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Rinascimento in bianco e nero

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Rinascimento in bianco e nero

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Una giornata particolare

Clima di generale euforia per la presentazione e inaugurazione del nuovo allestimento del Museo Civico di Bassano. Il sottosegretario Sgarbi sulla direttrice del Musei Civici Barbara Guidi: “È qui per merito mio”

Pubblicato il 27-10-2023
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Rinascimento in bianco e nero

Giovedì 26 ottobre 2023: è il grande giorno degli “stranieri”.
Il primo straniero è l’Uomo in Armi ritratto da Jacopo Bassano, che era di proprietà di una galleria d’arte di Londra e che dal regno di Carlo III d’Inghilterra si è trasferito definitivamente in quello di Elena I di Bassano, collocato al centro della parete centrale (più centro di così non si può) della rinnovata Sala Dalpontiana del Museo Civico.
Il secondo è la direttrice dei Musei Civici Barbara Guidi, e poi capirete il perché.

Foto Alessandro Tich

Clima di generale euforia e di elettrizzata emozione amministrativa per la presentazione, prima dell’inaugurazione ufficiale programmata nel tardo pomeriggio, delle nuove sale del Museo al primo piano, riallestite in veste completamente diversa rispetto a prima.
“È il nostro capolavoro, il capolavoro di tutti noi”, dichiara in conferenza stampa la viceregina Giovannella Cabion.
Quello che viene presentato è Il Nuovo Museo Civico di Bassano del Grappa.
La presentazione è in realtà doppia, perché in Galleria Civica è pronta per l’inaugurazione anche la straordinaria mostra fotografica dedicata a Dorothea Lange.
Ma di questa, per non mettere troppa carne al fuoco, mi occuperò nel mio prossimo articolo.
Il Nuovo Museo è nuovo in tutto: riprogettato nell’allestimento dallo Studio Antonio Ravalli Architetti, ripensato negli spazi e nella disposizione delle opere, animato con nuovi colori alle pareti e con una nuova tecnologia di illuminazione oltre che con nuove strutture espositive nuovi apparati informativi volti a valorizzare ciascuna opera in un percorso espositivo ricco di novità e sorprese.
È “figlio” dell’allestimento della mostra “Io, Canova. Genio Europeo”, come si vede anche e soprattutto dalla nuova disposizione della Sala Canoviana.
“La fase del riallestimento - rivela l’architetto Antonio Ravalli - era già pensata e “in progress” durante la mostra di Canova. Abbiamo voluto rinsaldare una specie di alleanza tra la collezione e l’architettura.”

