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Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
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Modalità lettura 1 - n.6
Una recensione di Tre viaggiatori n Scandinavia, un libriccino che offre di incontro speciale con Jules Verne. Per chi sente forte il desiderio di viaggiare, anche solo con la mente
Pubblicato il 13-04-2020
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Un libriccino piccolo piccolo, questo Tre viaggiatori n Scandinavia (Nuova Editrice Berti, 2019, 93 pagine, 12 euro), ma per i lettori di Jules Verne un’occasione di incontro speciale con questo scrittore generoso e inquieto che ha fatto tanto viaggiare e in modo straordinario generazioni su generazioni di ragazzi, e non solo.
È conosciuto che Verne fu uno dei padri della fantascienza, un altro motivo di avvicinarsi a lui con rispetto e gratitudine.
Tra innumerevoli altri, il suo sogno di poter superare i confini e di andare anche solo con la mente oltre, verso l’ignoto, lo portò a scrivere due romanzi, Dalla Terra alla Luna e Intorno alla Luna, che presentavano un secolo prima sorprendenti analogie con le moderne imprese spaziali, e della sua avidità di nuove conoscenze e di nuovi orizzonti c’è testimonianza anche in questi brevi passi autobiografici da diario di bordo, intitolati in realtà: Joyeuses miséries de trois voyageurs en Scandinavie. Gli altri viaggiatori erano due amici, un musicista e un avvocato/deputato scelti non a caso, come la meta del viaggio del resto, e le motivazioni sono narrate negli appunti che sono arrivati fino a noi in questi frammenti con dovizia di particolari, la cui lettura suscita una simpatia di quelle accordate per ora e per sempre nei riguardi del giovane Verne. «Morivo dal desiderio di viaggiare», ma nel decennio dai venti ai trent’anni non aveva viaggiato, aveva letto tutto quello che si poteva e anche che non si poteva leggere. «Dopo i viaggi di Cook, di Ross, di Dumont d’Urville, Richardson, e persino di Alexandre Dumas, mi era rimasto sufficiente appetito per divorare i sessantasei volumi de L’Univers pittoresque, opera dei frati benedettini che neppure la loro regola ferrea li aveva mai condannati a leggere», questo ci confida il giovane Jules Verne, e qui oltre alla simpatia si conquista ben altro, perché riconoscere i connotati di una grande passione non può che far sorgere in noi almeno l’ombra di un eguale trasporto.

una stanza della casa-museo di Jules Verne, ad Amiens
L’autore dei Viaggi straordinari interrompe il racconto dell’inizio del suo viaggio in Germania e Scandinavia con il saluto alla Francia lanciato da un treno in corsa, e altro non è dato di sapere, una trentina di pagine in piccolo formato che però hanno la capacità di far scorgere in un’alba il grande narratore. Il libro prosegue con il capitolo Ricordi d’infanzia e giovinezza che Verne scrisse trent’anni dopo, nel 1890, quando tornò in brevi passi intrapresi su richiesta di un giornalista alla scrittura autobiografica. Chiude la pubblicazione il racconto di Edmondo De Amicis che narra di un incontro tra i due scrittori ad Amiens, a casa Verne. Jules Verne ha ottant’anni ma non li dimostra, e accoglie il suo ospite con cortesia e affabilità, facendolo subito entrare come uno di casa nel suo piccolo mondo quotidiano. La moglie informò De Amicis che il marito era da anni consigliere comunale della cittadina e dai discorsi che seguirono si comprende che l’ambientamento di questo grande scrittore dalla fantasia sbrigliata e dalle conoscenze sterminate nella tranquillità un po’ amorfa della vita di provincia è autentico, e che Verne era davvero generoso, un uomo buono.
Una pubblicazione breve ma imperiosa, per chi sente forte il desiderio di viaggiare, anche solo con la mente.
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