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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Attualità

Diamo a Cesare quel che è di Cesare

85 anni di attività di famiglia, di cui 43 da lui trascorsi nel negozio in via Roma. Cesare Silvello chiude la sua storica boutique di abbigliamento, gestita con la moglie. “Voglio poter ancora godere di qualche anno di tranquillità”

Pubblicato il 23-01-2020
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Elena Pavan

Impeccabile. Cesare Silvello, notissimo commerciante di abbigliamento di qualità di Bassano del Grappa, è come il suo negozio: sempre in stile. Lo incontro molto spesso perché è il dirimpettaio della redazione di Bassanonet e il più delle volte noto l'elegante accostamento della sua giacca e cravatta. Per la serie: diamo a Cesare quel che è di Cesare. Del resto, se per l'oste il suo vino è sempre il migliore, per il commerciante di vestiti la prima testimonianza di ciò che vende è quello che indossa lui stesso.
In quel negozio, al civico 6 di via Roma, Silvello è presente da 43 anni. Correva infatti l'anno 1977 quando qui ha iniziato l'attività, portando avanti la tradizione di famiglia.
La cui storia parte 85 anni fa, nel 1935, l'anno in cui i nonni Ines e Cesare iniziavano la bella avventura dei “Magazzini Manifatture e Confezioni Silvello” in via Matteotti (che allora si chiamava via Umberto I), subentrando all'antica ditta Camillo Bertancini.

Cesare Silvello (foto Alessandro Tich)

Nel dopoguerra l'impresa commerciale si trasferiva in via Roma 73, nella palazzina di famiglia dove Cesare “junior” è nato. Poi, nel 1955, i Silvello aprivano il loro secondo punto vendita nella sede di via Roma, dedicato all'abbigliamento per bambini.
Ma lo spirito di iniziativa delle genti venete non limitava quella seconda apertura al ruolo di traguardo definitivo dell'attività. Il papà di Cesare, Eros Silvello, apriva infatti a Fellette di Romano un'azienda di produzione di camicie, che poi venivano vendute nel negozio di Bassano. Infine nel 1977, chiusa la fabbrica, il giovane Cesare ha preso in mano il negozio di via Roma, trasformandolo in un punto di riferimento per il vestire di alta qualità per uomo e donna. La sua boutique è stata in tutti questi decenni un esempio di quello che deve essere un negozio del centro storico: un punto di incontro e di dialogo con la clientela, e quindi con la città, prima ancora che un luogo di acquisti. L'attività di Cesare è stata sempre portata avanti assieme alla moglie Valeria, con la collaborazione, fino a poco tempo fa, anche della cognata Lina. In più, gli impegni di Silvello hanno comportato anche degli incarichi di responsabilità nella Confcommercio di Bassano, ex Umce, di cui è stato vicepresidente mandamentale, oltre a ricoprire l'incarico di presidente della Cooperativa di Garanzia Brentafidi, sempre nell'alveo dell'Associazione Commercianti.
Una storia intensa ed appagante che adesso scrive la parola “fine”. Al termine di questo mese di gennaio, il negozio “Silvello Abbigliamento” di via Roma chiuderà infatti definitivamente i battenti. Lo avevamo già accennato in anteprima nel nostro articolo “La chiusura dell'anno”, dedicato alla chiusura dell'Enogastronomia Antonio Baggio, altrettanto storico negozio di via Roma che però riaprirà il mese prossimo in un altro punto del centro città. Diversamente da Silvello, che invece cala per sempre il sipario sulle sue raffinate vetrine. Da un mese circa, su quelle vetrine sono affisse le riproduzioni degli storici manifesti che comunicavano l'apertura, il 14 ottobre 1935, dei primi magazzini Silvello avviati dai nonni. In fondo ai manifesti, la scritta: “Dopo ottantacinque anni di gratificante lavoro, concludiamo felicemente la nostra attività”.

