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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Non è una città per giovani

Lettera al direttore di un nostro lettore 23enne sulla città di Bassano vista con gli occhi della sua età. “I giovani tribù aliena di cui si sa ben poco, ma i giovani di Bassano rappresentano un potenziale illimitato inespresso”

Pubblicato il 23-08-2023
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Ci sono lettere e lettere.
Questa è molto particolare e la sua genesi va raccontata.
Il mittente della lettera al direttore che pubblicherò di seguito è un giovane, 23enne, di Bassano del Grappa. Me l’aveva scritta e inviata alla mail della redazione ancora lo scorso 21 luglio ma quella volta - e ne chiedo venia - me l’ero persa. Non domo, il nostro giovane lettore me l’ha trasmessa nuovamente in questi giorni e finalmente mi ha beccato.

Foto Alessandro Tich

Lo spunto di quello che, come vedrete, è un lungo, profondo e articolato intervento è una mia intervista pubblicata su Bassanonet il 15 giugno per la rubrica “G8 - Interviste in enoteca”. L’intervistato era Roberto Volpe, bassanese, presidente di U.R.I.P.A., Unione Regionale Istituti per Anziani.
Nel corso dell’intervista Volpe aveva dichiarato - tra le tante altre cose - che “questo Paese, nel PNRR, ha messo 4 miliardi per l’assistenza domiciliare e non ha messo un centesimo per le strutture per anziani” e che “all’impatto con i boomers che diventeranno anziani non siamo assolutamente preparati”. “Io sono ammirato dal fatto che in questo Paese siano stati messi 4 miliardi per gli asili nido - aveva ancora affermato Roberto Volpe -. Ma di strutture per gli anziani nel PNRR non se ne parla.”
Asili nido da una parte, strutture per anziani dall’altra. L’Alfa e l’Omega della nostra esistenza terrena. Ma proprio qui, per il nostro lettore 23enne, sta il punto: ci si dimentica di chi sta nel mezzo ed in particolare la fascia dei giovani dai 18 ai 30 anni.
Da qui la sua lunga lettera “Bassano e i giovani”, ricca di riflessioni e di spunti di riflessione, che pubblico volentieri di seguito.
Nota a margine: l’autore del testo, che ovviamente si è presentato a me con nome e cognome, per motivi personali mi ha chiesto nella mail di rimanere anonimo in caso di pubblicazione della lettera. Richiesta che io ovviamente rispetto e alla quale accondiscendo.
Capirà fra qualche anno, con l’esperienza di vita, la paterna osservazione di un “vecchio” giornalista: esprimere le proprie idee e poterle diffondere è un’opportunità preziosa, ma metterci anche la faccia non ha prezzo.

LETTERA AL DIRETTORE

Oggetto: BASSANO E I GIOVANI

Qualche riflessione sull’articolo intitolato “Anzianità di servizio" del 15 Giugno 2023, intervista a Roberto Volpe, presidente U.R.I.P.A. (Unione Regionale Istituti Per Anziani)


Gentile direttore Tich, mi permetto di proporle una mia breve riflessione, anche se dopo qualche tempo, rispetto a quanto espresso dal dottor Volpe nella sua intervista.

Non voglio assolutamente trascurare la lucida immagine che si è data della situazione dei nostri anziani, a livello nazionale ma anche locale, tuttavia vorrei proporre una aggiunta al discorso complessivo, proprio per non dimenticarci di nessuno.

Nel corso dell’intervista si precisa come le case di riposo o comunque la dimensione assistenziale dei più anziani venga sempre in secondo piano, forse mostrando le proprie criticità durante l’emergenza pandemica. Il tutto mentre gli asili nido ricevono fondi non indifferenti dal PNRR e si costruiscono giustissime campagne contro la denatalità. Pure dei boomers si ha avuto tempo di parlare, in una prospettiva che li vede, malauguratamente, come gli anziani di domani.

Di cosa ci si è dimenticati di parlare?

Se non per un brevissimo accenno, in cui si relegano le fasce più giovani alla pura realtà economica e lavorativa all’interno delle strutture di assistenza, non si parla assolutamente di un’altra età che versa in uno stato di grave impotenza, se non di preoccupante cristallizzazione, in un presente che non da prospettive.

