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Direttore Responsabile
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Attualità

Applausi a cena aperta

Quando un paese si trasforma in teatro. Nel piazzale della Antica Trattoria Da Doro di Solagna è andata in scena per Operaestate la cena spettacolo “Ora Felice”: una storia di vino e convivialità al femminile incentrata sul desiderio di cambiare vita

Pubblicato il 06-08-2025
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Elena Pavan

Metti, una sera a cena nel più pittoresco borgo di Solagna.
Dove non serve guardare l’orologio perché le ore e le mezz’ore sono segnate dai rintocchi del vicino campanile, accolti nel piazzale esterno - che in realtà è l’incrocio tra le due vie principali del centro del paese - dell’Antica Trattoria Da Doro, per gustare cibo, vino e teatro in una combinazione di sapori e di applausi proposta da Operaestate Festival Veneto.
Tutto questo è “Ora Felice”, la cena spettacolo con la compagnia teatrale milanese Qui e Ora e col menù a tema predisposto dall’artista dei fornelli Giovanni “Doro” Scapin, in un luogo che già nel Medioevo fungeva da ostello per viandanti e pellegrini.

Foto Alessandro Tich

È una delle tante occasioni in cui Operaestate, ogni anno, trasforma i paesi del territorio in palcoscenici naturali, creando situazioni di spettacolo in armonia con le ambientazioni che le ospitano.
In questo caso, scenografia e rappresentazione diventano un tutt’uno: la trattoria vera è la stessa trattoria del racconto teatrale, Solagna è insieme il luogo della finzione artistica e del suo allestimento reale, i 130 commensali della cena sono allo stesso momento il pubblico della platea e i partecipanti alla storia rappresentata, il vino che viene stappato sul palco è quello che viene poi servito ai tavoli degli spettatori.
Non c’è modo di capire quindi, ed è un effetto sicuramente voluto, dove finisce la cena teatrale e dove inizia la cena vera.

“Ora Felice”, per la drammaturgia di Simona Gonella, è innanzitutto una storia di vino e di convivialità.
Anche se, alla fine, si trasformerà in qualcosa di completamente diverso.
Il pubblico siede ai tavoli della trattoria ed è la serata di inaugurazione di un locale gestito da due donne (le attrici Silvia Baldini e Laura Valli) che hanno lasciato alle spalle il loro passato, di giornalista la prima e di cantante la seconda, per cambiare completamente vita e condividere il piacere dell’enogastronomia.
Assieme a loro c’è lo stravagante Dj Bacco, interpretato da Antonello Cassinotti, chiamato per animare la festa inaugurale e per aggiungere l’ebbrezza della musica a quella del vino.
Vino che le due ostesse e ristoratrici servono anche di persona nei bicchieri del pubblico, confondendosi con i veri sommelier della Trattoria Da Doro, mentre è in corso la prima parte della cena con i due antipasti, entrando in questo modo nel ruolo ancora prima dell’inizio della rappresentazione.
Poi, accese le luci sul palco, finzione e realtà si fondono: l’inaugurazione del locale delle due socie si svolge con i commensali veri, che brindano assieme alle due donne al loro sogno realizzato, condividono la loro ora felice e ascoltano le storie del loro passato, gettato alle ortiche per iniziare questa nuova emozionante avventura che le rende finalmente libere di essere sé stesse, senza più dipendere dalle fisime dei caporedattori la prima, o dei manager discografici la seconda.
Fino a che non compare in scena la “terza incomoda” - interpretata da Francesca Albanese, che è anche l'autrice dell'opera - che spariglia le carte della situazione.
Ne emerge infatti un inatteso triangolo amoroso al femminile (lei ama lei e la terza donna, l’ultima arrivata, ha amato la stessa lei) che fra tentativi di ritorno di fiamma e messaggi in sospeso tra la passione e la gelosia, affidati a citazioni da canzoni famose sul tema, turba il clima di festa dell’apertura del locale, confonde le certezze delle due protagoniste e mette seriamente in discussione lo stesso futuro della loro attività appena inaugurata.
Un intreccio paradossale che al termine sfocia in un finale aperto, anzi spalancato.

