli obbligazionisti subordinati delle due banche popolari venete (unitamente ai risparmiatori coinvolti dal default delle altre banche “saltate” in giro per l’Italia). Dal punto di vista tecnico l’operatività del Fir è affidata alla Consap, la Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblici. «Dopo quasi otto mesi dalla scadenza del termine per presentare la domanda, neppure 10.000 pratiche sono state vagliate positivamente e sono stati erogati acconti per appena 18.000.000 di euro, su un miliardo e mezzo di euro stanziato.
Circa 1.800 euro a pratica, una autentica miseria. Nelle ultime settimane inoltre molti professionisti si stanno lamentando delle astruse richieste di integrazioni documentali ricevute dalla Consap, La relazione certifica che circa il 60 per cento delle pratiche presentate è stato sospeso, in attesa che gli interessati producano nuovi documenti».

Oltre alle complicazioni legate al Covid, la preoccupazione di molti risparmiatori bassanesi riguarda adesso anche gli effetti della crisi di governo in atto, che potrebbe rendere, come spesso accade quando si devono cercare alla fonte i responsabili di un disservizio legato alla politica, più difficoltoso trovare gli interlocutori diretti che si occupano del dossier. «Le banche a distanza di molti anni hanno difficoltà a reperire nuova documentazione e quindi i risparmiatori si stanno preoccupando e arrabbiando davvero per la sorte dei loro soldi. E’ un autentico disastro: manca ancora il decreto “Patrimoni” per cui non possono essere neppure esaminate le pratiche forfettarie basate sul requisito patrimoniale. Con queste prospettive ci vorranno anni per uscirne. Bisogna modificare e semplificare la normativa finora varata, questa è troppo complicata da applicare.
Credo con il nuovo governo Draghi, si potrà lavorare in Parlamento con uno spirito costruttivo, che è mancato con i precedenti governi. E’ evidente che quanto fatto fino ad oggi ci ha portato solo in un vicolo cieco».
Sembra di capire che anche per i rimborsi degli ex azionisti delle banche popolari venete ci penserà “Super Mario”.
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