Il Nuovo Museo propone oltre 250 opere attentamente selezionate.
Alcune delle opere che erano esposte prima sono ritornate nei depositi, altre vengono esposte per la prima volta, provenienti dai depositi e da nuovi comodati.
Per quanto riguarda i “big” delle nostre collezioni, il contenuto è lo stesso ma il racconto espositivo è diverso.
Nella Sala Dalpontiana, sull’onda dell’apprezzato allestimento della mostra temporanea “I Bassano. Storia di una famiglia di pittori”, niente più capolavori sovrapposti l’uno sull’altro e distanti dagli occhi dei visitatori.
Non c’è più solo Jacopo Bassano ad onorarne le pareti: ci sono anche tre dipinti del padre Francesco Bassano Il Vecchio, di cui uno realizzato in collaborazione con il figlio, per puntare i riflettori sulle origini artistiche della dinastia.
Altre opere di Jacopo - per una sorta di “caccia al tesoro” alla sua scoperta - sono adesso collocate nel rinnovato corridoio dei dipinti (il mini ritratto del Doge Sebastiano Venier) e, assieme a quelle dei suoi figli, nella seconda sala grande.
Quest’ultima è dominata dall’imponente (5,30 x 3,35 m.) olio su tela Rinvenimento del corpo di San Giovanni Damasceno di Leandro Bassano, trasferito finalmente dalla parete della scalinata d’ingresso alla Hall of Fame della Pinacoteca museale, dove fa tutto un altro effetto e cioè, per dirla in vernacolo locale, dove fa s’cioco.
Gioiello assoluto del Museo riallestito: la sala del mirabolante Crocifisso dipinto di Guariento di Arpo, arricchita dal prezioso crocifisso del Filarete, esposto in una teca in perfetto equilibrio prospettico con la Croce del Guariento sullo sfondo.
Non è stato toccato l’impianto originario della sala progettata dall’architetto Compostella: la sua nuova “lettura” - ulteriormente valorizzata da altre importanti opere come l’Episodio del martirio di Sant’Apollonia di Antonio Vivarini e Giovanni d’Alemagna o la Deposizione di Cristo dalla Croce del Perugino e bottega - gioca tutto sui nuovi colori alle pareti e sulle nuove luci.
Per la riallestita Sala Canoviana, come ho già anticipato, vedi mostra “Io, Canova. Genio Europeo”.
Altra novità, la nuova sala dedicata a “mostre dossier” sui capolavori dell’arte grafica - vanto del Museo di Bassano - solitamente non esposti al pubblico.
La prima mostra, già allestita, è “Sogni di luce e inchiostro. Il disegno veneziano da Tiepolo a Canova”.
Infine la sezione sulle opere dell’800 e ‘900, più lineare e meglio leggibile rispetto a prima.
Al termine del percorso, gli occhi del visitatore si incrociano con gli occhi sognanti e maliardi, con un rio di Venezia alle spalle, de La Straniera di Bortolo Sacchi.
Come direbbe Carlo Verdone: un Sacchi bello.

Nel prendere per prima la parola in questa giornata particolare per la riapertura del Nuovo Museo, il sindaco Elena Pavan dichiara: “Ora il Museo non è solamente più suggestivo, ma è il frutto di un lavoro importante dal punto di vista scientifico e strutturale.”
Il sindaco annuncia l’avvenuto acquisto del Ritratto di Uomo in Armi di Jacopo Bassano che “è esposto e resterà in questo allestimento per sempre.”
L’acquisizione è stata resa possibile per una parte della cifra di acquisto con i fondi del Comune attinti dall’incasso della mostra di Canova e per l’altra parte coi contributi Art Bonus delle aziende private del territorio: 176.150 euro di erogazioni liberali. I 150 euro, come rivelerà poi all’inaugurazione, sono stati donati da Federico, un ragazzo di Bolzano che ha voluto contribuire al raggiungimento del traguardo.
La Pavan quindi monta in sella e conferma anche l’avvio del progetto di ricomposizione del Cavallo Colossale in gesso di Antonio Canova, attualmente ridotto “in pezzi” nei depositi museali.
In futuro, lo scultoreo equino monumentale ricostruito sarà collocato all’ottagono d’ingresso della Pinacoteca, dove oggi, scaricando l’App ARtRestore messa a punto da UnoArte di Altavilla Vicentina e mirando con lo smartphone il punto al centro dell’ottagono, compare sul telefonino il Cavallo Colossale di Canova in dimensione reale, grazie alla realtà aumentata.

