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Il mio nome è Franca
La meravigliosa ricerca dell'inutile. Piccolo viaggio nel cuore della Fiera Franca

Foto: Alessandro Tich
Sì, sì, d'accordo: a Padova hanno la Cappella degli Scrovegni, a Firenze hanno il Campanile del Duomo di Santa Maria del Fiore e ad Assisi hanno gli affreschi della Basilica Superiore di San Francesco. Ma noi a Bassano abbiamo il Giotto della Porchetta. Vuoi mettere? Sempre di Giotto si tratta, e scusate se è poco. Non c'è Fiera Franca senza la presenza tra le centinaia di bancarelle dell'artistico salumiere che arriva dalla Toscana e che gira tra le fiere d'Italia per dispensare rotonde fette del prelibato prodotto suino.
Come lui, sono diversi altri gli aficionados che non mancano mai all'appuntamento.
Come Prisco da Bergamo, che in piazza, e da sempre sullo stesso angolo, spiattella frittelle e ciambelle in quantità industriale rilasciando nell'atmosfera un ipnotizzante odore di fritto. Oppure Luciano, che davanti al monumento a Vittorio Emanuele II (quello dell'aquila) fa mangiare le specialità della sua piadineria romagnola che in buona parte corrispondono a quelli che dalle nostre parti si chiamano panini onti.
In quanto a magna & bevi, alla Fiera non c'è davvero che l'imbarazzo della scelta.
E se in questo ambito volete provare un'emozionante esperienza dantesca, c'è anche il girone degli assetati. È piazzetta Guadagnin, dove si trovano come tradizione gli stand delle due città gemellate con Bassano: la tedesca Mühlacker e la francese Voiron.
Ci vorrebbe il sommo Sergio Leone per riprendere quello che in piazzetta è un vero e proprio assalto alla diligenza, in particolare allo stand di Mühlacker con le sue bottiglie da mezzo litro (a 3 euro l'una) della birra Gründenbier di Pforzheim, che viene consumata a fiumi dalla bolgia di avventori. Volendo la libagione si può accompagnare con wurstel alla griglia con pane o con maultaschen (una sorta di ravioloni teutonici) in brodo, mentre i transalpini di Voiron solleticano il palato con formaggi, vino e marmellate.
Accidenti all'asse franco-tedesco.
Ma tutt'intorno è un continuo allettamento di sapori e di profumi, dai salumi di Norcia ai peperoni di Puglia fino ai chili e chili di nocciole pralinate che scoppiettano nei forni girevoli. E a più riprese, soprattutto, si presentano ai nostri occhi i due immancabili must della goloseria fieristica: le caramelle gommose e le incommensurabili pastine siciliane alla mandorla, entrambe opportunamente cariche di zuccheri, calorie e coloranti, tutte approvate dall'Associazione Medici Dentisti Italiani.
Cibarie e leccornie da tutta Italia a parte, addentrarsi nel labirinto delle bancarelle significa partecipare a un bagno di folla immersi tra capi di vestiario, oggettistica, ninnoli e accessori di ogni specie.
Ma la Fiera Franca, soprattutto - e guai se non fosse così -, è la grande vetrina della ricerca dell'inutile. Di una selva di cose, cioè, di cui a casa non hai assolutamente bisogno e che gli abili imbonitori che ti irretiscono incessantemente col microfono trasformano in articoli di vitale necessità. Ce n'è come sempre per tutti i prezzi e per tutti i gusti.
Qualche esempio? La turbo-scopa che “raccoglie tutto ciò che incontra al suo passaggio”. “A qualsiasi ora del giorno e della notte - assicura con la voce amplificata il venditore -, perché non avendo motore non fa rumore.” Grandioso.
E che dire del “Professional Chef” che “grattugia, taglia, affetta e sminuzza” e “sostituisce tutti gli utensili che avete in cucina”? Lasciate ogni posata, voi ch'entrate.
E ancora - citandoli in ordine sparso - la pietra bianca a triplice azione che sgrassa, pulisce e protegge tutte le superfici; la colla che non secca; il panno in carbonio che lava e asciuga contemporaneamente; il tappeto magico che trattiene lo sporco e assorbe i liquidi al 100%. La vera novità 2019 della Fiera bassanese è però la sciarpa calamita: formata da cordoncini di tessuto di vari colori, e adatta alle donne anche come fermacapelli, si chiude in un attimo con due calamitine che fanno da fermaglio. Clic, e diventi magnetico.
Ma di stranezze mirabolanti ce ne sono tante altre: a voi la gioia, se fate un salto domani qui alla Fiera Franca, di scoprirle.
In conclusione di questo articolo, devo tuttavia farvi una confessione.
Ebbene sì: come quasi ogni anno, anch'io ho fatto il mio acquisto inutile. Per la serie: predico bene e razzolo male. Ho comprato un guanto per animali domestici. Prezzo: 5 euro. Sulla scatola c'è scritto: “Ideale per cani e gatti anche a pelo lungo e riccio. Rimuove i peli morti con estrema semplicità”. Grazie alla superficie a spazzola in silicone, non solo si raggiungono i punti più nascosti del manto dell'amico a quattro zampe e si “riduce al minimo lo spargimento di peli intrappolandoli al suo interno”, ma rievoco anche all'animale “la sensazione di una affettuosa carezza”. Ehlamadonna.
Userò il guanto - sperando che funzioni come viene promesso sulla confezione - per la mia adorata cagnolina. E volendo potrà servire anche a me, per continuare a scrivere senza peli sulla lingua.
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