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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
“Sulla scienza in Italia c'è troppa ingerenza del Vaticano”
Margherita Hack “senza censura” a Bassano. “L'energia nucleare sarà necessaria e la paura del nucleare è una paura anti-scientifica che ha bloccato lo sviluppo dell'Italia”
Pubblicato il 15-05-2010
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Per una, come lei, che ha passato una vita a studiare le stelle le viene riservato un ingresso da star.
Margherita Hack, astrofisica e icona mondiale della scienza italiana, percorre il lungo corridoio degli “Incontri senza censura” alla “Bassanese” fino a raggiungere il palco dove l'avrebbe intervistata Paolo Banfi accompagnata dall'applauso spontaneo del pubblico da tutto esaurito e delle numerose persone rimaste ad ascoltarla in piedi.
Il passo malfermo, un bastone per sostenersi: ma la Hack ha lo spirito, l'energia mentale e il “sense of humour” di una ragazzina. Una ragazzina terribile, intendiamoci: che va controcorrente e non le manda certamente a dire sulle questioni cruciali che interessano la scienza, la politica e il paese.

Margherita Hack: "La nostra università perde i giovani più brillanti, a danno della nazione"
Parte in quarta parlando dei mali della ricerca scientifica in Italia e della “mortalità studentesca” nelle nostre università. “Il 40 per cento degli iscritti all'università si perde per strada - esordisce -. Le nostre università non hanno prospettive sicure e per chi vuol fare ricerca c'è il precariato a tempo indeterminato. Eppure le scoperte più importanti, nelle materie scientifiche, vengono fatte da giovani. Si perdono i giovani più brillanti, a danno della nazione. E' inutile riempirsi la bocca con la parola “innovazione”. L'innovazione si fa con la ricerca applicata, che è frutto della ricerca pura. L'Italia si sta impoverendo.”
E nel confronto con gli altri paesi facciamo davvero una figuraccia.
“All'estero - afferma la scienziata - c'è una grande mobilità di giovani ricercatori, che si spostano da un'università all'altra trovando alloggi e servizi. Da noi la mobilità è praticamente zero. Di ricercatori stranieri, in Italia, ne vengono pochissimi. I livelli di stipendio sono bassi e sorgono difficoltà pratiche per la casa, per la scuola dei figli. Alcuni ricercatori extracomunitari sono stati sottoposti ai vincoli della legge Bossi-Fini e se ne sono andati.”
E anche se in Italia il dottorato di ricerca “è un titolo puramente onorifico”, l'università italiana “mediamente è buona” e “ci sono ricercatori italiani con importanti incarichi di responsabilità, come la direzione del telescopio dell'Eso da 40 metri di diametro per l'osservazione dell'emisfero australe nel deserto del Cile.”
“C'è però stata una proliferazione di piccole università, di succursali senza biblioteca e coi docenti che fanno i pendolari - aggiunge -. Invece di portare gli studenti all'università, con case e mense, si è voluto portare l'università agli studenti, con una dispersione a pioggia di finanziamenti. Invece servirebbero università in cui studenti e professori hanno modo di vivere assieme, come nei campus. E' un sistema che qui non esiste, ad eccezione di Cosenza.”
Ma è su “libera scienza in libero stato” (che è anche il titolo del suo ultimo libro) che Margherita Hack affonda i colpi più pesanti.
“Finché si tratta di scienze a-biologiche la scienza è libera - afferma la studiosa-. Per le scienze biologiche, invece, c'è l'intervento pesante del Vaticano, con l'acquiescenza della classe politica. L'esempio è la legge 40 che vieta la ricerca sulle cellule staminali. Questo penalizza non solo la ricerca, ma penalizza anche i cittadini. Ci sono politici più papisti del Papa.”
E ce n'è anche per il nucleare: “L'energia non è un problema di destra o di sinistra. Siamo completamente dipendenti dall'estero e si dovrebbero sfruttare di più le energie rinnovabili, imponendo per legge i pannelli solari negli edifici nuovi.” “L'energia nucleare - continua la professoressa - è necessaria per le esigenze dell'industria. Siamo già circondati da centrali nucleari, in Francia, in Slovenia. Le centrali moderne sono molto più sicure di Chernobyl, il vero problema è dove depositare le scorie. L'energia nucleare sarà necessaria. La paura del nucleare, come la paura degli Ogm, è una paura anti-scientifica che ha bloccato lo sviluppo dell'Italia.”
Ce n'è insomma di che riflettere sul presente e sul futuro della scienza, e delle sue applicazioni nella nostra vita. Al che Marco Bernardi, patron degli “Incontri senza censura”, pone - fra le altre - la fatidica domanda: siamo soli nell'universo?
“La vita extraterrestre è una questione di probabilità - risponde l'illustre ospite -. Ci sono miliardi di pianeti che i nostri mezzi attuali non ci permettono ancora di scoprire, e quindi di studiare pianeti piccoli come la Terra e alla stessa distanza dal loro sole, con condizioni quindi che permetterebbero la vita così come noi la conosciamo. La probabilità di altre forme di vita nell'universo è altissima, ma la possibilità di venirne in contatto è estremamente bassa. La velocità della luce è insuperabile, servirebbe un viaggio di 2000 anni di un'ipotetica astronave per raggiungere i pianeti extrasolari più vicini. E' esattamente il tempo della nostra civiltà.”
Conclusione: per studiare il cielo è meglio stare con i piedi per terra. L'incontro ravvicinato con E.T. è rinviato a data da destinarsi.
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