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Rinascimento in bianco e nero

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Rinascimento in bianco e nero

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Genio sulla carta

Completata e presentata la digitalizzazione dell’immenso Fondo Manoscritti di Antonio Canova conservato alla Biblioteca Civica di Bassano. Ora tutto il materiale è online, liberamente consultabile da tutti

Pubblicato il 10-11-2021
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Rinascimento in bianco e nero

La calligrafia è un po’ come quella del medico quando ti scrive la ricetta delle medicine da prendere in farmacia. Non tutto è immediatamente comprensibile e molto è ancora da capire e da studiare.
Ma è una calligrafia eccellente: perché è quella di Antonio Canova.
A dire il vero non sempre si tratta di scritti di suo pugno: spesso e volentieri il sommo scultore neoclassico di Possagno dettava le sue lettere, i suoi appunti e le sue annotazioni al fratellastro Giovanni Battista Sartori Canova oppure all’abate Melchiorre Missirini che a Roma era diventato il suo uomo di fiducia e segretario. Poi l’autore della Ebe, delle Tre Grazie e di una messe di altri capolavori ci metteva la firma, garantendo così che quello messo nero su bianco era il suo pensiero.

Appunti del viaggio a Londra di mano del Canova (fonte immagine: archiviocanova.medialibrary.it)

Canova si definiva un “omo senza lettere” e cioè un artista totalmente concentrato sulle sue opere da modellare prima col gesso e poi nel marmo, non propenso a dedicare il suo prezioso tempo alla scrittura. Ma paradossalmente per tutta la sua gloriosa vita ha scritto tantissimo. Accumulando così un epistolario immenso, mano a mano che la sua fama cresceva e che le relazioni con amici, estimatori, collezionisti e conoscenti lo costrinsero a scrivere e a far scrivere, a ricevere, a leggere e a farsi leggere migliaia di missive sui più svariati argomenti: da quelli più strettamente legati agli affetti famigliari e all’attività professionale fino ai numerosi obblighi formali derivanti dai molteplici incarichi pubblici che l’artista ricoprì. Dimmi cosa scrivi, e ti dirò chi sei.

Insomma: Canova è stato anche un genio sulla carta. E una parte consistente delle sue testimonianze scritte appartiene alla città di Bassano del Grappa. Si tratta del Fondo Manoscritti di Antonio Canova, patrimonio della nostra Biblioteca Civica grazie al lascito ottocentesco di monsignor Sartori Canova, quello dei due Blues Brothers di Possagno che ha diffuso ai posteri l’eredità dell’opera artistica e delle documentazioni intellettuali dell’illustre fratello, dopo la morte di quest’ultimo nel 1822.
La notizia del giorno, già anticipata dalla recente conferenza stampa dedicata alla stagione artistica autunno-inverno del Museo Civico, è che l’intero Fondo di manoscritti canoviani è online, a libera disposizione di tutti: appassionati, curiosi e studiosi. L’inestimabile materiale cartaceo conservato nei depositi della Biblioteca è stato sottoposto a un intervento di digitalizzazione con tecnologie di avanguardia, acquisite grazie a un contributo di Fondazione Banca Popolare di Marostica Volksbank. Sono state riprodotte, in alta definizione e nella perfetta cromia originale, le oltre 40mila pagine dei 6658 diversi manoscritti della ricchissima raccolta: lettere innanzitutto, ma anche diari di viaggio, appunti, riconoscimenti e diplomi, nonché un prezziario delle opere e il quaderno su cui l’artista appuntò le sue lezioni di inglese per preparasi al viaggio in Inghilterra del 1815.
E ancora, fra le altre cose, testimonianze in prima persona degli incontri con le maggiori personalità del tempo, Napoleone Bonaparte in primis.
Un patrimonio sterminato che, digitalizzato, è stato raccolto e pubblicato per la libera consultazione sul sito archiviocanova.medialibrary.it.

L’avvenuta completa digitalizzazione del Fondo Canoviano della Biblioteca Civica di Bassano del Grappa viene presentata in un incontro pubblico nella sala Chilesotti del Museo Civico, introdotto dall’assessore alla Cultura Giovannella Cabion che rimarca come questo sia “un regalo che la città di Bassano fa al mondo”.
“Questo - afferma la direttrice del Museo Barbara Guidi, già proiettata verso il Bicentenario Canoviano dell’anno prossimo - è il primo atto di un percorso lungo ma che darà grandi soddisfazioni alla città di Bassano, debita anticipazione di una delle caratteristiche precipue di questo patrimonio bassanese.” E questo perché, come rivela la dottoressa Guidi, “è il primo passo verso la digitalizzazione del patrimonio intero”. “Il progetto - spiega infatti la direttrice - si allargherà in futuro anche ai disegni e al resto del patrimonio artistico canoviano di proprietà dei Musei Biblioteca Archivio di Bassano del Grappa. Il Fondo vanta infatti ben 1756 disegni custoditi nel Gabinetto delle stampe e dei disegni del Museo Civico. I Musei Civici conservano inoltre i celebri monocromi e una sessantina di sculture tra cui i preziosi bozzetti preparatori come quello per le Tre Grazie, celebri gessi quali la Venere Italica e Ebe o, ancora, la serie dei ritratti e delle “teste ideali”.”
Dunque in futuro la valorizzazione delle opere e delle memorie canoviane conservate a Bassano potrà contare sempre più sulla sua impronta digitale.

