Ultimora
15 Jun 2025 12:43
Aymane morto a 16 anni, 'esempio di coraggio e umanità'
14 Jun 2025 18:31
Grande frana sulla Croda Marcora, tra San Vito e Cortina
14 Jun 2025 17:38
Il padre di Chantal, 'sono stati anni durissimi'
14 Jun 2025 17:33
Il padre di Chantal: "Sono stati anni durissimi"
14 Jun 2025 17:14
Ragazzo rischia di annegare a Jesolo, salvato dai bagnini
14 Jun 2025 16:11
A Caracalla la prima di Allevi di MM22
15 Jun 2025 17:49
Le megattere usano anelli di bolle per comunicare con gli umani
15 Jun 2025 18:02
Israele colpisce Mashhad, raid più in profondità in Iran. Trump apre a 'Putin mediatore'
15 Jun 2025 18:00
Mondiale per club: in campo Bayern-Aukland City LIVE
15 Jun 2025 17:08
Sanita', Zerocalcare e Parisi: "Presidi territoriali fondamentali"
15 Jun 2025 17:09
A 16 anni si tuffa e salva due bagnanti, poi annega
15 Jun 2025 17:00
Dal Milan al trionfo di Berlino, ecco Ringhio Gattuso
Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
Primo piano
Intervista a Giorgio Fontana
L’autore racconta “Per legge superiore”, il libro che presenta nell'appuntamento pomeridiano di sabato 30 giugno al Piccolo Festival
Pubblicato il 30-06-2012
Visto 3.642 volte
Può riassumere in breve, in piccolo, cosa ha voluto raccontare nel suo libro?
Mi piace definire il mio libro come un “romanzo di pellegrinaggio” – quello di un magistrato avanti con gli anni, Roberto Doni, che all'improvviso si trova alle strette con la propria coscienza. Ed è un pellegrinaggio sia interiore che esteriore, perché lo porta fisicamente ad affrontare e vivere delle zone della sua città, Milano, che non conosce e che gli rivelano un mondo nuovo, diverso.

Giorgio Fontana
Il protagonista del romanzo, il magistrato Roberto Doni ha uno sguardo disincantato, non è nelle carte una persona al bivio, si è sempre accontentato dell’approssimazione convinto che all’uomo non sia dato di operare con esattezza, con giustizia, l’incontro con la free lance gli fa riscoprire la bellezza della ricerca di una legge superiore.
Esatto: si tratta di un fuoco sopito con gli anni. Doni è retto, impeccabile, onestissimo: ma manca di quello spirito radioso e anche un po' ingenuo che aveva invece il suo collega Colnaghi, ucciso dai terroristi nel 1981. L'incontro con la giornalista risveglia questo impulso, ma è un risveglio doloroso e pieno di dubbi.
Come vede Milano oggi chi la guarda in prospettiva da via Padova?
È una città che sta cambiando lentamente. Credo si stia liberando della sua etichetta frusta di “città della moda” o tutte quelle altre orribili approssimazioni che l'hanno divorata negli anni Ottanta e in seguito. C'è ancora molto lavoro da fare, ma qualcosa di diverso si respira.
Il libro parla anche dei temi della non comunicazione, dell’incomprensione tra popoli e tra generazioni che vivono uno stesso luogo o una stessa casa. L’uscita dalle linee metro delle consuetudini è il vero atto eroico di Doni?
Anche. Doni è un borghesotto conservatore, che istintivamente si sente impaurito dal diverso da sé. Solo affondandoci dentro imparerà a conoscerlo.
La giornalista e la figlia del magistrato vivono in maniera diversa la loro condizione di precariato ma tutte e due la accettano consapevoli di non poter fare altrimenti, Doni invece la precarietà a un certo punto la sceglie, e forse più che per loro (per risolvere un caso difficile o per recuperare un affetto) per fedeltà alla memoria di un amico.
Sì, senz'altro fra la giornalista e la figlia di Doni c'è qualche somiglianza, e non è un caso che Doni accetti di ascoltare la prima (perché probabilmente gli ricorda la seconda, lontana e inaccessibile). Per loro – per la mia generazione – la precarietà è un dato di fatto, una condizione base. Doni invece, come giustamente fa notare, compie un atto coraggioso: si cala lentamente in una precarietà esistenziale senza che nessuno lo obblighi. Perché lo fa? Certo, un po' per la memoria di Colnaghi. E certo anche un po' per il suo bisogno d'affetto. Ma soprattutto, credo, per il proprio senso del dovere.
In quel Palazzo di Giustizia coperto di chiodi, un po’ crocifisso, è ancora possibile oggi dare il giusto valore ai fatti?
Direi di sì. Dipende, naturalmente, da quale idea di giustizia si abbia: e qui si ricomincia da capo. Quello che volevo mostrare con il mio romanzo non era affatto una soluzione al problema, ma proprio la sua ineluttabilità: continuiamo ad attaccarlo da ogni lato, a porci domande, ed è bene così.
Il 15 giugno
- 15-06-2024Demagonia
- 15-06-2023Campi di battaglia
- 15-06-2022Manu in alto
- 15-06-2022Un Astra fa
- 15-06-2022Notte di fuoco
- 15-06-2021Territori nell’ombra
- 15-06-2021Teatro Astra, cede il tetto
- 15-06-2020Cambio di direzione
- 15-06-2019Rapulzel
- 15-06-2019Minority Report
- 15-06-2018SOAp Opera
- 15-06-2018La questione in ballo
- 15-06-2018L'Imprevisto
- 15-06-2018E luce fu
- 15-06-2018Il messaggio dell'ex
- 15-06-2017Il Caffè shakerato
- 15-06-2017Patto Cinico
- 15-06-2017Pericolo di estinzione
- 15-06-2017Maria che risposta
- 15-06-2015Piazza degli Eroi
- 15-06-2013“Ma sio fora la sacralità non si trafora”
- 15-06-2013Non ci siamo proprio
- 15-06-2013No Slot
- 15-06-2012In giro per Bassano…un trattore senza targa
- 15-06-2011Bye-bye, gelso bianco
- 15-06-2011La piccola Ester uccisa da un meningococco
- 15-06-2010Giunta: “Generazione Italia per riavvicinare la gente alla politica”