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Ambiente

"Prevenire il rischio delle strutture idrauliche"

La manutenzione dei corsi d'acqua e dei manufatti fluviali nel territorio. Il lavoro del Consorzio di Bonifica Brenta presso le "chiaviche emissarie" lungo i fiumi

Pubblicato il 13-09-2011
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Elena Pavan

“In generale il fiume va considerato come un buon amico che, da un istante all'altro, può diventare il nostro peggior nemico. Come le fortezze che si costruiscono in tempo di pace sono le migliori, anche le rive vanno fortificate prima che il fiume ci faccia la guerra”.
Così si esprimeva Johann Silberschlag, scienziato tedesco, ancora nel 1766.
E così si sta cercando di comportare il Consorzio di Bonifica Brenta. Un Ente “che non chiude mai per ferie” e che, nel periodo estivo, oltre ad attuare la complessa gestione dell’irrigazione per un’ampia area del comprensorio, si è dedicato ad una serie di interventi e lavorazioni in modo che con l’arrivo dell’autunno le infrastrutture idrauliche si trovino nelle migliori condizioni per fronteggiare eventuali eventi negativi. Sperando ovviamente che quanto avvenuto nel novembre 2010 non si ripeta.

Così, il Consorzio, pure nel mese di agosto e nei primi di settembre, sta svolgendo gli sfalci della vegetazione infestante lungo le sponde dei canali, sta attuando gli espurghi dei fossi per ripristinare le corrette loro dimensioni allontanando il materiale fine veicolato dall’acqua e depositatosi sul fondo, sta progettando una serie di nuove opere per migliorare la sicurezza idraulica del territorio, sta preparando alcuni appalti di opere già finanziate, e ne sta realizzando altre.
Tra queste merita un approfondimento l’attento lavoro che il Consorzio sta svolgendo sulle “chiaviche emissarie”. Si tratta di manufatti, muniti di paratoie manovrabili, che interrompono gli argini di un fiume, creando negli argini medesimi un varco attraverso cui le acque di scolo provenienti dal territorio si scaricano nel fiume finché il livello lo consente; nei periodi di piena fluviale tali paratoie invece vanno chiuse, impedendo l’accesso delle acque fluviali alle aree contigue poste a quota inferiore.
In altre parole, le acque di pioggia che scolano dal territorio defluiscono naturalmente - per gravità - quando i livelli di piena dei fiumi ricettori lo consentono; quando invece i livelli dei fiumi vanno in regime di piena, il personale del Consorzio provvede alla tempestiva chiusura delle numerose chiaviche presenti sugli argini, per impedire che le acque degli stessi fiumi finiscano per rifluire nei fossi consorziali e quindi nel territorio.
Nella gestione consortile rientrano una trentina di questi manufatti, di cui 14 sugli argini del fiume Bacchiglione, 9 sul fiume Brenta e 6 sui fiumi Ceresone e Tesina Padovano.
La costruzione di questi importanti manufatti idraulici risale almeno all’Ottocento: presentano una struttura in muratura con platea di fondo, fianchi, sia a fiume che verso campagna, muniti di paratoie a ventola.
La struttura muraria delle chiaviche e l’incastellatura in ferro sulla quale appoggiano i relativi congegni di manovra, tenuto conto delle loro origini, abbisognano di periodici interventi manutentori, affinché siano costantemente efficienti per fronteggiare situazioni di rischio idraulico.
Il Consorzio ha già eseguito la manutenzione delle seguenti chiaviche nel fiume Bacchiglione in comune di Montegalda: San Marco, Paluella, Riale, Feriani, Lampertico, Gabarda, Canton, Rastrello, in comune di Longare la chiavica Scopa di Garda e Secula; nel fiume Tesina Padovano in comune di Veggiano le chiaviche Marzari, Pedagni, Pozzon e Trambacche, nel fiume Ceresone Vecchio le chiaviche Righetto e Laghetto e nel fiume Brenta a Limena la chiavica Tavello.
“Lavoriamo spesso in silenzio - afferma il presidente del Consorzio, Danilo Cuman -, con azioni umili ma fondamentali per mantenere in efficienza il patrimonio di opere ereditato dalle passate generazioni, manufatti che ovviamente vanno adeguati ai tempi moderni. In questo caso, si tratta di punti nevralgici, che devono essere nelle condizioni migliori per i casi di eventi meteorici critici. E’ un lavoro capillare, continuo, direi certosino, da ripetere periodicamente, affinché le strutture si conservino e funzionino al meglio.”

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