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Alessandro TichAlessandro Tich
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Futuro Anteriore

Bassano e le botteghe storiche che resistono. Il laboratorio di restauro della ceramica “FuturoAntico” di Fabiola Scremin ha festeggiato i 25 anni di attività. “La ceramica è una specie di droga: quando ci entri dentro, non ne fai più a meno”

Pubblicato il 13-12-2024
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“Qua si restaura la ceramica. Si dà un futuro alle cose antiche.”
Ecco: l’articolo che state leggendo potrebbe già finire qua perché le poche parole virgolettate sopra dicono tutto.
A pronunciarle, per spiegare la sua attività e il nome della sua bottega, è Fabiola Scremin, professionista del restauro della ceramica di San Giuseppe di Cassola che conduce il laboratorio “FuturoAntico” di via Campo Marzio a Bassano e che in questi giorni sta scalando le classifiche di Bassanonet.

Fabiola Scremin (foto Alessandro Tich)

Nel canale “Cultura” del nostro portale, Laura Vicenzi le ha infatti già dedicato un articolo per annunciare l’incontro “Restauro della ceramica: il Futuro ha un cuore Antico” di cui Fabiola sarà protagonista assieme a Francesca Saccardo quest’oggi, venerdì 13 dicembre, alle 18 nell’ultimo appuntamento per il 2024 della rassegna delle “Storie Pop” al Teatrino della Collezione Costenaro di San Giuseppe di Cassola.
Ma io ne scrivo per un altro motivo, collegato alle storie ancora più pop della “Bassano che resiste” all’usura del tempo, delle mode, delle congiunture e delle crisi economiche.
Lo scorso 24 novembre, ed era una domenica, Fabiola Scremin ha infatti celebrato i 25 anni di attività della sua bottega.
Una giornata di festa nella quale ha eccezionalmente messo da parte il camice bianco da lavoro per accogliere assieme al marito Giordano Giampaolo i tanti amici che non hanno voluto mancare all’incontro organizzato per l’anniversario, conversando piacevolmente davanti a un boccone e a un bicchiere di vino.
Giordano, artista di Venezia, è davvero la sua metà: collabora con lei nei progetti di restauro multidisciplinare che li hanno impegnati nei tanti anni di vita insieme e con lei è uno dei promotori e docenti di “Multiplo”, laboratorio didattico al centro parrocchiale di San Giuseppe che propone corsi per tenere vive le conoscenze tecniche nei vari campi artistici.
Fabiola, inoltre, per un giorno alla settimana insegna ceramica in una classe in formazione guidata di una scuola di Lancenigo, in provincia di Treviso.
Non c’è che dire: la sua è una ceramica a tempo pieno.

Era appunto il 24 novembre 1999 quando “FuturoAntico” apriva i battenti, in uno dei locali sul fronte strada di Palazzo Schirato in via Campo Marzio, di proprietà del Comune. Fabiola voleva assolutamente aprire l’attività prima dello “scoccare” dell’anno 2000: quasi in extremis, ma ci è riuscita.
Prima, assieme al marito, gestiva un laboratorio di restauro a Roncade, sempre in provincia di Treviso.
Ma poi hanno voluto trasferirsi a Bassano per mettere a frutto le loro competenze in una città più legata alla ceramica.
Degli importanti progetti di restauro di “FuturoAntico” in giro per l’Italia - da Venezia a Pompei, a Caravaggio nel Bergamasco - ha già scritto Laura Vicenzi nel suo articolo.
Io aggiungo solo che Fabiola Scremin, come artista, ha realizzato l’unico elemento in ceramica del Gran Teatro “La Fenice” di Venezia: una “torta di fiori” sulla sommità del grande lampadario sopra la platea, ricollocato a seguito della ricostruzione de “La Fenice” conclusa nel 2003, dopo il disastroso incendio del ’96.
Alla semplice ma partecipata festa per il 25ennale c’ero anch’io, conoscendo Fabiola da tanti anni.
Ma per intervistarla, vista anche la simpatica confusione del momento, abbiamo convenuto di incontrarci in un successivo giorno di lavoro.

