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Alessandro TichAlessandro Tich
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Politica

La Corona del consenso

Ecco perché Zaia e la Lega devono dire grazie al Coronavirus

Pubblicato il 28-02-2020
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Se Luca Zaia sarà rieletto presidente della Regione Veneto (dobbiamo dare per scontata la sua ricandidatura e mettere in preventivo un'ampia dose di consensi per la Lega e il centrodestra) dovrà andare a fare un pellegrinaggio di ringraziamento a Wuhan. Ovviamente potrà farlo solo quando l'emergenza internazionale del Coronavirus sarà definitivamente rientrata, ma un gesto di gratitudine alla comparsa del virus made in China, dal punto di vista della visibilità politica e soprattutto mediatica, da parte sua andrebbe fatto. In questa fase caotica e isterica di esplosione della psicosi virale nel Veneto, tutte le strade portano a lui. A Zaia, in qualità di governatore di una Regione “travolta” dal virus (per...l'esorbitante quantità di 98 casi positivi, dato aggiornato a questa mattina, su una popolazione di quasi 5 milioni di abitanti), spetta il compito istituzionale di presiedere e coordinare il piano degli interventi necessari a fronteggiare la minaccia dell'infezione. E in questo senso non sta facendo altro che il suo dovere. Ma non c'è dubbio che la gestione di quella che - con la complicità dei media - viene artatamente dipinta come una sorta di emergenza socio sanitaria del secolo si stia rivelando un formidabile assist per l'attrazione dei consensi in vista della vicinissima campagna elettorale per le elezioni regionali di maggio.

In questi giorni di caos mediatico e di quarantena sociale imposta dall'ordinanza del 23 febbraio del Ministero della Salute, emessa in accordo con lo stesso Zaia (“Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-2019”), l'iperattivismo del presidente del Veneto ha raggiunto vette che erano ancora inviolate. Siamo costantemente bombardati dalle iniziative del governatore sceso personalmente in trincea per combattere l'invisibile invasore. La metafora bellica non è esagerata. È stato lui stesso a dichiarare due giorni fa che “qui siamo in guerra, dobbiamo fermare il virus”.

Fonte immagine: quotidiano.net

Ogni giorno - da una decina di giorni - ricevo in redazione, assieme a tutte le testate venete e nazionali, mitragliate di comunicati sparati in sequenza dall'ufficio stampa della giunta regionale, e cioè di Zaia, i cui titoli per richiamare l'attenzione iniziano tutti con la stessa parola “Coronavirus”. Mose, Pedemontana e chi più ne ha più ne metta: tutto il resto non esiste più. Dei vari titoli di fonte regionale sullo stato di allarme per il Coronavirus ve ne cito soltanto qualcuno: “Attenzione al massimo in Veneto, pronti a misure drastiche se serviranno”. “In Veneto tende attrezzate all'esterno di alcuni ospedali. Servono per tamponi e altre attività”. “In corso in Veneto massicci acquisti di materiali sanitari”. “Ci saranno forse altre ordinanze, ma niente panico. Siamo in emergenza ma non serve il coprifuoco”. “In Veneto i Medici di Medicina Generale in prima linea. Fanno un lavoro prezioso, grazie a tutti loro”. “215 assunzioni immediate nella Sanità del Veneto. Siamo sul pezzo”. “Regione Veneto sta completando l'allestimento di 56 tende attrezzate in 26 ospedali”.“I competitors internazionali non ignorino che il virus non è arrivato in Veneto ma in Europa”.
Questa infine è di oggi: “Solo 116 i positivi su oltre 6 mila tamponi effettuati, sistema attrezzato a reggere il trend”. Sembra la sceneggiatura di Star Wars, ma è la comunicazione istituzionale della Regione Veneto. Altro che Amuchina: qui oramai siamo a corto di adrenalina.

Ma sempre oggi, egregi lettori, si è profilato un inatteso e improvviso cambio di scenario.
E dalla “guerra” nominata appena due giorni fa si stanno annunciando sentieri di pace.
“Oggi in Veneto - ha dichiarato Zaia in data odierna - abbiamo un incremento dei contagiati che è minimale, una decina di casi in più, di cui più della metà asintomatici e gli altri non sono gravi.” Per cui, per il governatore, “non c'è quindi questo picco esponenziale che giustifichi il mantenimento delle misure previste nell'ordinanza in vigore fino all'1° marzo”. E l'uomo onnipresente sui media si è spinto anche a dichiarare che quella del Coronavirus “è una pandemia mediatica che vive sui social”. Morale della favola: il virus arrivato dall'estremo est, a quanto pare, è stato contenuto. Non si ravvede la necessità di ulteriori provvedimenti emergenziali e non c'è più motivo di annunciare ai quattro venti che “siamo pronti a misure drastiche se serviranno”. Il Veneto ha alzato la barriera e il rischio di diffusione del virus ci ha sbattuto contro. Non passa lo straniero. Il rassicurante messaggio di oggi, affidato in consiglio regionale all'assessore veneto alla Sanità Manuela Lanzarin, è il seguente: “con tutte le cautele e gli accorgimenti del caso, si torna alla normalità”. Carramba che sorpresa. Se queste previsioni verranno confermate, per Zaia sarà il preludio del trionfo. Un successo clamoroso, agli occhi dei veneti, per una campagna elettorale da percorrere in discesa. Ecco perché Zaia e la Lega devono dire grazie al Coronavirus: per conquistare il voto degli elettori, dopo aver cavalcato politicamente l'emergenza, non servirà ricordare altro.

