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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Attualità

La Corazzata Mozzemkin

Considerazioni a ruota libera sul caso della bocciatura del programma del cineforum da parte dell’amministrazione comunale di Marostica, con conseguenti dimissioni per protesta del Comitato della Biblioteca Civica

Pubblicato il 01-08-2025
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Non so a voi, ma a me quello che è successo a Marostica ha fatto venire in mente l’episodio più iconico e più celebrato ancora oggi della saga cinematografica del ragionier Ugo Fantozzi: quello della Corazzata Potemkin.
La notizia è nota ed è stata riportata nel mio articolo precedente: la giunta comunale del sindaco Matteo Mozzo ha stroncato il programma del cineforum estivo organizzato dal Comitato della Biblioteca Civica “Pietro Ragazzoni”, deliberando di non dare corso all’iniziativa.
E il Comitato della Biblioteca Civica ha annunciato le dimissioni per protesta della maggioranza dei propri componenti, compresa la presidente Laura Dinale, a fronte di una decisione che è stata presa dall’amministrazione comunale “senza fornire alcuna motivazione chiara o fondata”.

Il sindaco di Marostica Matteo Mozzo (archivio Bassanonet)

La direttiva comunale di non approvazione della rassegna non spiega infatti formalmente il perché della bocciatura.
Ai componenti dimissionari dell’ormai ex Comitato della Biblioteca - come si legge nel loro comunicato stampa - è stato solo riferito ufficiosamente che i titoli proposti sarebbero stati “troppo politici e impegnati” e che “in questo periodo difficile c’è bisogno di leggerezza”.
In linea di principio, non si può certamente dire che la proposta dei quattro film presentata all’amministrazione comunale dal Comitato della Biblioteca per il cineforum di Marostica (tre “prime scelte” e un titolo in alternativa) non sia stata di qualità.
“Ida”, film drammatico del 2013 di Paweł Pawlikowski, ambientato nella Polonia comunista degli anni ‘60 (e già questo può essere stato un elemento discriminante), è la storia di una giovane che sta per prendere i voti ed incontra la sua unica parente sopravvissuta alla Seconda Guerra Mondiale che le svelerà un terribile segreto sul suo passato.
Incentrato su temi universali come la fede, l’identità e la memoria storica, “Ida” ha vinto nel 2015 il Premio Oscar per il miglior film straniero.
“No Other Land”, film documentario del 2024, scritto, prodotto, diretto e interpretato da un collettivo israelo-palesinese formato da Basel Adra, Yuval Abraham, Rachel Szor e Hamdan Ballal, racconta dal punto di vista umano la complessa realtà della Cisgiordania occupata, invitando a una riflessione sul significato di confine, giustizia e convivenza.
Premiato al Festival di Berlino nel 2024 come miglior documentario, ha vinto il Premio Oscar 2025 nella stessa categoria.
“In the Mood for Love”, film del 2000 di Wong Kar-wai, opera cult del cinema asiatico contemporaneo, esplora invece con intensità e poesia il desiderio, il tempo sospeso e la solitudine nella Hong Kong degli anni ’60.
In un sondaggio promosso nel 2016 dalla BBC tra 177 critici di 36 Paesi sul “più grande film del 21simo secolo”, tra quelli usciti in sala tra il 2000 e il 2015, si è classificato al secondo posto.
E il titolo in alternativa, possibile Piano B in sostituzione del celebrato ma controverso “No Other Land”?
È stato “La Notte”, del 1961, uno dei capolavori del cinema esistenziale, firmato da Michelangelo Antonioni.
Della serie: scusate se è poco.
Tra l’altro, “No Other Land” è stato inserito nel cartellone del Cinefestival di Operaestate a Bassano del Grappa.
Ma l’amministrazione di Nicola Finco, sindaco leghista come il suo collega Mozzo, non si è minimamente sognata di bannarlo dalla programmazione.
E ci mancherebbe altro, aggiungo io.
Morale della favola: il docufilm sui territori occupati in Cisgiordania è stato regolarmente proiettato sullo schermo del Giardino Parolini lo scorso 16 luglio.
E allora, Houston, a Marostica abbiamo un problema.

Per questo la decisione del sindaco Matteo Mozzo e della sua giunta mi ha ricordato la celeberrima scena fantozziana.
Quella con Fantozzi e tutti i suoi colleghi di lavoro, succubi del loro superiore cinefilo Guidobaldo Maria Riccardelli, che sono costretti a sorbirsi per l’ennesima volta la proiezione della Corazzata Potemkin, in sostituzione di un film cecoslovacco (ma coi sottotitoli in tedesco), mentre tutto il resto degli italiani si sta godendo a casa alla televisione la travolgente partita di calcio Italia - Inghilterra 20 a 0.
Poi la battuta che ha fatto entrare Fantozzi nella storia: “Per me…la Corazzata Potemkin…è una cagata pazzesca!” e i 92 minuti di applausi dei suoi colleghi, entusiasti e grati al ragioniere per aver espresso in un modo così efficace il loro stesso pensiero represso e condiviso.
Ecco: è come se, affermando che i titoli del programma del cineforum sarebbero stati “troppo politici e impegnati”, l’amministrazione di Marostica fosse entrata in modalità Corazzata Mozzemkin.
Dimostrando la propria repulsione per le opere cinematografiche di un certo peso, di un certo impegno e di un certo livello.
E colpisce soprattutto la motivazione ufficiosa della decisione della giunta comunale, riferita dal Comitato della Biblioteca Civica dimissionario, secondo la quale “in questo periodo difficile c’è bisogno di leggerezza”.
Ma allora, che cosa dovrebbe fare un cineforum, che - come dice il suo stesso nome che comprende il suffisso “forum” - è un’attività culturale che propone dei film che invitano a discutere e a riflettere, anche se non seguiti da un dibattito come nel film di Fantozzi?
Programmare in estate dei titoli più “leggeri” come quelli che il despota cinefilo Guidobaldo Maria Riccardelli, vittima della vendetta dei suoi sottoposti, è costretto a guardare a ripetizione legato ad una sedia e cioè “Giovannona coscialunga”, “L’esorciccio” e “La polizia s’incazza”?
No, non ci siamo.
Come tutte le cose, i film impegnati e le pellicole d’autore possono piacere o non piacere ma la cultura, di cui la settima arte ovvero il cinema è parte integrante, non può e non deve sottostare a logiche di schieramento politico e a censure che ricordano tempi molto bui della nostra storia nazionale del secolo passato.
Dopo il recente autogol del presunto arrivo dei migranti a Crosara, con l’“allarme” lanciato dal sindaco e poi fatto rientrare dallo stesso primo cittadino, questa nuova improvvisa performance dell’amministrazione Mozzo ha provocato un altro temporale estivo di cui non si sentiva la mancanza.
Va bene che il municipio di Marostica si trova in via Tempesta, ma non esageriamo.

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