Alessandro TichAlessandro Tich
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Attualità

Ciao, bambola

Ottocento bamboline nude gettate sul selciato di piazza Libertà. Da rivestire e da riporre in un luogo sicuro per ricuperarle a una vita dignitosa. Successo per la performance “TOYS? move on!” contro la schiavitù e lo sfruttamento delle donne

Pubblicato il 25-08-2012
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Le ottocento bamboline nude, tipo “Barbie”, fanno il loro ingresso in piazza Libertà portate a spalla in sacchi di cellophane dall'artista Anna Piratti e dalla coreografa Silvia Gribaudi, le due protagoniste dell'attesa performance.
I sacchi vengono gettati a terra con violenza e strappati: le bambole buttate alla rinfusa sul selciato. A qualcuna vengono staccate le braccia o le gambe, altre vengono imprigionate sui lati dei tombini. Ognuna di loro porta legato attorno al collo un codice a barre, segno di un universo femminile concepito come merce da vendere. Silvia Gribaudi si rotola per terra in mezzo a questo mare di bellezza di plastica - simbolo dello sfruttamento e della violenza sulle donne in ogni parte del globo - e ne riproduce le movenze, quasi a diventare un tutt'uno con le centinaia di giocattoli che rappresentano le vittime senza voce di un altrettanto sommerso mondo di aguzzini e sfruttatori, scagliate a terra senza dignità.
Ma dopo l'umiliazione, arriva la rinascita: Anna Piratti prende a caso una bambolina, le toglie via il codice a barre e con un panno bianco e un nastro rosso la riveste, poi la colloca alla base di un lampione, scelta come luogo di “rifugio” dai pericoli e dalle angherie.

Foto Alessandro Tich

Quindi porta in piazza alcune scatole. Dentro ci sono altri panni bianchi e altri nastri rossi. Al pubblico incuriosito che nel frattempo sta scattando un'infinità di foto vengono consegnati dei foglietti con il testo dell'articolo 4 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo (“Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma”) e con le istruzioni per l'uso, in italiano e in inglese.
C'è scritto “Entra in azione” e viene spiegato come: “Raccogli una bambolina. Liberala dal codice a barre. Vestila con un abito di fortuna: un panno bianco e un nastro rosso. Riponila a terra nel 'luogo sicuro' insieme alle altre. Se poi ci sono altre bamboline di cui ti vuoi occupare, sai come fare, coraggio!”.
E' qui che l'invisibile parete tra attori e pubblico si sgretola e scatta l'interazione: gli spettatori presenti e tanti altri passanti, compresi diversi turisti stranieri, scelgono e raccolgono la loro bambolina, la rivestono secondo il loro estro e la posano con cura in mezzo a tutte le altre, già messe al sicuro nella zona-rifugio e restituite definitivamente alla dignità di persona.
Missione compiuta per “TOYS? move on!”, il progetto di Piratti e Gribaudi che lancia un'intelligente provocazione contro gli abusi di qualsiasi natura nei confronti dell'altra metà del cielo e che Operaestate Festival ha inserito come special event all'interno del programma di B motion, che da ieri e fino al 1 settembre fa di Bassano del Grappa la capitale dei nuovi linguaggi delle arti performative.
Trasformata per un paio d'ore in un illusorio paese dei balocchi, la piazza risponde adeguatamente, e con notevole partecipazione, all'invito delle due artiste e gran parte delle bamboline senza speranza e senza veli, rivestite e coccolate dai loro salvatori, vengono idealmente restituite a una nuova vita.
E' un momento insolito e originale: impossibile non restarne coinvolti.
E alla fine, inevitabilmente, una bambolina la raccolgo e la rivesto anch'io. Non mi era mai capitato, ed è una sensazione strana. Sarà forse la suggestione, ma mentre stacco il codice a barre e quindi avvolgo il panno bianco e il nastro rosso attorno a quel corpo del reato preso su da terra, mi sovviene quel certo non so che che di solito si avverte quando si è coscienti di compiere una buona azione.
Quindi, come tutti gli altri, scelgo con cura il posto dove metterla seduta in mezzo alle sue sorelle, già ricuperate dall'abisso, e la poso giù con delicatezza.
Ciao, bambola.

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