Ma questo è anche e soprattutto il giorno della consacrazione pubblica definitiva di Barbara Guidi, la direttrice caterpillar che assieme all’amministrazione comunale ha reso possibile tutto ciò.
Nell’occasione, l’assessore alla Cultura Giovannella Cabion ritorna a vestire la tuta del personaggio, da me creato, di AstroGiovannella: “Barbara Guidi è stata il nostro razzo per raggiungere quella Luna che vediamo in alto e che ci darà dei grandi risultati.”
“Per me è un’inaugurazione speciale - afferma in conferenza stampa la dottoressa Guidi -. Inauguriamo una mostra, ma anche il contenitore. Che è un grande Museo, uno scrigno di tesori che aveva bisogno di qualche azione perché questi tesori apparissero e scintillassero in tutta la loro bellezza.”
“È una piccola rivoluzione che è iniziata piano piano, con un grandissimo lavoro interno di “backstage” - continua la direttrice -. Il Museo è più nuovo, più accogliente, più bello, un luogo piacevole per godere dell’atto della conoscenza delle opere d’arte. Ed è un Museo più ricco, grazie all’acquisto del Ritratto di Uomo in Armi, uno dei sei ritratti conosciuti al mondo di Jacopo Bassano. E sarà ancora più ricco con la ricomposizione del grande Cavallo Colossale di Canova.”
Per la serie: siamo a cavallo.

L’uomo del giorno, il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, arriva prima della conferenza stampa fissata a mezzogiorno e ne approfitta per compiere un giro in anteprima tra le sale della rinnovata Pinacoteca, seguito dal consueto stuolo di accompagnatori istituzionali. Osserva con puntigliosa attenzione le opere esposte, per cogliere i dettagli di alcuni dipinti accende la sua torcia d’ordinanza, in sintonia con quella che è essenzialmente la sua competenza, al di là dei suoi plurimi incarichi: quella di studioso e di critico d’arte.
Come è noto, il sottosegretario arriva a Bassano nel bel mezzo della bufera mediatica e politica che lo riguarda a seguito degli articoli pubblicati da Il Fatto Quotidiano.
Tuttavia, nel corso del suo intervento in sala Chilesotti non ne fa alcun cenno diretto.
Replicherà solamente più tardi rispondendo al riguardo alle domande dei giornalisti, come dal mio articolo precedente “Sgarbi Quotidiani”.
Il suo discorso, come ho pure scritto nell’articolo precedente, non esce dai binari dell’intervento istituzionale, seppure espresso col suo consueto e inevitabile Sgarbi-style.
Quando parla dei contenuti artistici sa ovviamente il fatto suo ed è arditamente suggestivo il parallelo che traccia tra i dipinti di Jacopo Bassano e le fotografie di Dorothea Lange. Lui “pittore di campagna, con una pittura di popolo, il più bravo di tutti, che più di ogni altro dipinge sulla strada, i ragazzi di strada, i poveri, i disperati”. Gli stessi personaggi ritratti dall’obiettivo della Lange. “Sono gli stessi personaggi delle pastorali di Bassano. Lui e lei parlano con il popolo”.
Ma Sgarbi non sarebbe Sgarbi se non condisse le sue parole con una dose strong di peperoncino.
Il sottosegretario tira infatti le orecchie all’architetto Ravalli, scherzosamente ma non troppo, per la decisione di appendere il capolavoro settecentesco di Alessandro Magnasco Refettorio dei Frati Francescani Osservanti sul lato sinistro della parete dedicata e non al centro, affiancato da due ovali dipinti dallo stesso artista, definito da Sgarbi “lo spadaccino della pittura” per la sua pittura vibrante.
Cita la frase di Guido Piovene: “Ma preferisco a tutti i Da Ponte un Magnasco, il più bello che esiste, lugubre allucinato banchetto di frati nei saloni di un Escoriale.”
“Quel Refettorio è il quadro più bello che ci sia a Bassano. Adesso è spostato fuori asse. Io rimprovero Ravalli che lo induca a rimetterlo al centro.”
Questione, mai come in questo caso, di punto di vista.

