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Quando una serie è più efficace della realtà
Domenica si vota per i cinque quesiti referendari in tema di giustizia. Un argomento ostico, sicuramente non semplice per chi non si occupa di diritto, provate a leggervi con calma alla fine dell’articolo i temi che troverete sulla scheda.
La Camera penale vicentina, presieduta dall’avvocato bassanese Dario Lunardon, da tempo ha inequivocabilmente espresso da che parte si colloca nel voto referendario.
Nell’ultimo comunicato inviato alla stampa ha motivato ampiamente l’appello al voto:

Referendum sulla giustizia del 12 giugno
«Questi referendum arrivano senza dubbio nel momento di maggiore crisi di fiducia nella giustizia che la storia repubblicana abbia sin qui registrato.
Dagli scandali delle nomine che hanno investito direttamente il Consiglio Superiore della Magistratura, alle sentenze di assoluzione che hanno smentito teoremi accusatori costruiti su mere ipotesi prive di adeguato riscontro probatorio, l’immagine che il Cittadino ha oggi della Giustizia è senz’altro diversa da quella che aveva trent’anni fa, quando riponeva nei Giudici (e, soprattutto, nei Pubblici Ministeri) una vera e propria speranza salvifica. Oggi, per la stragrande maggioranza della cittadinanza, la Giustizia non è più quel porto sicuro in cui cercare riparo, ma è divenuto invece un luogo incomprensibile da cui fuggire e restare distanti, regolato da meccanismi imperscrutabili. Per queste ragioni, andare a votare ai Referendum, e votare Sì, è e deve essere un modo per esprimere una spinta riformista e riformatrice, di cui la nostra Giustizia ha senza dubbio bisogno. Andare a votare ai Referendum, e votare Sì, è e deve essere un segnale lanciato alla Politica, per chiamarla alle proprie responsabilità».
Sono quesiti molto tecnici, come ricorda anche il presidente Lunardon, «c’è il rischio concreto di una bassa affluenza.
Purtroppo sono rimasti fuori due quesiti, droga e fine vita, che avrebbero sicuramente alzato l’asticella dell’attenzione dell’elettorato».
Anche perché la politica, ad esclusione di alcuni leader nazionali, è rimasta molto tiepida sulla battaglia referendaria. Non si crea consenso attraverso questioni così tecniche, anche se la giustizia rimane un argomento particolarmente impattante nella vita di tutti i cittadini.
«In realtà sono quesiti referendari portatori di una grande spinta riformatrice, non etichettabili politicamente.
Giorgio Gori, sindaco di Bergamo del Pd, Renzi e Calenda hanno preso posizione. PD e M5S sono molto allineati invece sulle posizioni dell’Anm».
Quale potrebbe essere il cavallo di battaglia mediatico per rendere più “noti” i quesiti?
«Direi quello sulla separazione delle carriere, anche se mediaticamente più che di un cavallo di battaglia al massimo si può parlare di un ronzino. Come Camere penali sosteniamo da sempre la separazione delle carriere, proprio perché renderebbe ancora più forte la figura del giudice giudice».
Diversa è la posizione rappresentata dal Partito Democratico, che ha lasciato alla base e alla dirigenza, soprattutto quella locale, libertà di scelta.
«La riforma Cartabia, in attesa di approvazione al Senato, interviene già su una parte importante dei questi referendari, rendendoli di fatto obsoleti. Rimango dubbioso sull’utilità di proporre dei referendum così tecnici e mi lascia ancora più dubbioso l’assenza di propaganda in questo rush finale da parte di chi li ha proposti, e parlo evidentemente la Lega.
Prima raccoglie le firme e poi sparisce. Personalmente voterò sì per il terzo e quarto quesito, su separazione delle carriere e giudizio dei magistrati. Per il primo e il secondo non ritirerò la scheda. Il quinto quesito è irrilevante, quello sul Csm, perché certamente la vittoria del Sì non porterebbe all’eliminazione delle correnti», commenta Luigi Tasca, segretario del Pd bassanese.
Referendum n. 1: scheda di colore rosso
Abrogazione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi.
Referendum n. 2: scheda di colore arancione
Limitazione delle misure cautelari: abrogazione dell'ultimo inciso dell'art. 274, comma 1, lettera c), codice di procedura penale, in materia di misure cautelari e, segnatamente, di esigenze cautelari, nel processo penale.
Referendum n. 3: scheda di colore giallo
Separazione delle funzioni dei magistrati. Abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa nella carriera dei magistrati.
Referendum n. 4 : scheda di colore grigio
Partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari. Abrogazione di norme in materia di composizione del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari e delle competenze dei membri laici che ne fanno parte.
Referendum n. 5: scheda di colore verde
Abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura.
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