Tornando al Fondo Manoscritti, il direttore della Biblioteca Civica Stefano Pagliantini spiega “il lavoro molto complesso” che nel periodo di oltre un anno ha permesso di digitalizzare “la più importante raccolta al mondo di scritti e documenti legati all’artista”.
È stata svolta un’attività di studio e di analisi del Fondo e anche di studio comparativo delle procedure delle biblioteche italiane ed estere che hanno realizzato interventi analoghi. “Da questa mole di documenti - rimarca Pagliantini - emerge la personalità di Canova, uomo perfettamente conscio del proprio valore e giustamente dotato di autostima. Attento a non disperdere alcuna testimonianza della sua attività, in ciò aiutato dai segretari e dal fratello Canova Sartori che avevano, tra i molti altri, il compito di conservare e archiviare qualsiasi “creazione” del maestro o comunicazione a lui inviata.”
Una scelta che lo scultore fece propria sin da giovanissimo, ben prima della sua apoteosi, come è dimostrato dalla presenza nel Fondo del suo diario di viaggio in cui, appena ventiduenne, registra il viaggio che lo condusse da Venezia a Roma.
“Soprattutto a partire dal suo trasferimento a Roma - evidenzia il direttore della Biblioteca -, la corrispondenza diventa per lui indispensabile per intrattenere rapporti con i famigliari a Possagno, con gli amici bassanesi, tra i quali Tiberio Roberti, e con l’ambiente veneziano da cui si era staccato, ma con l’intenzione di tenere ben stretti i legami. A ciò si aggiungono i contatti epistolari con i committenti e con l’enorme numero di persone con cui l’artista venne in contatto: stranieri, l’ambiente ecclesiastico, l’ampio entourage della nobiltà italiana ed europea, scrittori, scienziati, militari, uomini di governo, principi, imperatori.” Una miriade di destinatari della sua attenzione: dai poveri di Possagno che gli scrivevano per chiedere aiuto, ottenendolo, fino a Napoleone, a cui Canova “concesse” l’onore della sua presenza incontrandolo due volte a Parigi, accolto con “familiarità” dal primo console della Repubblica francese e successivamente imperatore, nel 1802 e nel 1810. Chapeau.

Tutte queste memorie dell’“autobiografia a frammenti” del grande artista sono raccolte nel Fondo Manoscritti di Bassano e divulgate nel sito web archiviocanova.medialibrary.it.
Il sito - patrocinato dal Ministero della Cultura e dalla Regione Veneto e realizzato dai Musei Biblioteca Archivio di Bassano in collaborazione con il Comitato per l’Edizione nazionale degli scritti di Antonio Canova - è strutturato in varie sezioni, ciascuna delle quali è composta da diverse sottosezioni e approfondisce una specifica macro-tematica affrontata dalle Canova’s Papers: scritti di Antonio Canova, libriccino di appunti, quaderni di viaggio, esercizi di lingua inglese, documenti sul Tempio Canoviano di Possagno, memorie sul viaggio in Inghilterra, il libro dei conti, schizzi e disegni dell’artista nelle lettere, Canova e Napoleone, diplomi e altre attestazioni di merito.
Sono ovviamente pubblicate anche le relative schede esplicative oltre alle informazioni generali sul Fondo Antonio Canova della Biblioteca Civica, sull’articolazione del carteggio (con oltre un centinaio di link) e sul progetto di digitalizzazione, “metadatazione” e messa online dell’epistolario e degli scritti dell’artista.
Vi si può navigare liberamente, ma chi è interessato ad approfondire ulteriormente i contenuti per motivi di studio può registrarsi all’area riservata che consente, tra le altre cose, di “costruirsi” una propria galleria di immagini e di utilizzare uno spazio personale per scrivere appunti.
E certamente, applicandosi allo studio dei documenti stesi con calligrafia da ricetta medica dal grande scultore o dai suoi “scrivani”, non mancheranno nuove sorprese e nuove scoperte. Sono le tracce scritte della vita di questo “omo senza lettere” circondato dalle lettere.

Per venire a conoscenza del genio sulla carta del più grande e acclamato artista europeo del suo tempo, dunque, non c’è che l’imbarazzo della scelta.
In sala Chilesotti lo scrittore, storico dell’arte e giornalista Pierluigi Panza ne presenta e sintetizza alcuni aspetti significativi e anche curiosi: dagli scritti del giovane Canova a quelli che attestano la sua capacità di relazionarsi sin da subito con gli ambienti che contavano a Roma, dal suo viaggio a Napoli dove scrive di voler dare “dieci anni della sua vita” per saper scolpire come l’autore del “Cristo velato” e della “Pudicizia” Antonio Corradini fino alle registrazioni delle conversazioni a tu per tu con Napoleone. E ancora Canova e le donne; Canova e le “restituzioni” da lui favorite dei tesori d’arte italiani sottratti negli anni precedenti dai francesi, dopo la caduta di Bonaparte; Canova e le “cancellazioni” su alcune sculture realizzate per Napoleone e “riadattate” al clima della Restaurazione. Questo e tantissimo altro fa parte del racconto del Fondo Manoscritti di Antonio Canova, ora digitalizzato. Ce l’abbiamo noi, a casa nostra, a Bassano: e non serve l’UNESCO per dichiarare che è un patrimonio dell’umanità.

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