È un martedì mattina e ritorno in questo laboratorio che è un piccolo santuario della ceramica, circondato da un ordine complesso di memorabilia, piatti e piattini, vasi, sculture, libri, cataloghi e attrezzi del mestiere sistemati in grande e laboriosa quantità sulle mensole della bottega.
Questo è un luogo di riferimento e dove si va per un preciso motivo: collezionisti e appassionati sanno che se un pezzo di ceramica si danneggia, si scheggia o si “sbrecca”, qui trovano chi può curare le ferite.
Accade anche in concomitanza col mio arrivo, quando un giovane cliente giunto appositamente da Vicenza, accompagnato da un bel cane di grossa taglia che nel ristretto spazio dell’ingresso sembra ancora più grande, consegna a Fabiola una brocca in ceramica che si è “sbreccata”, affinché lei metta in atto l’opportuna riparazione.
Prima di intervistare questa eroica chirurga delle opere ceramiche, rimango colpito - per fortuna solo visivamente - dall’insolito pezzo che è appoggiato sul tavolo di lavoro e che Fabiola sta attualmente restaurando: è un mitra MPK e cioè un Kalashnikov in ceramica, decorato con fiori e realizzato da Antonio Riello, artista noto per le sue provocazioni.
Nella mia già ricchissima rubrica di “Ho visto cose…” mancava ancora una cosa del genere.

Ma come si fa a resistere per 25 anni con un laboratorio di restauro della ceramica?
“Devo dire che ci sono stati dei momenti molto duri, sia dal punto di vista economico, sia anche dal punto di vista della qualità del lavoro - risponde Fabiola Scremin -. Però io dico che la ceramica è una specie di droga: quando ci entri dentro, non ne fai più a meno. E penso che parecchi collezionisti condividano questa mia idea.”
“È una passione - prosegue -. La ceramica ha un valore economico importante per certe epoche, che adesso purtroppo si è andato un po’ a perdere, ma soprattutto ha un valore storico. Perché è quel materiale che ci è più vicino ed è dentro a tutte le case. Chiunque, a prescindere dal suo stato economico, una ceramica ce l’ha sempre. O perché l’ha ricevuta dai nonni, o perché gli viene regalata al matrimonio, o perché se la compra perché gli piace, la ceramica c’è. E ci appartiene culturalmente.”
“In 25 anni i momenti difficili ci sono stati perché le crisi economiche vanno sicuramente a colpire il settore del restauro e specialmente quello della ceramica - dichiara con franchezza -. Una ceramica può stare in un cassetto anche per secoli che non cambia niente. E quindi le grandi crisi le abbiamo sentite. Abbiamo resistito, però si sa che poi ci si risolleva. Siamo sempre molto ottimisti.”

Bassano, Nove: qui l’arte della ceramica è storia.
Ma anche in base anche al movimento dei clienti in bottega, la ceramica è ancora un fenomeno importante o è diventata di nicchia?
“La ceramica è sempre stata un po’ di nicchia nel collezionismo - afferma Fabiola -. Però, dopo un periodo di silenzio, c’è una riscoperta, una curiosità. I corsi aiutano a capire le difficoltà tecniche di questo materiale e ad apprezzarne anche l’aspetto estetico e l’aspetto tecnologico nella produzione. Il fatto di avvicinarsi in maniera curiosa fa sì che si ricrei un’attenzione verso questo materiale.”
“Abbiamo perso però per qualche anno quella che è la cultura storica della ceramica - aggiunge -. Cioè conoscerne effettivamente la storia. E questo un po’ ci impedisce di comprendere meglio anche quello che sta succedendo adesso nella ceramica. Però secondo me c’è una ripresa.”
E dopo 25 anni in prima linea nel mondo affascinante della ceramica, così strettamente legato alla tradizione più autentica del nostro territorio, che futuro vede Fabiola Scremin per “FuturoAntico”?
“Beh - risponde -, intanto io spero di arrivare fino alla pensione (ride, NdR). Ma sinceramente mi piacerebbe che “FuturoAntico” avesse un erede. Durante l’estate io tengo sempre qua gli stagisti delle scuole, sono molto giovani per cui questo appare come un lavoro complesso, magari anche poco redditizio, ma che richiede comunque sicuramente una grande passione. Io confido che alcuni di questi, nel loro percorso formativo, si innamorino della ceramica e si innamorino della storia della ceramica e del suo futuro.”
Sarebbe il passaggio di testimone per continuare la missione che qui viene portata avanti, con devozione assoluta, da un quarto di secolo.
È il futuro che guarda al passato: è un futuro anteriore.

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