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Marco Polo
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C unica o attuale format: ecco il dilemma
Dalla soluzione di questo rebus dipenderanno anche le sorti del “Mercante” per cui la Lega non concederà deroghe alla capienza (4000 posti)
Pubblicato il 17-04-2012
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E’ rimasto in sospeso per qualche giorno perché argomento non del tutto prioritario al momento. Ma la questione stadio e la “minaccia” della Lega di non concedere più deroghe al “Mercante”, in quanto non raggiunge il minimo di capienza richiesta per la C1 (4000 posti), è una questione di stretta attualità. Abbiamo chiesto al Direttore Generale del Bassano Calcio Stefano Braghin di fare chiarezza: “Tutto è legato alla categoria in cui il Bassano militerà l’anno prossimo. Se malauguratamente dovessimo giocare in C2 il problema non si porrebbe perché la capienza per quella categoria sarebbe più che sufficiente. Se invece ci fosse il varo della ventilata serie C unica, ci sarebbe un grosso punto interrogativo in quanto ad oggi non si può ipotizzare la capienza che sarà richiesta. L’unico problema si proporrebbe nel caso in cui riuscissimo a mantenere la categoria e non andasse in porto la riforma di cui si parla in seno alla LegaPro. In ogni caso ho già parlato con l’Assessore allo Sport, Alessandro Fabris, che ha dato ampia disponibilità per valutare eventuali soluzioni. Prima di tutto, ancor prima di stabilire a chi spetta l’onere del lavoro, bisognerà fare uno studio di fattibilità per capire se ci sono le possibilità fisiche di intervenire in uno stadio vincolato dalla presenza del velodromo. Soprattutto alla luce della normativa federale che prevede tutta una serie di adempimenti come uscite di sicurezza, adeguati spazi antistanti la nuova struttura, settori e bagni divisi, ecc. Non è più così facile realizzare una tribuna come qualche anno fa e noi avremmo bisogno di reperire circa 1000 posti. Come ultima ratio ci muoveremo con la Lega per far valere le nostre ragioni e cioè che un tale investimento non sarebbe giustificato dall’afflusso dei tifosi”. Neanche dei tifosi ospiti, aggiungiamo noi, considerato che le recenti, e sempre più stringenti norme antiviolenza che a Bassano non hanno alcun senso di esistere, hanno reso una vera impresa accedere ad una qualsiasi gara di campionato.
Basta “favole” calcistiche? Colleghiamoci al discorso stadio e facciamo due conti su quello che potrebbe capitare nei prossimi mesi. Diamo uno sguardo al recente passato e annotiamo ventisei fallimenti di team professionistici nel 2010, quattordici nel 2011. Numeri impressionanti ai quali fanno da contraltare le dichiarazioni, spesso intrise di grandi propositi, del Presidente della Lega Pro Mario Macalli. Quali sono i risultati della sua gestione se i frutti sono quelli suddetti? Quali sono le innovazioni positive introdotte in questi anni se non una rigidità gridata ai quattro venti e che si è invece costantemente tradotta in fallimenti su fallimenti di società anche gloriose e che hanno come esternalità quella di falsare i campionati? La comunicazione sulla revoca della deroga allo stadio “Mercante” sa proprio di capo d’imputazione (tempistica perfetta) con il quale si vuol scaricare la colpa sulle formazioni di provincia che, non potendo contare su un bacino d’utenza paragonabile a quello dell’Hellas Verona, tanto per fare il nome di una squadra che in C1 portava allo stadio 12 mila spettatori, non contribuirebbero a rendere più appetibile il “prodotto”. Scava, scava potrebbe essere proprio questa la chiave di lettura giusta (ed è opinione diffusa) sulla quale si muovono le linee guida del Presidente federale. Questa è una delle componenti dello sfogo riportato dal nostro portale all’indomani della sconfitta di La Spezia di Stefano Rosso: “ Le istituzioni devono capire che il Bassano non è una società da prendere per i fondelli ma una società da sostenere e prendere come modello di correttezza. Invece ogni giorno capita qualcosa che tende a punirci”. Evidenziamo infine che con la sopra riportata lettura deleteria il calcio perderebbe quel fascino raro vestito di imprevedibilità per cui una squadra rappresentativa di una cittadina di 20 mila anime, come la vicina Cittadella, può imporsi vincendo campionati su campionati, approdare al professionismo e scrivere bellissime pagine di sport. Idem per altre realtà “minori” arrivate fino in serie A come Chievo (quartiere di Verona), Empoli (48 mila abitanti) o Siena (54 mila abitanti).

Una suggestiva immagine dello stadio "Mercante"
C unica o attuale format: ecco il dilemma. Tiriamo le somme. La serie C unica diventerebbe quasi inevitabile se nei prossimi mesi si continuasse con il trend delle ultime due stagioni. Segnali di problemi di natura economica arrivano dalle seguenti piazze: Como, Foggia, Foligno, Siracusa e Taranto (Prima Divisione), Aversa, Busto Arsizio, Campobasso, Eboli, Isola Liri, Melfi, Montichiari, Pagani e Vibo Valentia (Seconda Divisione) mentre Piacenza, Spal e Triestina sono già nelle mani di un curatore fallimentare. Se da una parte si parla di format invariato (due gironi di C1, due gironi di C2), dall’altra viene imposto il blocco dei ripescaggi. In queste condizioni (numerosi fallimenti e zero ripescaggi) si andrebbe verso due gironi di Prima Divisione e due di Seconda Divisione ridotti all’osso e con l’evidenza di una riforma non più procrastinabile per l’anno venturo (2013-2014). A quel punto in C1 nessuno spenderebbe grosse cifre per ottenere la salvezza e nessuno in C2 investirebbe per puntare a fare il salto di categoria. Piuttosto l’obiettivo sarebbe quello di salvaguardare i bilanci e attendere, come una barca alla deriva, il varo della nuova formula di 3 gironi a 20 squadre ciascuno. Che tipo di interesse potrebbe suscitare un campionato del genere?
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