Il vero tema di fondo di “Ora Felice”, benché accompagnato dal gusto del cibo e inebriato da quello del vino, è pertanto quello della ricerca della felicità dando corso alla decisione di voltare pagina e di cambiare vita.
Una tendenza a ricercare nuovi modi di vivere che è stata accelerata dalle costrizioni della pandemia: dal 2021 ad oggi in Italia più di tre milioni di persone hanno deciso di lasciare la propria vita precedente per cominciarne una nuova.
È come se d’un tratto tutti gli abitanti di Roma o di Parigi o di Berlino decidessero di cambiare il posto dove vivere o di cambiare lavoro, per sentirsi meglio, per stare bene.
La rappresentazione della compagnia Qui e Ora è quindi uno specchio del contemporaneo, del bisogno di evadere dalle certezze precedenti, di ritrovarsi, di scoprire di nuovo un senso delle cose in un mondo che sempre più ci sconcerta.
“Ora Felice” continua la sperimentazione delle precedenti creazioni “Saga Salsa” e “Saga Noir” della compagnia milanese, sempre rappresentate nella piazzetta esterna dell’Antica Trattoria Da Doro per Operaestate Festival, con l’intento di lavorare con il pubblico non solo vicino alle performer, ma completamente immerso nella storia.
Nei precedenti spettacoli il racconto era incentrato sul cibo, sui rapporti familiari, sul senso del vivere. Quest’ultima produzione ci porta invece nel “sentire” dei giorni nostri, nelle esistenze di chi ha deciso di abbandonare la sua vecchia vita per inventarne una nuova.

Chi invece non ha abbandonato la sua vecchia vita, ma anzi continua da anni a proporre i frutti - o per meglio dire i piatti - dell’esperienza accumulata nel suo campo, è Giovanni Scapin, alias Doro, titolare e chef dell’omonima Trattoria che è un baluardo della cucina più autentica e genuina della tradizione rivisitata, basata sui sapori del territorio.
Per la cena spettacolo di Operaestate Festival 2025 propone un menù a km quasi 0, davvero degno del cartello che mi è capitato di vedere una volta passandoci davanti in macchina: “Prodotti a km 0 a un chilometro”.
La serata gastronomica ha inizio, prima della partenza dello spettacolo, con due freschi e delicati antipasti: caponata di verdure cotte a vapore con ricotta di capra bio dell’azienda agricola Vecchio Mulino di Cartigliano e dadini di petto di pollo con insalata di ananas, capperi, senape e cipolla su letto di misticanza.
Terminata la rappresentazione, si passa alla pietanza principale: risotto con trota e biete. Notevole. Dessert conclusivo: un sorprendente gelato artigianale “al fieno” della gelateria Panna e Storti di Romano d’Ezzelino.
Un discorso a parte merita il vino servito a tavola, perché parte integrante dello stesso spettacolo.
Un bianco e un rosso, il Bianco Costiera e il Rosso Costiera, dell’azienda agricola biologica Alla Costiera del viticoltore e produttore Filippo Gamba, di Vo’ Euganeo sui Colli Euganei.
Un esempio di vino “sostenibile” nel segno di una tradizione locale anche enologica portata avanti dalle proposte del noto ristoratore solagnese.
È col vino rosso che le due protagoniste di “Ora Felice” brindano assieme al pubblico al loro locale appena inaugurato, in attesa dell’arrivo di un critico gastronomico al cui posto invece comparirà la “terza incomoda” della situazione.
Terminata la cena spettacolo, alcuni capannelli di commensali si attardano a conversare piacevolmente nel pittoresco borgo che per una sera è stato trasformato in teatro di strada, fino a quando il campanile di Solagna non batte l’ora felice, ma da coprifuoco, della mezzanotte.

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