So benissimo che è la solita storiella: i poveri giovani, dai 18 ai 30 anni, che non si impegnano, che non hanno voglia di lavorare e che dovrebbero imputare solo a loro stessi la loro situazione di precarietà. I giovani, come tematiche da tirare fuori a mo' di spot solo quando conviene. I giovani, come trofeo o massa da utilizzare alla bell'e meglio a discrezione del momento. I giovani come tribù aliena di cui si sa ben poco, guardata ora con timore ora con fastidio.

I giovani sono molto di più.

E qui il dato di fatto:

Bassano, la nostra città, non è un paese per giovani.

Può essere un’affermazione quasi estrema ma la ritengo abbastanza realistica e credo la “questione giovanile” una sorta di chiave di volta, centrale riguardo parecchi temi di interesse per la nostra comunità.
La situazione per i giovani a Bassano oggi è carente per prospettive, iniziative, attività e programmazioni da parte dell’amministrazione, non totalmente colpa delle decisioni politiche dell’attuale governo cittadino ma per una situazione creatasi con le amministrazioni precedenti (il vecchio cliché), un clima in cui chi una volta aveva la responsabilità delle politiche giovanili ha attuato negli anni un’azione di accentramento delle prerogative e delle iniziative rivolte alle nuove generazioni.
Credo evidente come queste azioni siano state agevolate da una situazione politica connivente, persino contenta di sfruttare una certa organizzazione per favorire anche il beneficio di pochi interessati.
Nel bene e nel male le politiche giovanili di Bassano del Grappa sono condizionate da anni, già da prima dell’amministrazione Pavan, da un sistema lento e autosufficiente, un sistema che non viene aggiornato se non nella misura in cui le realtà coinvolte non ne trovino un guadagno.
Realtà che vedono nei giovani fonti di guadagno, niente di più che semplici clienti.
Chi ha uno sguardo allenato può trovare come certe azioni delle politiche giovanili siano mosse più dall’inerzia che dalla volontà di fare qualcosa di efficiente ed efficace per le nuove generazioni della nostra città.

C’è chi può dire che invece in questi anni molto si è fatto: progetti europei, iniziative culturali, progetti di tipo informativo e di cittadinanza attiva, talvolta legati alla realtà del servizio civile ovvero a iniziative sporadiche e mai continuative.
Sono esempi virtuosi di come la nostra città può eccellere e portare alla luce qualcosa di nuovo, ma sono esempi che nascono e muoiono velocemente non trovando terreno fertile dove poter crescere e sviluppare.
Credo che un’azione importante verso i giovani del nostro territorio, un’azione contro questo sistema auto-nocivo, possa essere una vera grande opera che questa amministrazione può lasciare al futuro di Bassano.

Come già detto il tema dei giovani si inserisce appieno nelle diverse discussioni di dominio pubblico: dall’ambiente al futuro delle nostre scuole, dal calo demografico al ruolo centrale di Bassano per la cultura e la programmazione territoriale.

Solo uno sguardo attento per le nuove generazioni fornisce risposte interessanti sulla pianificazione di una Bassano futura, risposte complesse ma necessarie.

Prima di tutto bisognerebbe restaurare il legame tra i giovani e la partecipazione al bene comune.
Iniziative come la Consulta dei giovani, non più ripartita dopo il Covid, potrebbero essere buoni punti di partenza per ricostruire un dialogo tra le giovani generazioni e chi sta nelle stanze dei bottoni.
Istituire dei momenti di scambio, confronto e partecipazione delle nuove generazioni nella vita della città, momenti di ascolto e condivisione sulle necessità e proposte dei più giovani. Formare dei tavoli di lavoro dove i giovani possano proporre azioni e iniziative, legate veramente ai bisogni reali. Creare un “Osservatorio” delle politiche giovanili a livello territoriale per creare relazioni e progetti extra-comunali, per analizzare e rimanere in contatto con i giovani del nostro territorio.