E i nostri sindaci-sceriffi della salute? Poverini, sono rimasti travolti da una questione enormemente più grande di loro. Costretti dall'ordinanza Ministero-Zaia, che scadrà domenica 1 marzo, a chiudere le scuole, annullare gli eventi, serrare le palestre, bloccare le attività sportive, sprangare i centri diurni, blindare i luoghi di ritrovo. Tra i primi cittadini, qualcuno però si è anche accorto che nei giorni di massimo Coronastress il fatto di essere “sul pezzo”, come ama dire Zaia, era un'occasione per fare bella figura facendo dimenticare tutto il resto. La città di Bassano del Grappa, da sabato scorso, è Coronadipendente.
Nulla viene comunicato dal primo cittadino nonché primo infermiere Elena Pavan e dalla sua amministrazione che non sia relativo alle misure preventive di contenimento del virus rivolte alla popolazione. Prima o poi questa cosa finirà - e le dichiarazioni di oggi del governatore del Veneto fanno intendere che ciò accadrà molto presto - ma finché la “guerra” al virus made in China non sarà ufficialmente dichiarata conclusa dal fronte politico, prima ancora che da quello sanitario, la priorità concessa alla politica del Pronto Soccorso proseguirà ad oltranza. Sulla pagina Facebook del Comune di Bassano del Grappa, degli ultimi 19 post pubblicati dall'amministrazione comunale dal 22 febbraio ad oggi, ben 16 sono dedicati agli aggiornamenti sulle “misure di prevenzione per il Coronavirus-COVID-19”, sulle ordinanze e disposizioni in merito, su manifestazioni annullate, sui bollettini sanitari dell'Ulss 7, su riunioni e vertici di emergenza.
A parte due post sui lavori del Ponte e uno sull'apertura dello sportello anti-crisi al Tribunale, non c'è assolutamente altro. Una comunicazione mono-tematica che, fino a nuovo ordine, continua a tenerci in stato di allerta anche se, come postato oggi, “ancora una volta la situazione sanitaria a Bassano si conferma sotto controllo”.
E poi qualcuno si sorprende se le prenotazioni alberghiere a Bassano hanno avuto dall'80% al 100% di disdette.

In conclusione, tutta questa enorme grancassa sul Coronavirus nel Veneto, che sta manifestando i primi segni di stanchezza, meriterebbe ulteriori approfondimenti di analisi e di critica. È di oggi l'affondo di Walter Ricciardi, membro del comitato esecutivo dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza, che ha duramente contestato la strategia della Regione Veneto per contenere il virus. Secondo Ricciardi la Regione “non è stata corretta” perché “ha derogato all'evidenza scientifica”, generando “confusione e allarme sociale”. Il noto igienista, sul Corriere, ha criticato in particolare la decisione di effettuare test del tampone “in modo indiscriminato” anche a soggetti asintomatici, violando le linee guida dell'OMS. Così facendo, “c'è un'ampia possibilità di sovrastimare la positività”. Luca Zaia oggi ha replicato che “da parte nostra non c'è stata alcuna sovrastima” e che “i dati sono stati tutti validati dall'OMS e dall'Iss”. Ricciardi non è l'unico a contestare le procedure di Zaia, eppure tutto ciò non sta incidendo minimamente sul sentiment popolare dell'elettorato veneto, obnubilato dall'efficientismo di quest'uomo in questa violenta tempesta sanitaria invernale.
Abbiamo un presidente della Regione che ci tutela e ci protegge, che è costantemente in prima linea sul fronte, condottiero della guerra-lampo dichiarata contro il grande nemico arrivato dalla Cina, che non si risparmia nel lanciare al contrattacco l'esercito della sua “Sanità di eccellenza” e che fa di tutto per comunicarlo ai media più volte al giorno.
Come non proclamare Zaia Santo Subito? Non resta che farci contagiare dall'epidemico virus del consenso e, senza più arraffare chili di pasta dagli scaffali dei supermercati, incoronarlo nuovamente governatore del Veneto.

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