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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Elezioni 2024

Sfracelli d’Italia

L’importanza della composizione quantitativa delle coalizioni e perché il risultato ottenuto dalla lista di Fratelli d’Italia è stato il vero e assoluto flop delle elezioni amministrative bassanesi 2024

Pubblicato il 11-06-2024
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Rieccomi qua, adesso arriva il bello.
Nel Day After dei risultati delle elezioni comunali a Bassano, è il momento (senza M maiuscola) delle analisi e dei commenti sull’esito del voto. Che non possono prescindere dall’elemento principale di differenziazione del consenso e cioè dalle figure dei cinque candidati sindaci che sono scesi in campo in città e da come questi hanno condotto la loro campagna elettorale.
A ciascuno di loro, con i miei prossimi editoriali, dedicherò una porzione della mia penna.

La lista di Fratelli d'Italia con l'allora candidato sindaco Elena Pavan (archivio Bassanonet)

Ma mai come questa volta la vera discriminante del giudizio delle urne, col centrodestra spaccato in tre proposte fratricide (di nome e di fatto, essendoci di mezzo anche Fratelli d’Italia), è stata la composizione quantitativa, prima ancora che qualitativa, delle coalizioni.
Ne è prova scientifica il caso di è il Momento, la nuova lista civica dei prevalentemente giovani che ha fatto letteralmente “sbrego” risultando, con 2.751 preferenze, la lista singola più votata in assoluto.
Ma è il Momento correva da solo e il suo candidato sindaco Gianni Zen, pur stappando lo spumante per l’exploit dei suoi ragazzi, non ha potuto che accontentarsi del quarto posto in graduatoria.
Pensateci bene: le due coalizioni che vanno al ballottaggio, la prima per Roberto Campagnolo e la seconda per Nicola Finco, sono le uniche due composte da quattro liste.
In questo modo, col supporto delle altre tre, sono riuscire a tamponare l’esito negativo dei rispettivi flop interni. Vale a dire il Movimento 5 Stelle (1,97%) per Campagnolo e la Democrazia Cristiana (1,87%) per Finco.
La DC, peraltro, rappresenta un caso degno di un ulteriore approfondimento: sarà mia cura non farvelo mancare.
La coalizione di Elena Pavan era invece composta da tre liste.
Evidentemente si è ritenuto che la presenza di Fratelli d’Italia, il partito che in questo momento ha il vento in poppa, fosse ampiamente sufficiente per aspirare ad un risultato vincente senza aggiungere altri vagoni al treno.
Anche qui c’è stato il flop interno. Anzi: un primo flop interno.
Ed è quello di Forza Bassano, la formazione di Pierpaolo Longo & Friends: la lista più indefinita, un po’ civica e un po’ Coraggio Italia, la meno numerosa con solo 16 candidati e la meno votata di tutte con l’appena l’1,09%.
Diversamente dalle altre coalizioni, il gramo risultato del fanalino di coda non è stato però compensato dalla civica “principale” e cioè Elena Pavan Sindaco e soprattutto da Fratelli d’Italia, che in realtà, in rapporto alle grandi attese della vigilia, è stato il vero e assoluto flop delle elezioni comunali bassanesi 2024.

Per FdI, la risposta delle urne amministrative è stata un’autentica mazzata.
Si tratta dello stesso partito che nella stessa consultazione elettorale, ma per le elezioni europee, ha ottenuto in città un consenso-monstre del 33%, trascinato dalle candidature acchiappavoti di Giorgia Meloni e di Elena Donazzan.
Mentre al voto comunale non è riuscito a superare l’11,52% dei consensi, arrivando come lista singola appena al terzo posto delle preferenze e finendo dietro alla civica è il Momento e al Partito Democratico.
Questo significa che quasi due elettori su tre, dopo aver votato Fratelli d’Italia per le europee, passando alla scheda per le comunali hanno tracciato la croce su un altro simbolo.
Lo avevo già scritto nel mio articolo di ieri “Mezzo e Mezzo”, pubblicato prima dello spoglio delle schede per il Comune: rispetto alle europee, alle amministrative entrano in gioco delle logiche diverse, influenzate in primis dalla figura del candidato sindaco e secondariamente dalla presenza delle formazioni civiche.
Per questo motivo, le variabili indipendenti del voto per il Comune sono troppe e troppo imprevedibili per sperare che il consenso dei cittadini rimanga coerente da una scheda all’altra.
Ma il divario tra FdI europeo e FdI comunale a Bassano è stato implacabile.
Votando per il rinnovo del sindaco, evidentemente gli elettori di centrodestra non lo hanno identificato come il partito della Meloni, quello che in questo momento trasforma in oro tutto ciò che tocca, ma come il partito dell’amministrazione uscente Pavan.

