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Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
Le serve e Madame Eva
Protagonista con Beatrice Vecchione e Matilde Vigna al Teatro Remondini, il 17 e il 18 febbraio. La nostra intervista a Eva Robin's
Pubblicato il 16-02-2025
Visto 4.118 volte
Lunedì 17 e martedì 18 febbraio, doppio appuntamento al Remondini con la Stagione Teatrale della Città di Bassano del Grappa, realizzata in collaborazione con Arteven.
In scena Le serve, di Jean Genet, spettacolo curato e diretto da Veronica Cruciani, la traduzione di Monica Capuani, che vedrà interpreti sul palco Eva Robin’s, Beatrice Vecchione e Matilde Vigna.
Una produzione firmata CMC – Nidodiragno, Emilia Romagna Teatro ERT/Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Bolzano, per questo classico ispirato al capolavoro scritto da Jean Genet nel 1947.

da Le Serve (foto di Laila Pozzo)
Liberamente ispirata a un fatto di cronaca che scosse l’opinione pubblica e attrasse l’attenzione dell’autore francese francese negli anni Trenta, la pièce ha come protagoniste due sorelle, Solange e Claire, che vivono un rapporto di amore-odio nei confronti della loro padrona, l’elegante, aliena “Madame” interpretata da Eva Robin’s.
Le due donne ogni sera allestiscono una cerimonia delirante in cui, a turno, interpretano la padrona e la uccidono.
Posta in evidenza, nella versione di Veronica Cruciani, una rilettura che mette in luce l’aspetto della rivalsa sociale, della rivolta delle “serve” (le bonnes) contro la padrona, attraverso un rituale che incarni la frustrazione, una sorta di gioco che non raggiunge mai il suo apice – la distorta messa in scena delle due donne viene continuamente interrotta dall’arrivo di Madame. Fino a un certo momento.
A interpretare le serve, due giovani attrici cresciute alla Scuola dello Stabile di Torino: Beatrice Vecchione – già diretta da registi come Malosti, Martone e Muscato – e Matilde Vigna, Premio Ubu come Migliore attrice Under 35 e finalista 2022 per il miglior nuovo testo italiano, già nota al pubblico bassanese per la sua partecipazione a Operaestate Festival nel 2023.
La Compagnia incontrerà il pubblico al Ridotto del Remondini martedì 18 febbraio alle ore 19. L’appuntamento rientra entrano nel progetto di conoscenza e familiarizzazione delle giovani generazioni ai linguaggi teatrali, realizzato in collaborazione con Color Cooperativa Sociale.
Per informazioni: ufficio teatro tel. 0424 519819-254214.
A Eva Robin’s, protagonista sul palco e della nostra intervista, è affidata l’interpretazione di Madame.
Dal 1993, l’esordio con un celebre testo Cocteau, un interessante percorso teatrale per l’attrice bolognese, affiancato a un nutrito elenco di esperienze televisive e relative al cinema: Eva Robin’s ha recitato, fra gli altri, Shakespeare, Goldoni, Molière, Čechov, Beckett, ma anche autori contemporanei ed è stata candidata al premio Ubu come attrice non protagonista per la messa in scena di Tutto su mia madre nel 2011.
Un’ambientazione dai tratti contemporanei, nello spettacolo. Quali aspetti senza tempo del personaggio ha voluto mettere in luce, du côté de Madame?
A essere messa in luce da Genet è la disparità sociale vissuta al tempo – il testo è del primo dopoguerra – ovvero, le ragazze, le “serve”, erano vessate da una forma di schiavitù, è un aspetto messo ben in evidenza. Nel mondo contemporaneo, nella quotidianità che viviamo, il loro ruolo si traduce in quello delle collaboratrici domestiche, occupazione molto tutelata ai giorni nostri: in genere le persone che svolgono questo lavoro sono ben consapevoli dei loro diritti e comunque hanno chi le difende nei confronti di “padrone” vessatrici come potrebbe esserlo Madame. Le due protagoniste della commedia, Claire e Solange, praticano un gioco tra loro che viene reiterato all’infinito senza poter arrivare a una conclusione e che parla anche il linguaggio della sottomissione, della frustrazione, si amano-odiano e amano-odiano Madame. Tutto parla di estremi, di contrasti e di estremi, in questo lavoro di Genet.
Protagonista della pièce è il potere del desiderio, con tensione e inappagamento che esso suscita. “Proteggimi da ciò che voglio” è una frase di una crudeltà infinita.
Ecco, quella è una frase che mi tatuerei, perché fa parte della mia esistenza. Cedere alle tentazioni è l’unica maniera per liberarsene, perché se no rimangono sospese, appese. La vivo molto soprattutto per quanto riguarda i sentimenti, nel senso che prego sempre che non mi capiti di provare una passione folle, di quelle che portano a guardare il soffitto per tutta la giornata, non ho più quel tempo lì. Per quanto attiene tutto ciò che è materiale invece mi lascio andare, se c’è un prezzo non troppo alto da pagare si può fare, si può cedere alla tentazione.
Nel gioco di ruolo che conducono le “serve” di Genet a far girare gli ingranaggi dell’amore-odio c’è il lubrificante della follia, e c’è oliato il meccanismo del continuo “dire cattivo”. Il linguaggio, potente, forgia l’azione.
Le due serve reiterano un rituale che ha della follia alla base, ma che non è un atto rivoluzionario, rimane in buona parte un gioco, come se quel “dire cattivo” fosse qualcosa di estetico, solamente di nominato. Quello delle ragazze è un gioco crudele che non arriva mai a compimento se non in proiezione, come si vedrà nel corso dello spettacolo. Il meccanismo a cui hanno dato vita si ritorce loro contro.
L’aspetto della fluidità dei segni identitari in questo scontro tra figure rese femminili (Madame detiene felinamente un potere di foggia maschile) riporta alle favole e più in là a un mondo dionisiaco, fuori controllo.
Madame è il simbolo del potere, del capitalismo. Genet aveva concepito il suo copione per una messa in scena con ragazzi en travesti. Lo vidi all’epoca con Madame interpretata da Copi, con Adriana Asti e Manuela Kustermann, per la regia di Mario Missiroli. Nel mio caso è una mise transessuale, quindi ancora più forte. Il linguaggio di Madame è reso più potente in qualche modo perché le do voce io.
Eva Robin’s ha vissuto nella vita sentimenti violetto-invidia?
Francamente non l’ho mai provata, neanche per le cose capitali, si potrebbe dire. L’altro giorno al telefono con Nicoletta Mantovani facevo un gioco, una delle domande a cui dovevamo rispondere chiedeva cosa cambierei nel mio presente e riflettendo ho risposto che sono serena così. Vorrei solamente mantenere una salute forte, per avere ancora una “centralina” ben presente che mi governi negli anni futuri, in modo da non farmi governare da altri.
I prossimi progetti artistici?
Ho partecipato a due film di recente: uno è in concorso all’International Film Festival di Rotterdam e si intitola L’Oro del Reno, opera prima di Lorenzo Pullega; l’altro è Il rapimento di Arabella, di Caterina Cavalli, con protagonista Benedetta Porcaroli. In teatro riprenderò Il frigo, diretta da Andrea Adriatico, spettacolo di Copi che interpreto da dodici anni; poi c’è un progetto la cui lavorazione riprenderà ad agosto, relativo a Quelli che si allontanano da Omelas, per la regia di Davide Sacco; nel mezzo ci sono alcune date di Le Troiane - la guerra e i maschi. Una revisione necessaria, da Euripide, per la regia di Marcela Serli.
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