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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Special report

Attualità

Là dove c’era l’erba

Si profila una soluzione per la “ribellione” dei quartieri di Bassano che non hanno firmato la nuova convenzione col Comune per la gestione di parchi e verde pubblico. Incaricato un referente responsabile per tutti i quartieri in materia di sicurezza

Pubblicato il 04-04-2023
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Là dove c’era l’erba ora c’è inciviltà. E quel quartiere in mezzo al verde ormai dove sarà.
Non può che cominciare con un omaggio al grande Adriano questo articolo che vuole fare il punto sul caso dei quartieri di Bassano e della nuova convenzione col Comune per la gestione dei parchi e del verde pubblico nei rioni, rispedita al mittente a causa delle responsabilità civili e penali che vengono addossate ai consigli di quartiere stessi in caso di danni a terzi nel corso dell’attività volontaria di cura del verde.
Alla luce soprattutto dell’ultimo consiglio comunale, dove la questione è stata affrontata a seguito dell’interrogazione sul caso-quartieri presentata dalle minoranze in blocco più, come special guest, Impegno per Bassano.

Una panchina in Parco Borgo Zucco (foto Alessandro Tich)

Questo pomeriggio sono andato a farmi un giro nei quartieri cittadini. Non li ho visitati tutti e 22, il gasolio costa troppo. Ne ho scelto un “campione” un po’ in sinistra e un po’ in destra Brenta, per garantire la par condicio. San Vito, Quartiere Firenze, Borgo Zucco, San Fortunato, XXV Aprile, Rondò Brenta, Angarano.
L’ho fatto per dare un’occhiata alle condizioni dei parchi pubblici, parchi giochi e spazi di verde pubblico ubicati nei vari rioni, dopo lo “sciopero della firma” dei presidenti di quartiere e il conseguente stop ai lavori di cura del verde pubblico affidati ai volontari dei quartieri medesimi. Trovando ovunque la stessa scena.
Vale a dire - come vedete nella galleria fotografica pubblicata in calce - aree ad uso pubblico dove l’erba, progressivamente, sta dando spazio al verde incolto e alle erbacce.
Le perduranti condizioni meteorologiche con scarsità di pioggia hanno per il momento, e per così dire, contenuto il problema.
Nel senso che non siamo ancora fortunatamente ai parchi-giungla, invasi da un sottobosco incontrollato. Tuttavia la visione che attualmente ci regalano i giardini pubblici cittadini di aprile è già ben lontana dal concetto del cosiddetto decoro urbano.
Che urga una soluzione, come sollecitato dalle minoranze nell’ultimo consiglio comunale, è cosa buona e giusta e soprattutto ovvia. E la soluzione si è delineata proprio oggi.
Facciamo tuttavia due passi indietro per capire meglio di che cosa si tratta.

Passo indietro numero uno.
Perché i presidenti di quartiere non hanno voluto firmare la nuova convenzione col Comune, nonostante la norma sulla responsabilità verso terzi in caso di danni a persone o a cose fosse già contenuta nelle due precedenti convenzioni sottoscritte con l’amministrazione Poletto, di cui al mio cliccatissimo articolo “Amnesy International”?
“Il problema è quello della responsabilità penale, non tanto di quella civile - mi spiega il presidente di quartiere XXV Aprile Nicola Giangregorio -. Il consiglio di quartiere è un’associazione di volontari, le norme esistevano già ma noi eravamo un po’ ignoranti in materia e nessuno era ben cosciente delle conseguenze.”
“Il nuovo segretario comunale - continua Giangregorio - ci ha spiegato che chi va a fare il taglio dell’erba è un volontario e quindi non può beneficiare di rimborsi spese, come è stato sempre fatto. Poi ci ha detto che noi presidenti di quartiere siamo equiparati a datori di lavoro e quindi dobbiamo curare la formazione dei volontari, l’utilizzo dei Dpi, predisporre il piano dei rischi, far applicare le norme di sicurezza.”
“A questo punto - aggiunge il presidente di quartiere XXV Aprile - io e gli altri presidenti abbiamo alzato le mani perché in caso di ricorsi penali per norme di sicurezza non applicate non siamo disposti a rimetterci la casa.”
Passo indietro numero due.
Nell’ultimo consiglio comunale dello scorso 30 marzo il vicesindaco Andrea Zonta, rispondendo al consigliere di minoranza Angelo Vernillo che aveva presentato l’interrogazione, ha prospettato due soluzioni possibili al problema.
“Il caso penale non è coperto da nessuna convenzione col Comune, è un problema già noto alla Protezione Civile e agli Alpini - ha detto Zonta -. Sul piano della sicurezza, le soluzioni possono essere due. La prima è che il presidente di quartiere trovi una persona qualificata a cui delegare la responsabilità penale della gestione dei volontari. La seconda è realizzare un progetto sociale con una cooperativa di tipo B che prenda l’incarico della gestione del verde utilizzando i volontari del consiglio di quartiere, in una modalità simile al rapporto di lavoro.” Detto, fatto.

Questo pomeriggio, quando chiamo Nicola Giangregorio per farmi spiegare le cose che ho riportato sopra, in un primo momento non mi risponde. Poi mi richiama e mi dice: “Scusami, prima non potevo risponderti perché in quel momento ero in riunione col segretario comunale proprio per la questione della gestione del verde.”
Quando si dice avere...fortuna. Apprendo così la notizia del giorno, che rovescia totalmente il senso con cui avevo concepito questo articolo: il Comune di Bassano ha trovato la via d’uscita al problema della responsabilità dei quartieri e sta facendo un giro di incontri coi presidenti di quartiere per informarli al riguardo.
E la via d’uscita è la soluzione numero uno prospettata dal vicesindaco Zonta in consiglio comunale. “Il segretario comunale - mi riferisce Giangregorio, praticamente quasi in diretta - ci ha detto che è stata incaricata una persona che fa da referente per tutti i quartieri per la sicurezza del lavoro. Farà lui la formazione e il piano sicurezza, ci dirà le cose da fare e quali Dpi prendere. La responsabilità penale sarà quindi in carico a lui e questa cosa ci alleggerisce. Noi dovremo solamente dare delle indicazioni ai ragazzi.”
“Rimane in piedi il discorso del rimborso spese ai volontari, che non si può dare - continua il presidente di XXV aprile -. Quando tagli 30mila metri quadri di erba, è difficile non riconoscere al volontario almeno un minimo di rimborso. Per quanto mi riguarda, io farò un passaggio con i miei e chiederò loro se sono disponibili ad accettare magari una cena offerta al posto del rimborso spese, anche se non è la stessa cosa.”
Formazione dei volontari, redazione del piano di sicurezza per ciascun quartiere, eccetera.
A questo punto, visto che l’erba cresce indipendentemente dal fatto che il cavallo campi, rimane aperto il problema delle tempistiche della ripresa dei lavori di cura del verde nelle aree pubbliche dei quartieri per evitare di ritrovarsi prima dell’estate con i parchi-giungla.
“L’intenzione del Comune è quella di fare tutto in maniera molto veloce, anche se è ovvio che non sarà così - ammette Giangregorio -. Ma si sta già lavorando in tal senso.”

Dunque prima o poi - auspicabilmente più prima, che poi - i consigli di quartiere ritorneranno ad occuparsi dei loro parchi, contando sull’apporto totalmente volontaristico, e cioè senza rimborsi spese, dei loro incaricati.
E i quartieri confinanti potranno nuovamente verificare la validità dell’antico detto secondo il quale l’erba del vicino è sempre più verde.

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