Dunque, Cesare Silvello, a cosa è dovuta la decisione di chiudere il negozio?
“È stata esclusivamente dovuta all'età. Il fatto che personalmente ho 74 anni e giudico di poter ancora godere di qualche anno di tranquillità, al di fuori degli impegni di lavoro che sono ultimamente molto pesanti. Col discorso che non abbiamo collaboratori esterni, in quanto gestiamo l'attività con l'aiuto di mia moglie e con la presenza ogni tanto anche di mia cognata, gestiamo personalmente il negozio e quindi, malgrado i sabati e le domeniche siano fruttuosi, arriva adesso il momento del riposo. L'unico momento fino ad oggi di riposo, che è il lunedì mattina, viene dedicato agli acquisti. Quindi, dopo oltre 40 anni di questo tipo di vita, abbiamo deciso di fermarci.”

Dal punto di vista degli impegni, gestire un negozio livello cosa significa?
“Significa che quando non sei qua, sei con la testa qua. I rappresentanti, una volta fino a dieci anni fa, venivano loro a mostrarti il loro campionario. Oggi i campionari sono diventati talmente ampi che devi andare tu in studio a seguire i discorsi. E quindi continui spostamenti, continue incombenze anche nei pochi momenti di tranquillità.”

Non è facile fare bilanci, ma come sono stati questi 43 anni di attività?
“Se parliamo di bilanci personali, sono stati più che soddisfacenti, in quanto l'attività ci ha consentito di conoscere e di essere conosciuti da un sacco di gente e di avere un rapporto con i nostri clienti che ancora adesso continua in maniera straordinaria. Infatti ho visto persino un paio di clienti che si sono messi veramente a piangere per il fatto che chiudiamo, in quanto non avevano più un punto di riferimento, oltre che per i loro acquisti, anche per un rapporto personale bello e ampio costruito negli anni. Ma le attestazioni di affetto, di riconoscenza e di stima nei nostri confronti sono arrivate anche da persone che non hanno mai acquistato da noi, ma che dicono “ogni volta che passavo, le vetrine più belle erano le vostre” e cose del genere. Da un punto di vista di bilanci finanziari, invece, sono stati positivi perché l'attività ci ha consentito di vivere molto bene, per tutti questi oltre 40 anni, non avendo spese di locazione perché l'immobile è di proprietà.”

In questi 40 anni e passa, come ha visto cambiare il centro storico di Bassano? Come frequentazione, come vita...
“Dire che è cambiato “in peggio” è restrittivo. Dire “peggio” è facile. Però il centro storico ha subito l'evoluzione che la gente ha subito. Cioè, non c'è più la voglia di crescere. La gente si adatta a quello che è e non cerca di crescere, non c'è più l'ambizione di dire “faccio qualcosa di più, mi presento meglio”. Ad esempio io non posso vedere gli uomini, anche durante il giorno, con la tuta da ginnastica e i mocassini, o le ciabatte infradito. Questo no.”

Ci vuole stile, insomma...
“Anche nel vivere.”

Il suo non è l'unico negozio che chiude in centro a Bassano. Come vede questo fenomeno di chiusura di negozi, sia storici che appartenenti alle catene in franchising?
“I negozi “impiantati” nascono per morire. Questo si sa e ci deve essere, non dico una cultura commerciale, però una voglia di fare commercio. E devi capire che nei primi sei mesi o nel primo anno di apertura farai fatica e devi sopportare anche queste fatiche. Non puoi avere la mentalità di dire: “a mezzogiorno chiudo e vado a casa, e alla sera chiudo di nuovo e basta”. No: devi continuare a fare fatica. I negozi storici invece non chiudono tutti. Baggio, ad esempio, si trasferisce. A parte il mio, i negozi “storici-storici” non chiudono.”

Quale sarà l'ultimo giorno di apertura del negozio Silvello?
“Ah, probabilmente alla fine del mese corrente.”

E allora, supponendo che l'ultimo giorno sarà il 31 gennaio, quale sarà la prima cosa che farà Cesare Silvello il 1 febbraio?
“Il 1 febbraio tornerò qui a smontare tutto. E poi, andando anche un po' avanti, andrò a cullarmi mio nipote che dovrebbe nascere per fine marzo.”

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