Ultimora
15 Mar 2025 17:59
Nave Amerigo Vespucci a Venezia, si prepara festa sull'acqua
15 Mar 2025 17:50
Nevicate tra 10 e 20 centimetri sulle strade montane in Veneto
15 Mar 2025 17:32
Calcio: Verona corsaro a Udine, salvezza più vicina
15 Mar 2025 15:31
Dal World Health Forum Veneto 2025 un decalogo per la sanità
15 Mar 2025 14:52
Sventò femminicidio, Comuni chiedono onorificenza a Mattarella
15 Mar 2025 14:52
Ipovedente da 4 anni, scia e vuole andare alle Paralimpiadi
16 Mar 2025 03:25
Trump attacca gli Houthi, raffica di raid su Sanaa
16 Mar 2025 00:17
Ventenne ucciso a Napoli: era parente di Annalisa Durante, la 14enne vittima innocente dei clan
15 Mar 2025 23:24
I verbali di Carmine Gallo: 'Pazzali chiese informazioni sui La Russa'
15 Mar 2025 23:18
Belgrado, almeno 56 feriti e 22 arresti negli incidenti del raduno contro il governo
15 Mar 2025 22:52
Serie A: Torino batte Empoli 1-0, decide Vlasic al 70' CRONACA e FOTO
15 Mar 2025 22:45
Serie A: Torino Empoli 1-0 CRONACA e FOTO
Un tour mondiale, nei club più prestigiosi del pianeta. Collaborazioni e remix per nomi scottanti della scena rock e dance. Un mix terrificante di punk e electro. Un’ideologia del caos alle spalle. Alle origini, Bassano del Grappa.
Tutto questo sono in questo momento i Bloody Beetroots, autentico fenomeno mediatico del panorama musicale alternativo. Tutto questo, anzi, è Bob Rifo, mente artistica del progetto: il compagno che lo affianca nei djset, Tommy Tea, è in realtà il tour manager.
Entrambi, originari della piccola periferia bassanese, sono l’esempio più felice e concreto di come si possa raggiungere alta visibilità anche a partire dalla provincia veneta. Il percorso di Bob Rifo con i Bloody Beetroots è stato poi ancora più paradossale: prima l’esplosione a livello internazionale, quindi l’improvvisa attenzione riservata dal pubblico e dai media italiani. È per questo, forse, che Bob sottolinea in molte interviste come questo progetto venga considerato assolutamente internazionale, e come ciò sia successo perché – fin dai primi passi – l’intenzione non è mai stata quella di lavorare nella provincia.

La copertina dell'album “Romborama”
Recensire “Romborama”, il primo lavoro dei Bloody Beetroots, non è cosa facile. Generalmente, le sonorità del disco sono violente, battute, come se il punk si fosse trasferito direttamente in pista (“Cornelius”, “Storm”, ma soprattutto la collaborazione con il producer Steve Aoki in “Warp 1.9”). In brani come “Have mercy on us”, o “Butter”, le influenze della scena dance francese – prima i Daft Punk, poi Justice, con cui hanno condiviso il palco in un tour entusiasmante in giro per il mondo – si sentono eccome, ma nonostante la battuta in 4, tipica del genere, l’attitudine è in realtà più vicina alla rabbia acida dei Prodigy (“Talking in my sleep”). Ci sono anche episodi che si richiamano all’hip-hop (passione mai sopita, a quanto dice Bob Rifo, che ha portato alla collaborazione con Marracash in “Come La”), e momenti più solari (“FFA 1985”, la bellissima “2nd streets have no name”, “Mother”).
Il punto più debole di tutto il lavoro, però, sta certamente nella lunghezza: con qualche minuto in meno, si sarebbero probabilmente potute dire le stesse cose. In realtà, questa critica viene spazzata via dall’ideologia anarchica che sta alla base del lavoro: in un’intervista rilasciata ad un magazine giapponese, Bob Rifo definisce “Romborama” come “la distruzione di tutte le forme della percezione”, una “schizofrenia musicale che rifiuta ogni definizione di genere e espande il concetto di composizione musicale”. Come se, in un certo senso, Romborama fosse la descrizione di ciò che ogni essere umano prova ogni giorno: l’intera gamma delle emozioni umane. È un messaggio particolarmente curioso, perché in qualche modo tenta di descrivere socialmente un mondo totalmente libero da regole, quale quello del dancefloor.
Bloody Beetroots significa infine anche un’intelligentissima operazione di marketing: dal nome (un’intuizione geniale per Google, provare per credere) alle maschere da uomo ragno, che Bob definisce come un richiamo alla “Commedia Veneziana dell’Arte” più che ai fumetti della Marvel, allo studio della copertina del disco, affidata al genio di Tanino Liberatore (autore della copertina di “The man from Utopia” di Frank Zappa); il progetto, insomma, funziona per l’astuta combinazione di un’immagine assolutamente vincente e di un sapiente utilizzo dell’elettronica moderna e vintage.
“Romborama” non aggiungerà molto a quanto già detto dalla dance internazionale, ma è l’avvicinamento ideale ad un progetto artistico, musicale, di marketing e di studio dell’immagine – Bloody Beetroots e quindi Bob Rifo – davvero interessante.
Il 16 marzo
- 16-03-2024Europa League
- 16-03-2023Partire in quarta nella terza età
- 16-03-2023Canova Supernova
- 16-03-2022Decisioni a tavolino
- 16-03-2022Bonjour tristesse
- 16-03-2021Anonima Ingegneri
- 16-03-2020#Si Cambia
- 16-03-2020“Madonnina”, interviene la direzione
- 16-03-2018Motore di ricerca
- 16-03-2017Il conto della giustizia
- 16-03-2017Coltivazione in casa di marijuana: due arresti dei Carabinieri di Lusiana
- 16-03-2017Piazza Grande
- 16-03-2017Il welfare danzante
- 16-03-2015E.R. - Politica in prima linea
- 16-03-2015Bassano, lo Sportello di Segretariato Sociale cambia nome
- 16-03-2015Marostica, Banca Popolare dona 12 defibrillatori al Comune
- 16-03-2012Zonta Revolution
- 16-03-2012Cassola: consiglio comunale straordinario per dire “no” al gassificatore
- 16-03-2011Maltempo: “Stato di allarme” per la zona Basso Brenta - Bacchiglione
- 16-03-2009Ricorso contro l'antenna telefonica di Via Vittorelli