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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Arte

Viaggio tra la pittura segreta di The Bank

Fino al 29 febbraio, è possibile visitare in via Marinali la mostra allestita dalla Fondazione The Bank

Pubblicato il 22-02-2024
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Chiuderà a fine febbraio, la data stabilita è giovedì 29, la mostra proposta dalla Fondazione “The Bank” (Istituto per gli Studi sulla Pittura Contemporanea) presieduta da Antonio Menon — collezionista ed estimatore di opere d’arte — esposizione allestita all’interno dei locali di quella che fu una filiale della Comit, in via Marinali.
Pittura Segreta, insieme alla personale di Michele Moro Champions League, è accolta in un luogo che evoca obiettivi di conservazione, scambi commerciali e investimento; sono rimasti a ricordarli fattivamente un ingresso a bussola, casseforti che hanno acquisito voce musicale, pannelli con ex-cassette di sicurezza che sembrano invitare a prendere chiavi per un altrove, a perdere quelle di casa per sostituirle con quelle di un mondo visionario, senza tempo dichiarato.
Negli spazi predisposti su due piani, che dal 2019 hanno accolto un museo privato e che ospiteranno un Museo della Pittura Contemporanea, ente che tra gli obiettivi intende rappresentare anche un centro nevralgico di ricerca e di formazione specialistica, si snoda il percorso espositivo curato da Cesare Biasini Selvaggi e Paolo Zanatta.

l'ingresso della mostra Pittura Segreta, della Fondazione The Bank

La mostra ha messo insieme più di settanta artisti e le loro opere datate Terzo Millennio accumunati dall’amore per la pittura e il figurativo. Tra i nomi presenti: Agostino Arrivabene, Carla Bedini, Alessandro Busci, Danilo Buccella, Andrea Chiesi, Andrea Angelo Davoli, Alex Folla, Ettore Frani, Daniele Galliano, Emanuele Giuffrida, Alfio Giurato, Federico Guida, Federico Lombardo, Andrea Martinelli, Alessandro Papetti, Domenico Piccolo, Ettore Pinelli, Enrico Robusti, Chiara Sorgato, Elisa Rossi, Cristiano Tassinari, Daniele Vezzani.
Di “segreto”, nella pittura degli autori selezionati — ma sono presenti anche alcune opere scultoree — c’è la connotazione propria della pratica artistica a cui si dedicano, che si realizza in solitudine, ore e ore trascorse al cavalletto, e nel contempo un richiamo alla «rivoluzione silenziosa della pittura, la sua capacità di rinnovarsi nel tempo, muovendosi sui sentieri accidentati quanto effimeri del presente in divenire», come ha dichiarato Cesare Biasini Selvaggi.

Ad accogliere il visitatore, tra gli altri, un “coro” di fanciulle, che chiamano alla mente le vergini suicide di Eugenides, realizzato da Daniele Vezzani. Accanto, sostano le “Scene misteriose per palazzi tenebrosi” del modenese Sergio Padovani, evocatrici di un mondo popolato di arcani e pieno di inquietudine, scene teatrali che affondano le radici nel passato e fanno sbocciare tra rami scuri visioni poetiche e maledette. “Il cercatore di luce” del toscano Andrea Martinelli, in camicia a righe, una sorta di Virgilio scomposto, lì a fianco fissa il vuoto con uno sguardo che esce dal grande volto segnato dal tempo, e sembra invitare a scegliere subito, del tutto arbitrariamente, come guida alla mostra il tema del viaggio (anche un po’ lisergico, naturalmente).
Tra le tante finestre presenti aperte ad arte sul contemporaneo colpisce “Take the road to nowhere”, di Nicola Verlato, dipinto che inquadra in un fermo immagine molto cinematografico l’attimo di un incidente in cui i corpi di quattro donne denudate vengono sbalzati fuori dall’auto, realizzato in un amalgama che fonde immagini da serialità americana e tecniche pittoriche tradizionali. Tradizione e innovazione riguardano anche la scelta dei materiali: Luca Pignatelli ha realizzato l’opera esposta in mostra su un telone ferroviario. Qualche passo più avanti, restando in tema di paesaggi, il tema dell'archeologia industriale e dell'impatto culturale delle architetture è sviluppato in un assetto dall’aria pacifica da Angelo Davoli, nel suo “Graal”. Mito e religione, con inserti fashion e anche un po’ pulp, si affacciano in “Lo svenimento di Santa Caterina”, del veneziano Saturno Buttò, e nel bizzarro “Martyrium (San Sebastiano)”, realizzato da Agostino Arrivabene. Un altro personaggio da Call me Sebastian, è quello di Lorenzo Tonda, che in “School Shooter” mette in rappresentazione in una sorta di cortocircuito il fenomeno delle sparatorie nelle scuole americane e un fatto di cronaca in cui un giovane armato venne freddato-trafitto dagli spari della polizia.
Attualità e passato, anche remoto: il gioco si struttura per livelli, come in una sorta di videogioco, anche in “L’assedio a Samarcanda” di Alex Folla, e nel “Gesù e Barabba”, raffigurati come due esseri dialoganti, affratellati, firmato Giovanni Gasparro. Si sale poi, tra la gente di spalle da leaving nowhere, che chissà dove andrà, sull’autobus di Vittorio Marella per proseguire il viaggio. Siamo solo tra i cerchi del primo girone, e alla prima quindicina di opere, ma è già ben chiara la temperie della mostra, che invita a proseguire alla scoperta dei suoi segreti fino in vetta con passo e occhi ben attenti e curiosi. Si incontreranno sale da biliardo-obitorio, gente che annega in conversazioni serali paludose, ritratti-autoritratti con o senza scrupoli, paesaggi a metà tra il parco giochi ipermoderno e scenari da Apocalisse, come quello creato da Nicola Caredda.
Al piano superiore, nella gallery #2, attende la personale di Michele Moro, intitolata Champions League. Trevigiano, classe 1964, Moro vi presenta una serie di ritratti realizzati a olio di gente comune in assetto atletico e muscolare, ovvero palestrato, ma anche un po’ punk: «Il bello rappresentato dall’io nella ritrattistica di Moro è presente in qualsiasi forma che, di per sé, può essere considerata non-bella, non-convenzionale, addirittura brutta. È questa la personale ricerca del sublime dell’artista», ha spiegato Cesare Biasini Selvaggi.

Tanta gente a visitare la mostra, come confermano gli organizzatori, un flusso continuo, nei tre mesi di apertura, di appassionati locali e di persone interessate in buona parte proveniente da fuori città — indice di correnti benefiche per l’arte, l’inizio di un circuito virtuoso.
Le due esposizioni saranno ancora aperte a ingresso libero fino a fine mese il sabato, dalle ore 17 alle 20, la domenica dalle ore 16 alle 20, e su appuntamento.
Per informazioni e dettagli: fondazionethebank.org.





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