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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Polemica e osei
Un'associazione animalista denuncia Carlo Cracco per aver cucinato carne di piccione in Tv. Insorge il portavoce dei Ristoratori De.Co. Roberto Astuni: “Il piccione cucinato nel Vicentino da centinaia di anni. Siamo pronti ad autodenunciarci”
Pubblicato il 28-02-2016
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Anche le Star non sono intoccabili. Ne sa qualcosa Carlo Cracco, super chef stellato vicentino, nume tutelare e mediatico della cucina italiana.
Il quale - tra una patatina, una cucina Scavolini e un verdetto da giudice a Masterchef Italia - ha avuto l'ardore di cucinare in Tv, nella puntata del 14 gennaio del celebrato talent show di Sky, un piatto a base di piccione.
Non l'avesse mai fatto: il presidente dell'Aidaa - Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente Lorenzo Croce ha inoltrato oggi alla Procura della Repubblica di Milano una denuncia all'indirizzo di Cracco, colpevole per l'associazione animalista di aver cucinato “un animale protetto dalla legge”.
Carlo Cracco e Roberto Astuni in una foto sorridente. Oggi Astuni, per la denuncia allo chef-star vicentino, non ha motivo di ridere
“Nessuno discute che Carlo Cracco sia un grande chef - dichiara Croce in un comunicato pubblicato in data odierna sul sito internet dell'associazione aidaa-animaliambiente.blogspot.it -, ma il fatto che vada in Tv a presentare un piatto a base di carne di piccione, che è un animale protetto dalla legge nazionale ed europea, rappresenta un reato penalmente rilevante che non potevamo far finta di non vedere. Per questo motivo proprio oggi ho firmato ed inviato la denuncia contro il signor Carlo Cracco alla Procura di Milano per violazione della legge nazionale di tutela della fauna selvatica e della direttiva europea 147/2009.”
La legge in questione, citata dal presidente Croce, è la n. 968/72 che - secondo quanto afferma la denuncia - “prevede la tutela dei piccioni che non possono essere né catturati, né avvelenati, né sterminati, né tantomeno uccisi o allevati a scopo culinario essendo fauna protetta dalla legge”.
E anche l'Unione Europea, a quanto pare, condannerebbe il tiro al piccione, anche eventualmente a colpi di pentola.
“Il piccione selvaggio (Columba livia) - è un altro passo della denuncia - è una specie autoctona soggetta alla tutela prevista dalla Direttiva Uccelli 2009/147/CE. Già da lungo tempo, esemplari addomesticati fuggiti dalle colombaie di allevamento si sono inselvatichiti incrociandosi con popolazioni selvatiche. Questa è la risposta del Commissario UE all'Ambiente Janez Potočnik all'interrogazione presentata da Andrea Zanoni, eurodeputato ALDE e vice Presidente dell'Integruppo per il Benessere e la Conservazione degli Animali al Parlamento europeo (...).”
Il sito pubblica anche copia della denuncia penale, la ricevuta dell'anticipazione via fax della denuncia stessa alla Procura di Milano e il link da Youtube del “video incriminato”, trasmesso anche ai magistrati inquirenti.
Ma l'accusa dell'Aidaa va ben oltre: “In merito al filmato - si legge infatti nel testo della denuncia - inoltre intendo denunciare il signor Carlo Cracco per istigazione a delinquere, avendo lo stesso con la diffusione di tale filmato criminoso istigato altri cittadini a compiere tali crimini in violazione delle normative europee e nazionali a tutela della fauna selvatica.”
E mentre la notizia - vista la celebrità del denunciato - sta facendo in queste ore il giro del web, tra testate online e canali social, insorge il portavoce della Magnifica Confraternita dei Ristoratori De.Co. Roberto Astuni, amico personale di Cracco, che dal suo quartier generale di Bassano del Grappa si dichiara “arrabbiatissimo” per quanto accaduto.
“Leggo su internet con stupore ed incredulità - afferma un comunicato trasmesso da Astuni in redazione - che l’Associazione Italiana Difesa Animali ha denunciato Carlo Cracco per aver cucinato un piatto a base di piccione in Tv, commettendo un reato penale. La voglia di protagonismo oggi è alle stelle e credo che il presidente di questa associazione di voglia ne abbia tanta.”
“Se così fosse - prosegue Astuni - centinaia di ristoranti in Veneto andrebbero denunciati per cucinare il prelibato volatile che, nel Vicentino, ha addirittura una valenza storica che parte dal Medioevo. Non solo, nel 2014 presso il Comune di Breganze, è stato presentato ufficialmente alla stampa e al pubblico la nuova De.Co. di Breganze: il Torresano di Breganze. Il Comune, infatti, ha adottato la denominazione comunale, approvando il disciplinare di produzione dello storico piatto “I toresàni allo spiedo De.Co.”, cucinato da queste parti da centinaia di anni. Sono utilizzati, per questo piatto, i colombi “a mezza piuma” che non hanno ancora spiccato il volo, tra i 25 e i 30 giorni, dalle carni più tenere.”
“Nel 2015 - si legge ancora nella nota del referente della Magnifica Confraternita - il Comune di Guidizzolo (MN) presenta la quaglia De.Co, (arrosto) mentre a Levà (VI) tutti gli anni si tiene la Sagra con spiedo regale di quaglie De.Co. Senza contare che su Internet nei siti italiani di cucina si trovano migliaia di ricette a base di piccione. Dunque piatti storici, che contribuiscono all’economia turistica di un territorio all’improvviso vengono messi al bando facendoli diventare addirittura un reato penale?”
“I ristoratori della Magnifica Confraternita dei Ristoratori De.Co., che rappresento - incalza Astuni -, da sempre promuovono, tutelano le De.Co. e le tradizioni vicentine. E oltre che essere solidali con lo Chef Carlo Cracco, sono pronti ad autodenunciarsi alla Procura se qualche magistrato prendesse davvero in considerazione la folle accusa dell’Associazione Difesa Animali."
"Ed esortiamo - aggiunge - anche le altre associazioni (spiedi di uccelli, quaglie ecc.) a fare altrettanto.”
“La normativa europea a cui fa riferimento la denuncia - conclude l'imprenditore bassanese del settore alberghiero e della ristorazione - non parla espressamente di piccioni, ma credo che l’Europa non tuteli le tipicità locali, facendo così proliferare cucine etniche di tutti i tipi senza controlli, anziché deliberare leggi atte a tutelare il nostro patrimonio enogastronomico (qualità certa!), salvaguardando così migliaia di posti di lavoro che la ristorazione classica sta perdendo.”
Eccovi quindi servita, calda calda, la nuova specialità della cucina veneta: Polemica e osei.
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