Per Fratelli d’Italia “comunale”, infatti, è sintomatico l’aspetto delle preferenze di lista.
Tre soli candidati su 24 sono in tripla cifra: il fedelissimo della Pavan Andrea Zonta (248 voti), Stefano Monegato (128) e Stefano Giunta (105). Troppo poco per un partito che avrebbe dovuto spaccare il Brenta.
Antonio Guglielmini, consigliere comunale uscente e anch’egli pavaniano a oltranza, l’uomo dalle decine e decine di migliaia di visualizzazioni per ogni articolo che lo riguarda su Bassanonet, ha raggranellato in tutto 55 preferenze.
Deludente anche il risultato di Gianluca Pietrosante, che da quando si è seduto nel consiglio comunale uscente non ha fatto che ribadire la sua militanza in Fratelli d’Italia nonostante fosse stato eletto con la civica #PavanSindaco e che in pre-campagna elettorale, assieme ai suoi seguaci di Destra Brenta iscritti al circolo di FdI, ha sempre remato contro l’ipotesi di un’adesione di FdI a una coalizione a sostegno di Elena Pavan sindaco. Salvo poi rientrare nei ranghi e candidarsi in lista come nulla fosse. Cotanto attaccamento al partito e presenzialismo anche mediatico gli ha portato solo 85 preferenze.
Complessivamente, la lista di Fratelli d’Italia ha ottenuto 2.297 voti, in caduta libera rispetto alle 6.785 preferenze conquistate in contemporanea dal partito a Bassano per il voto europeo.
Sfracelli d’Italia.

Ritorno dunque, per finire, al punto di partenza.
E cioè dell’importanza, per questa tornata amministrativa, della composizione quantitativa delle coalizioni.
Chi si è presentato agli elettori con quattro liste in coalizione ha potuto non solo meglio tamponare i flop interni, ma grazie alla distribuzione media dei voti anche compensare i risultati non proprio soddisfacenti di altre liste collegate.
Relativamente ai ballottanti, non possiamo chiudere gli occhi e non rimarcare che nella coalizione per Campagnolo il risultato di Bassano Passione Comune è stato ampiamente inferiore alle attese: un 6,90%, pari a 1.375 voti, che sembra offuscare definitivamente la stella del Polettismo e del Vernillismo.
Tuttavia, il risultato senza gloria di BPC e la débâcle del Movimento 1,97% Stelle sono stati compensati dall’ottima performance del Partito Democratico e dal buon risultato di Bassano per Tutti - Europa Verde con Retinò, anche se al di sotto delle aspettative dei medesimi.
E che dire della coalizione per Nicola Finco?
La gioia per la conquista del ballottaggio ha fatto passare in secondo piano la caduta libera di oltre 20 punti percentuali dei consensi della lista della Lega rispetto a cinque anni fa, crollata dal 29,41% del 2019 all’8,48% di quest’anno.
E per quanto ieri sera Mariano Scotton sia stato tra i più attivi cortigiani del neo aspirante re Nicola Finco, il 3,62% rimediato da Forza Italia - Cittadini di Bassano non può certamente essere esposto in bacheca come un risultato di cui essere orgogliosi.
Eppure, anche in questo caso, la regola delle quattro liste in coalizione ha messo a posto le cose.
L’esito sottotono (per usare un eufemismo) dei voti della Lega, lo scarso consenso di Forza Italia e l’inesistenza di fatto della DC sono stati compensati dalla lista civica Finco Sindaco per Bassano, la più “misto mare” di una coalizione già “misto mare” per conto suo e la più votata con l’11,47% dei consensi, che ha compiuto il capolavoro tattico di inserire e seminascondere i 7 candidati di Italia Viva, partito altrimenti inviso all’elettore medio di centrodestra e leghista.
Finco Sindaco per Bassano ha ottenuto 236 voti in più della civica omologa e avversaria Elena Pavan Sindaco, contribuendo per più della metà al vantaggio conclusivo di 432 voti dell’ancora presidente del consiglio regionale rispetto alla sua ex pupilla.
Perché la politica sarà sempre un’opinione, ma la matematica non lo è.
A proposito: c’è stata anche la sconfitta più sconfitta di tutte, quella di Roberto Marin.
Ma sul leader di Impegno per Bassano mi prendo l’Impegno di scrivere un editoriale a parte.

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