Ripeto, i progetti “spot” senza prospettiva non bastano più.
Abbiamo visto in questi anni, finalmente, un fiorire di progetti legati alle proposte dell’Unione Europea, progetti di mobilità e di impegno attivo all’estero, cerchiamo ora di riportare l’attenzione a casa nostra.
Favorire una politica abitativa a favore dei giovani e delle giovani famiglie, proponendo una visione della città che promuova la natalità e la possibilità di un futuro sicuro per le coppie.
Proporre dei percorsi di avvicinamento al mondo del lavoro, in collaborazione con Università, ITS e aziende del territorio, permettere di impegnarsi attivamente magari riscoprendo e andando a rinforzare quegli impieghi che faticano a trovare un ricambio generazionale.

Un ricambio generazionale che deve avvenire anche in politica.
Si ha paura dei giovani, utilizzati solamente in sede di voto per raccattare qualche preferenza in più. Si ha paura dei giovani tanto dal ridursi a parlare bene e razzolare male: grandi discorsi che vorrebbero i giovani vivi partecipanti del bene comune ma poi declassati a puri spettatori perché considerati incapaci di scelte giuste o condannati per la poca esperienza e la facile fallibilità. Anche questo è un campo in cui i giovani dovrebbero avere il diritto di potersi esprimere, in modo efficace, anche prendendo in considerazione che nessun percorso è esente da qualche errore e scivolata accidentale. Questa è la vita (ma un giovane che vuole saperne).

Sono pienamente cosciente di parlare da inesperto, un ragazzo che deve ancora fare esperienza di tante cose e che conosce parzialmente tutte le realtà complesse della nostra città.
Chiedo “solamente” una presa di coscienza importante, prendere in mano tanti progetti e attività che negli anni sono stati proposti e spenti sul nascere, oppure ridare vita ad iniziative che nel tempo si sono arenate e diventate un mero strumento politico per una o per l'altra parte, sfruttando lo slancio giovanile per piantare bandierine e rivendicare posizioni.

Da parte nostra è dovuto un esame di coscienza , se stiamo facendo tutto il possibile per essere protagonisti della nostra vita o permettiamo che qualcun altro decida per noi e lasciamo che gli eventi ci scivolino addosso. Dobbiamo dimostrarci maturi di fronte ad un mondo che ci vuole troppo grandi per avere sogni e speranze ma troppo piccoli per prenderci sul serio, non dobbiamo pensare di volere tutto e subito o pretendere ciò che non ci spetta. Cerchiamo la coerenza, non cambiamo idea in base a quello che è conveniente, prendiamo una posizione, non facciamo la voce grossa se sappiamo di non doverla fare per poi correre ai ripari, ritrattando, con la coda tra le gambe.
Il recente episodio dell’Urban Center dovrebbe averci insegnato qualcosa...

Vediamo i più adulti come un punto di riferimento, guide e maestri. Facciamoci ispirare e accompagnare, se crediamo che relazioni di questo tipo ci facciano fiorire e fruttare. Dall’altra parte non permettiamo che il pensiero del “si è sempre fatto così” ci limiti e ci ingabbi in un ritornello che rende tutto grigio e monotono.

I giovani di Bassano rappresentano un potenziale illimitato inespresso , abbiamo voglia di fare e di creare qualcosa di bello, di impegnarci e metterci al servizio.
Abitiamo in un territorio stupendo e culla di genialità e enormi opportunità.
Sentiamo ogni giorno di giovani menti e artisti nati in città che eccellono in più campi.
Credo che noi giovani sentiamo il bisogno di trovare un territorio che vede in noi le nostre potenzialità, ci metta alla prova e faccia fruttare le nostre capacità. Abbiamo bisogno di una città che non ci chiami in causa solo quando conviene e quando è comodo: una città che non abbandona il suo futuro a un sistema antico e malfunzionante, creato da una certa politica che ha ormai da tempo il monopolio su tutte le iniziative che ci riguardano.
Come Bassano si trova in una posizione fortunata, così le sue giovani generazioni sono state fortunate e meritano tanto.

Non chiediamo l’impossibile.
Il cambiamento che chiedo, che chiediamo, non è rivoluzione, è trovare sempre modi nuovi per fare il bene.


Firmato,

un giovane bassanese

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