Poi, dal taccuino degli appunti del vostro umile cronista, emergono le spumeggianti battute del sottosegretario nei confronti della direttrice Barbara Guidi, che conosce benissimo dagli anni di lavoro della Guidi a Ferrara come conservatore capo delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea del Comune.
“La Guidi è qui a Bassano per merito mio - è la dichiarazione-top del professore -. Perché voi dovete a me, per il mio temperamento poco affettuoso, il fatto che lei si sia trovata così male a Ferrara, che io le abbia reso la vita così impossibile. In quel momento le mie vittime erano le direttrici. Una è emigrata a Bologna e la Guidi a un certo punto ha fatto un concorso e siccome, come dicono i commissari, è stata la migliore all’evidenza, voi dovete a me che sia venuta qua.”
“Bassano è un posto meraviglioso, io sono stato felice a Bassano, ho avuto molte fidanzate, però sono sottosegretario e non dovrei dire queste cose - aggiunge ironicamente -. Ma uno che sta a Ferrara non può venire a Bassano, oggettivamente. Tanto è vero che il quadro che io accosto alla Guidi, che è anche qui in catalogo, è La straniera di Bortolo Sacchi. È il ritratto della Guidi bastonata da me. Però con l’obiettivo della sua meta, che è Venezia.”
Risate ed applausi TV.
Piccola nota a margine. Proprio all’inizio del suo intervento, Vittorio Sgarbi ricorda i precedenti direttori del Museo Civico di Bassano degli ultimi decenni, da lui conosciuti personalmente: “Licisco Magagnato, Ferdinando Rigon, Bruno Passamani, Paola Marini, Giuliana Ericani, Chiara Casarin.”
Nell’elenco citato dal critico d’arte ed esponente di governo manca il nome di Mario Guderzo, che ha diretto il Museo Civico di Bassano per ben otto anni, dal 1993 al 2001, dopo Paola Marini e prima di Giuliana Ericani, e che il sottosegretario conosce molto bene anche per i suoi trascorsi possagnesi.
Ma si tratta, ovviamente, di un lapsus sgarbiano.

Alle 18 arriva finalmente il momento fatidico dell’inaugurazione ufficiale del rinnovato Museo Civico e della correlata mostra fotografica di Dorothea Lange.
Sgarbi non c’è, è già partito per altri lidi. Ma ci sono tutti gli altri e soprattutto una chiesa di San Francesco, sede dei discorsi inaugurali, gremita in ogni ordine di posti.
L’arciprete abate Don Andrea Guglielmi ricorda come l’edificio dell’attuale Museo Civico sia stato “dal XIV secolo il Convento dei Frati Minori”. “È ancora oggi una casa di comunità - aggiunge - del patrimonio artistico, una riserva energetica e una bellezza generativa.”
Il sindaco Elena Pavan, che parlerà dell’acquisto del Ritratto di Uomo in Armi di Jacopo Bassano e del progetto di ricomposizione del Cavallo Colossale di Canova: “Inauguriamo oggi una serie di traguardi e una molteplicità di risultati.”
Una direttrice Barbara Guidi mai vista così raggiante e l’architetto Antonio Ravalli riprendono i concetti già espressi in conferenza stampa per spiegare l’impostazione del nuovo allestimento del Museo.
Intervengono anche il console generale aggiunto del Consolato Britannico a Milano Serena Corti, la vicepresidente della Provincia di Vicenza Maria Cristina Franco, il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti e il direttore di CAMERA Torino Walter Guadagnini per la mostra fotografica della Lange.
Ci si trasferisce quindi tutti al Museo Civico per il fatidico taglio del nastro, particolarmente affollato di sindaci del territorio e di autorità sparse.
Poi tutti su, nelle sale rinnovate della Pinacoteca, a scoprire e ad ammirare il nuovo allestimento del nostro Museo Civico, accompagnati dalla suadente colonna sonora live di un’arpa all’ottagono di ingresso e di un flauto nella sala del Crocifisso del Guariento.
È il momento in cui la città si riappropria ufficialmente del suo Museo.
Tra i numerosi convenuti all’inaugurazione ci sono anche le due Facebook Star di casa nostra nonché NSC (Nostri Signori dei Cantieri) Fulvio Bicego e Giuseppe Pippo Fraccaro: vuol dire che l’evento è veramente importante.

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