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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Attualità

Sancta Sanctorum

Ancora reazioni al nostro articolo sul “Giardino dell'Accoglienza” a San Donato. Questa volta interviene il presidente di Quartiere Angarano Gianni Castellan: “Articolo sensibile a chi vuole una Bassano più bella a fini commerciali"

Pubblicato il 24-04-2018
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L'ho già scritto nel precedente articolo dedicato a questo argomento e qui lo ripeto: scherza coi fanti, ma lascia stare i migranti. Ho infatti “osato” - a giudicare da alcune reazioni pervenute in redazione - trattare la notizia del “Giardino dell'Accoglienza” nel cortile della casa-canonica della chiesa di San Donato in quartiere Angarano in città, attualmente abitata da due rifugiati stranieri di protezione internazionale, in maniera non consona alle buone maniere solitamente richieste nell'affrontare tematiche riferite ai richiedenti asilo o ai profughi già riconosciuti. Siamo dunque alle solite: non è possibile affrontare una questione - in questo caso cittadina - collegata all'accoglienza e alla solidarietà rivolte all'“Altro da noi” in maniera disincantata, senza finire automaticamente in una delle due opposte categorie della rigida suddivisione tra “buonisti” e “cattivisti”.
E in questo caso, a quanto pare, sono stato cattivissimo.
Breve riassunto delle puntate precedenti (scusatemi, ma mi tocca farlo).

Un angolo del Giardino dell'Accoglienza a San Donato in quartiere Angarano (foto Alessandro Tich)

Lo scorso 7 aprile, nel mio articolo “Accolto dalla pianta”, ho riferito dell'iniziativa del Consiglio di Quartiere Angarano che in occasione della mostra-concorso dei “Giardini a Bassano” ha allestito - o per meglio dire riallestito - un giardino del tutto particolare, perché già esistente. Si tratta appunto dell'orto-giardino della canonica di San Donato, abitata dai due cittadini stranieri che erroneamente avevamo descritto come “richiedenti asilo” (come da dichiarazione del presidente del Consiglio di Quartiere Angarano Gianni Castellan) e che invece sono già rifugiati a tutti gli effetti dal loro Paese, con tutti i diritti garantiti dallo status di protezione internazionale. Il giardino risistemato dai volontari del quartiere non è temporaneo, come tutti gli altri in concorso, ma permanente.
E alla sua cura e manutenzione provvederanno ciclicamente altri tre migranti appartenenti al gruppo alloggiato in quartiere San Vito. Nell'articolo in questione ho semplicemente fatto il mio mestiere: ho segnalato la notizia e ho riferito che il Giardino dell'Accoglienza “sta facendo rumore” in città, per quella che appare come un'iniziativa senza dubbio adeguata al concetto della solidaritas cristiana, ma con un eccesso di attenzione che non sempre viene riservato, col medesimo trasporto, ai nostri connazionali e concittadini in difficoltà. Un “rumore” inevitabile, perché tocca un nervo scoperto come quello della compresenza e della gestione dei nuovi arrivati nella nostra comunità e anche perché, fortunatamente, siamo ancora in democrazia.
Ma si tratta, evidentemente, di una lettura “cattivista” dell'iniziativa in destra Brenta.
Al punto che - come già riferito nel mio secondo articolo “Scherza coi fanti” - è giunto in redazione dopo alcuni giorni un comunicato di replica nientemeno che della Caritas Diocesana Vicentina e della Caritas Vicariale di Bassano del Grappa.
Nella nota congiunta, le due Caritas - oltre a spiegare le motivazioni del progetto del giardino e a dare ulteriori precisazioni - affermano che a tale “bella esperienza” si è voluta dare, nel mio primo articolo, “una lettura negativa a tutti i costi, peraltro senza riscontro nella verità dei fatti.” Mi hanno quindi dato, di fatto, del bugiardo. Perché tale è colui il quale riferisce qualcosa “senza riscontro nella verità dei fatti”.
Spero venga almeno considerato come un peccato veniale.
Ora, in data odierna, si aggiunge un nuovo intervento di replica - ma anche di aggiornamento - al primo articolo. E a trasmetterlo, questa volta, è il presidente del Consiglio di Quartiere Angarano Gianni Castellan. Il quale, innanzitutto, ci dà una news. Nel suo quartiere sarà allestito un ulteriore giardino per la rassegna “Giardini a Bassano”, in accordo con la Pro Loco che organizza la manifestazione.
Oggi è arrivata dal Comune la relativa concessione all'occupazione del suolo pubblico, valida fino al 18 maggio, per un giardino da allestire davanti al civico 23 di via Angarano. Non vicino alla statua del “bacio dell'alpino”, come accadeva negli anni scorsi (è infatti ancora zona ad utilizzo del “cantiere” della Vardanega), ma comunque a poca distanza.
Il presidente Castellan, contattato al telefono, ci spiega che l'ulteriore allestimento creativo nella via principale del quartiere è stato proposto “dopo le lamentele di alcuni commercianti” che avrebbero sottolineato la mancanza di abbellimenti di giardinaggio ben visibili nel borgo, considerando anche il fatto che il “Giardino dell'Accoglienza” è seminascosto in una via secondaria.
“Noi - commenta Castellan nella mail con cui mi ha trasmesso il documento dell'autorizzazione comunale al giardino “aggiuntivo” - siamo sensibili sia per gli esiliati, sia per chi vuole una Bassano più bella legittimamente a fini commerciali.”
“A mio modestissimo parere - conclude il presidente del quartiere, riferendosi a questo secondo aspetto - vero motivo del tuo primo articolo.” Come dire: nel fare alcune osservazioni sul Sancta Sanctorum del Giardino dell'Accoglienza, avrei implicitamente sposato la causa di non meglio specificati operatori economici cittadini favorevoli alle iniziative per abbellire Bassano con l'obiettivo di attirare più visitatori e quindi legittimamente a scopo di lucro. Un esempio paradigmatico di fantasia al potere.
È la conferma - se mai ce ne fosse bisogno - che ciascun destinatario di una informazione o di una comunicazione molte volte non analizza totalmente il contenuto della lettura, ma vi legge solo quello che vuole leggere trasformando la ricezione del messaggio in un'interpretazione. E di fronte alle diverse e discutibili interpretazioni di quanto scritto lo scorso 7 aprile, non mi resta quindi che fare come Cincinnato: deporre le armi sull'argomento in questione e ritirarmi a coltivare il mio orticello. E magari qualcuno, nella prossima edizione di “Giardini a Bassano”, me lo metterà pure a posto.

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