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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Attualità

Mille di questi anni

Grazie agli Alpini, restituita all'antico splendore l'ultramillenaria chiesetta di San Bartolomeo a Pove del Grappa, affacciata sul Brenta. Collocate le copie degli antichi affreschi rimossi dopo l'alluvione del '66

Pubblicato il 23-04-2017
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Elena Pavan

Per gli affezionati ma anche per i visitatori di passaggio, la chiesetta di San Bartolomeo - ovvero “Bortolo” per gli amici - a Pove del Grappa è un “luogo del cuore”.
Che si sia credenti o meno, si tratta comunque di un'oasi di pace che rinfranca lo spirito. Merito della sua storia e del suo significato, ma anche di Madre Natura. La chiesetta è infatti affacciata sul Brenta e dalla sua terrazza si gode un panorama mozzafiato del fiume e del paesaggio circostante.
Ci si arriva, per chi proviene dalla Conca d'Oro, attraversando a piedi le pertinenze dell'Istituto Agrario Parolini, tra filari di ulivi e di colture didattiche e sperimentali della scuola. Ma è molto più facile accedervi, direttamente, dal sottostante Sentiero del Brenta. Che in questo tratto, a quanto pare, rimarrà tale se è vero che, come afferma il sindaco di Pove del Grappa Orio Mocellin, “la Ciclopista di qui non passerà, ma più a nord”.

Una delle copie degli affreschi ricollocate alla chiesetta di San Bartolomeo (foto Alessandro Tich)

È da più di mille anni che la chiesetta di San Bartolomeo svolge il suo benemerito ruolo di sentinella della fede, sul belvedere al confine tra Pove e Bassano.
Eretta sulla riva sinistra del fiume, appartiene al gruppo di chiese campestri che erano annesse agli ospizi dei pellegrini sul crocevia che univa la strada del Brenta a quella del Piave da e per la Germania.
Come ogni edificio plurisecolare che si rispetti, tuttavia, negli ultimi decenni ha risentito degli acciacchi provocati dagli eventi e dall'usura del tempo.
Compresa la grande alluvione del 1966, con l'acqua del Brenta arrivata a risalire la scarpata fino a raggiungere il sacro luogo, distruggendo l'originario prospetto romanico, ora ricostruito. Dopo quella epocale Brentana, gli affreschi alto-medievali della chiesetta furono rimossi dalle pareti e ricollocati al Museo Civico di Bassano del Grappa, dove sono tuttora conservati.
Ma ora è venuto il tempo di restituire San Bartolomeo al suo antico splendore e di renderlo nuovamente fruibile, soprattutto, alla comunità.
Da una sessantina d'anni, a seguito di un lascito dell'ultimo proprietario privato, la chiesetta è di proprietà della Fondazione Pirani-Cremona di Bassano del Grappa.
E proprio grazie alla Fondazione bassanese, a un gruppo di Club Service e di sponsor che hanno finanziato il progetto e agli Alpini della Sezione ANA Montegrappa che hanno materialmente operato allo scopo, da oggi - e dopo due anni di lavori - il piccolo gioiello affacciato sul fiume è finalmente risistemato.
Dopo aver ripristinato e messo in sicurezza l'area esterna, le penne nere - coordinate dal vero deus ex machina dell'operazione Lucio Gambaretto, ex sindaco di Bassano e direttore generale della Sezione alpina - hanno proceduto, sotto la guida della Soprintendenza alle Belle Arti, alla ricollocazione delle copie a grandezza naturale, e sul sito originale, degli antichi affreschi rimossi 51 anni fa. Si tratta di fotografie ad altissima risoluzione, su pannelli, che riproducono l'effetto degli affreschi originali alla perfezione.
E ora che il lavoro è compiuto, la Fondazione Pirani-Cremona riaprirà la chiesetta, durante la bella stagione, nei fine settimana.
La cerimonia di inaugurazione del San Bartolomeo “restituito”, con tanto di funzione religiosa, vede la partecipazione di un numeroso pubblico, che lo spazio riaperto trattiene a stento. È necessario collocare delle sedie tutto intorno alla chiesetta, sul piazzale, per consentire a tutti di presenziare al momento. La Messa, accompagnata dai canti del coro Edelweiss della Sezione ANA Montegrappa, viene concelebrata dai parroci bassanesi di Santa Maria in Colle e di San Vito e dal parroco di Pove del Grappa, nel segno di un'“unità” territoriale, rappresentata da questo luogo, che va ben oltre l'aspetto pastorale.
“La Fondazione Pirani-Cremona - dichiara la presidente Maria Paola Gallo nell'aprire i discorsi dopo la funzione religiosa - non è solo una Fondazione con uno scopo prettamente sociale, ma è anche custode di beni importanti che appartengono a tutti.”
“La collaborazione con gli Alpini - continua la presidente della Fondazione - si inquadra nella possibilità di rimettere in gioco questo luogo dal punto di vista turistico, con percorsi dedicati e volontari, per renderlo visitabile, intanto, il sabato e la domenica mattina nel periodo estivo.”
Intervengono nell'occasione anche la senatrice Rosanna Filippin, la direttrice del Museo Civico di Bassano Chiara Casarin, i sindaci di Pove e di Bassano Orio Mocellin e Riccardo Poletto e il presidente della Sezione ANA Montegrappa Giuseppe Rugolo. Quest'ultimo, in particolare, sfodera un intervento da antologia.
Nel ricordare che “qui gli Alpini ci hanno messo il cuore e le mani” per fare della chiesetta “un luogo della memoria e della solidarietà”, Rugolo si toglie un sasso dal cappello d'Alpino affermando come le penne nere “saranno sempre disponibili e risponderanno sempre con spirito disinteressato”. Non una caratteristica molto gradita in Italia da momento che, come svela il presidente dell'ANA Montegrappa, “la colonna alpina scesa in Centro Italia per aiutare le popolazioni terremotate è stata bloccata, perché altre organizzazioni dovevano avere visibilità”.
Non solo “restituzioni”, dunque, ma anche “rivelazioni”. San Bartolomeo ascolta e tace.
In oltre mille anni di storia, tra guerre, pellegrinaggi e carestie, chissà quante ne avrà sentite.

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