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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Odi Barbare

Bassano, Cartigliano, Solagna, Valbrenta: parte Veneto Barbaro, il Festival culturale dei territori. Filo conduttore: la parola “straniero”. “Attraverso la possibilità di conoscenza del territorio che noi viviamo, conosciamo meglio anche noi stessi”

Pubblicato il 24-05-2024
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Oramai li conosco molto bene.
I barbari di Veneto Barbaro non sono un’orda di bellicosi invasori, ma un gruppo di giovani in gamba il cui campo di invasione è quello dell’animazione culturale del territorio. Il territorio è quello della Vallata, il Piccolo Grand Canyon che si affaccia sul corso del Brenta, ma la loro attività è già ben nota anche in quel resto del comprensorio dove vengono proposte alcune loro iniziative.
Veneto Barbaro, il gruppo di Solagna nato nel 2021 e poi costituitosi in associazione culturale nel gennaio 2023, ha organizzato la quarta edizione dell’omonimo Festival che unisce insieme, ancora una volta, esperienze prettamente locali o valligiane con altre di caratura nazionale.

Da sinistra: Leonardo Scapin e Federico Piotto

La rassegna inizia domani, sabato 25 maggio, a Bassano del Grappa.
Domani è anche il grande giorno dell’arrivo di tappa del Giro d’Italia a Bassano, ma l’evento inaugurale non ne soffrirà. Perché innanzitutto è ospitato a Villa Angaran San Giuseppe, in quella destra Brenta che non è interessata dal percorso di tappa.
Ma soprattutto perché si svolge di sera, quando le transenne, il Quartier Tappa e tutti gli altri ambaradan della Corsa Rosa nella parte opposta della città saranno stati già smontati da un pezzo.
Ospite della serata sarà Giuseppe Civati, ex deputato del Partito Democratico e oggi autore ed editore con la sua casa editrice People.
Quali sono i contenuti dell’edizione di quest’anno?
Chiedo lumi al riguardo a due esponenti di Veneto Barbaro: il presidente dell’associazione Leonardo Scapin e Federico Piotto, referente del gruppo per la parte del programma dedicata all’arte.

“Si comincia - esordisce Leonardo Scapin -. Partiamo sabato 25 con Giuseppe Civati in Villa Angaran San Giuseppe, alle ore 21. È un evento in collaborazione con Villa Angaran e abbiamo fortemente voluto Civati perché il focus di quest’anno è principalmente concentrato sul termine “straniero”. Sia l’incontro di apertura con Civati, con il suo libro “Stranieri per sempre”, e sia l’incontro di chiusura con Chiara Barison che è una giornalista che vive da molti anni in Senegal parleranno molto del termine “straniero”.
“Il libro di Civati parla della condizione dei migranti e anche della discussione anche culturale che c’è stata in questi anni sui migranti - prosegue -. Chiara Barison invece inverte il paradigma, nel senso che è un’italiana che è andata all’estero. Quindi è molto interessante vedere queste due diverse chiavi di lettura.”
“Io mi sono occupato principalmente della parte delle arti visive - mi spiega Federico Piotto -. Il 31 maggio nella barchessa di Villa Cappello Morosini a Cartigliano, grazie alla collaborazione col Comune di Cartigliano, organizzeremo un evento incentrato sulla concezione della bellezza all’interno dell’arte contemporanea. È un evento che unisce tre realtà diverse che si stanno muovendo nel territorio: noi di Veneto Barbaro, la Fondazione The Bank che sarà rappresentata da Paolo Zanatta e Officina Arte Alchemica di cui è fondatore Manuel Pablo Pace.”
“Il ruolo mio e di Veneto Barbaro - sono ancora le sue parole - sarà quello di fare da mediatore in un dibattito che cercherà di passare dal tema dell’estetica a quello dell’arte cercando non di creare una lezione frontale ma una conferenza aperta al pubblico e interattiva. L’obiettivo è quello di creare a livello culturale un tessuto sociale di arti visive che possa appunto diffondere che cos’è l’arte contemporanea al giorno d’oggi.”
“Il 1 giugno facciamo invece una sorta di workshop che si chiama “Botteghe Aperte a Solagna”, con le botteghe artigiane del centro storico - riferisce nuovamente Leonardo -. Organizziamo un giro per una trentina di persone al massimo in due turni, con prenotazioni obbligatorie. Si parte dallo spazio del MAT, successivamente andiamo all’Arbos dove Sergio Paolin ci farà un po’ vedere il lavoro che fa con la carta riciclata. Sempre all’Arbos c’è un’artista americana in residenza, Luisa Caldwell, che ha fatto un’installazione per noi per la giornata. Poi andremo a Pigmentti, da Paolo Bellò, a vedere una dimostrazione di lavoro artigiano.”

L’impegno per organizzare il Festival Veneto Barbaro non è da poco e richiede un dispendio di tempo e di energie. Per cui chiedo a entrambi i miei giovani interlocutori: “Chi ve lo fa fare?”.
“Diciamo che più del “chi ce lo fa fare” io penso che la questione sia “perché lo stiamo facendo” - mi risponde Federico Piotto -. Credo che la nostra idea sia quella di mostrare un territorio che sia una forma di unione tra le persone che ci vivono, le persone che lo frequentano e l’ambiente che consiste nel territorio. Quindi anche fare una correlazione tra il significato di territorio e di paesaggio, che sono due sfaccettature diverse.”
“Lo stiamo facendo - continua - perché penso che entrambi, io e Leo ma anche gli altri ragazzi di Veneto Barbaro, crediamo fermamente nella cultura come principio di educazione, di rispetto e soprattutto di valore di introspezione, mi verrebbe anche da dire.”
“In altre parole - afferma Federico -, attraverso la possibilità di conoscenza del territorio che noi viviamo, conosciamo meglio anche noi stessi. Di conseguenza il rapporto con il territorio diventa anche il rapporto con le persone. Quindi io vedo molto uno sguardo pedagogico sul significato che noi stiamo dando all’associazione.”
“Io sono molto più semplice di Federico, nel senso che io lo faccio per piacere - aggiunge Leonardo Scapin -. Perché provo piacere a organizzare questo tipo di eventi. E il piacere risiede nell’aggregazione che si ha e nelle storie che si incontrano, sia con gli ospiti e sia con le persone che attraversano tutti i nostri percorsi.”
“In questi anni - conclude - abbiamo tessuto dei rapporti molto solidi con delle realtà vicine. Rapporti che poi restano, umanamente e culturalmente, e si crea una rete che veramente ripaga poi degli sforzi che si fanno.”
Tutto è pronto, dunque, per il programma di Veneto Barbaro 2024.
E dopo aver intervistato dei barbari di questo genere, anche Attila mi è un po’ più simpatico.

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